Coronavirus, i numeri "premiano" la Sicilia: è la regione con indice di contagio più basso
L’indice Rt, che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva, nell'Isola è pari a 0,34. Il valore più piccolo tra tutte le regioni italiane. Lo certifica uno studio portato avanti dall'Istituto superiore di sanità e dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento
In Sicilia il Coronavirus ha avuto vita più difficile rispetto alle altre regioni, si è propagato in modo inferiore rispetto al resto dello Stivale. A certificarlo è uno studio portato avanti dall'Istituto superiore di sanità e dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento e reso noto nei giorni scorsi. L’indice Rt, che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva, in Sicilia è pari a 0,34. Il valore più basso tra tutte le regioni. (Quanto maggiore è il valore, tanto più elevato è il rischio di diffusione dell’epidemia ndr)
"L’indice Rt - spiegano gli esperti - rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento dell’epidemia stessa". Anche se Rt è solo uno degli indicatori che servono a definire i provvedimenti da adottare nella fase 2, rappresenta uno strumento importante per monitorare le misure di controllo nel tempo e la loro efficacia. Il lockdown ha portato nel corso delle setttimane a un abbassamento del potenziale di trasmissibilità perchè si è sostanzialmente impedito al Covid-19 di circolare. L'alleggerimento delle misure, è stato più volte ribadito, sarebbe stato impensabile con un Rt intorno a 2.
La Sicilia quindi si avvicina alla "fase due" forte di dati incoraggianti. Il basso indice di trasmissibilità si unisce a numeri positivi anche nel rapporto guariti-malati. Ieri per la prima volta dall'inizio dell'emergenza ci sono stati più guariti (81) che nuovi casi (39).
Virus, in Sicilia calo dei contagi e record di guariti
La situazione epidemiologica, secondo quanto spiegato dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, è nettamente migliorata ma c’è una circolazione del virus che continua e di cui tener conto soprattutto in vista della riapertura progressiva delle attività: “Il numero dei casi si sta riducendo dappertutto, ma è ancora necessaria prudenza rispetto alle misure di riapertura perché la situazione è diversificata nel Paese. La curva mostra che i sintomatici si riducono – ha detto Brusaferro – ma ci sono ancora casi, anche questi però in riduzione. Aumenta l’utilizzo dei tamponi. Crescono gli asintomatici o coloro che hanno patologie lievi e si riducono i pazienti critici. Inoltre le età più avanzate, con più patologie, sono a maggior rischio mortalità”. La maggiore concentrazione dei casi “si ha nelle Rsa, a livello familiare e al lavoro”. Inoltre, ad aprile "sono aumentati i casi tra le donne”. Ci sono aree “a bassa, media e alta circolazione del virus” e “ci sono focolai anche in aree a bassa circolazione”.
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Brusaferro invita alla cutela anche se “il miglioramento è netto. L’indice di contagio in Italia è tra 0,2 e 0,7 ma ci vuole poco a tornare sopra la soglia”. Il prossimo obiettivo “è tenere l’indice di contagio R con zero sotto il valore 1: se dovesse invece risalire sopra l’1 ci sarebbe una ricrescita della curva, con nuovi grandi numeri per le terapie intensive e decessi”, ha aggiunto Brusaferro. In assenza di un vaccino diventa fondamentale “l’individuazione e il monitoraggio tempestivo dei casi. Arrivare a un indice di contagio pari a zero non è per ora verosimile, è uno scenario nel tempo. E’ invece verosimile mantenere tale indice sotto l’1, cosa che ci consentirà di avere meno casi con la possibilità di garantire la risposta ospedaliera”.