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Cronaca

Coronavirus, i librai e i dubbi sulla riapertura: "No grazie, prima vogliamo tutele"

Centocinquantaquattro commercianti di tutta Italia hanno sottoscritto una lettera aperta sollevando dubbi sull'autorizzazione a rialzare la saracinesca. Tra loro c'è la responsabile di Prospero enoteca-letteraria di via Marche che su Facebook spiega: "Aprirò quando verrà fatta chiarezza su alcune legittime perplessità"

Dopo settimane con la saracinesca abbassata alcune attività si avviano alla riapertura. Tra soli tre giorni, il 14 aprile, i negozi che vendono abbigliamento per bambini e le librerie potranno nuovamente accendere le luci e accogliere i clienti. L'ufficialità è arrivata ieri dal premier Conte che, se da un lato ha prorogato il lockdown fino al 3 maggio, dall'altro ha dato il via libera per la ripresa ad alcune realtà. Un annuncio che però ha lasciato interdetti i diretti interessati. Centocinquantaquattro librai di tutta Italia, tra cui diverse realtà palermitane, hanno sottoscritto una lettera aperta sollevando dubbi e chiedendo tutele. Tra loro c'è la responsabile di Prospero enoteca-letteraria di via Marche che su Facebook annuncia: "Aprirò quando verrà fatta chiarezza su alcune legittime perplessità".

 Coronavirus, dalle librerie ai negozi di abbigliamento per bimbi: cosa riapre dal 14 aprile

prospero-2"Come saprete, le librerie potranno riaprire il 14 aprile - si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook di Prospero -. Io lo farò quando potrò tutelare voi e me. Prospero è una comunità, un luogo di incontro dove sostare, senza la fretta del prendi e scappa. Chi vuole sostenere Prospero può continuare ad acquistare online, con spese di spedizione gratuite in tutta Italia. Aprirò quando verrà fatta chiarezza su alcune legittime perplessità che trovate di seguito, in una lettera sottoscritta da me e altri 150 librai di catena e indipendenti. Io continuo a prendermi cura di Prospero e vi abbraccio tutti".

Il post prosegue con il testo della lettera aperta sottoscritta. "Come libraie e librai - si legge - siamo contenti di questa improvvisa attenzione al nostro lavoro, ma ci sarebbe piaciuto ci fosse stata anche prima delle misure governative per il contenimento della pandemia e, soprattutto, ci piacerebbe ci fosse dopo: se siamo dei luoghi essenziali del tessuto culturale italiano, allora sarebbe il caso che questa funzione ci fosse riconosciuta sempre e in modo strutturale, attraverso una serie di misure economiche a sostegno delle nostre attività nel quotidiano. Mentre sono ancora in vigore misure che costringono le persone dentro casa e sospendono la mobilità, viene chiesto a noi librai e, di conseguenza ai nostri lettori, di tornare a muoverci per raggiungere le librerie. Ci siamo adoperati tutti quanti, come cittadini prima di tutto, a rispettare le regole, a proteggere gli altri e noi stessi, ci siamo fermati e abbiamo pensato, cercando modi alternativi di continuare a fare rete, cultura e dove possibile servizio. Ci siamo re-inventati sui canali digitali, abbiamo raccontato libri a distanza, abbiamo studiato le formule giuste per permettere ai libri di arrivare alle porte delle persone senza mettere in pericolo nessuno, abbiamo messo in atto modalità, come quella delle consegne e spedizioni a domicilio, in assenza di un contesto normativo chiaro e unitario, per non perdere il contatto con i lettori".

I librai elencano poi una serie di dubbi e perplessità: "Sono state previste delle indicazioni precise per la sicurezza del nostro lavoro, come l’adozione di specifici dispositivi? E nel caso: quali? Il lavoro del libraio, infatti, prevede un tempo lungo della comunicazione verbale faccia a faccia, una pratica che, se non precisamente regolata, comporta in questo momento degli evidenti rischi di sicurezza sanitaria. Inoltre è buona abitudine di chi frequenta le librerie prendere, toccare, manipolare una gran quantità dei libri presenti sui nostri scaffali. È stata pensata una procedura per la sanificazione di libri e ambienti? Senza contare l’inevitabile ripresa dell’attività di tutti i lavoratori (corrieri, logistica, promotori ecc.) coinvolti nel funzionamento della filiera e la cui salute va tutelata al pari di quella di chiunque altro".

E ancora: "È stato considerato cosa significhi, dal punto di vista della sicurezza sanitaria, fare muovere tutti i librai e le libraie d’Italia verso i loro luoghi di lavoro, e tutti i nostri lettori in direzione delle librerie, in tempi in cui viene chiesto a tutti i cittadini italiani di restare a casa il più possibile? Andare in libreria implica che i lettori escano di casa, scendano in strada, salgano in macchina o sui mezzi pubblici, passino del tempo tra gli scaffali a maneggiare libri e a cercare dialogo e confronto con noi librai. La scelta di un libro avviene per contatto diretto, per passaggi di mano e di idee. Come gestire tutto questo?".

I commercianti sottolineano poi che "malgrado la riapertura delle librerie restano comunque in vigore le misure restrittive che limitano la libertà di movimento e circolazione delle persone. Andare a comprare un libro sarà una giustificazione valida per uscire, esattamente come andare al supermercato? È stato considerato cosa significhi in merito alla possibilità di concordare una congrua riduzione dei canoni di affitto delle nostre attività, l'intervento di una disposizione che ci dà facoltà di riaprire ma a fronte di una prevedibile e consistente riduzione delle vendite? Perché non creare un fondo nazionale o una partnership con i servizi postali, simile nella premessa alle iniziative attualmente sostenute dal contributo libero degli editori, ma su finanziamento statale, per aiutare le librerie a sostenere la gestione economica delle forme alternative di vendita attualmente in atto (spedizioni fuori città, spedizioni a domicilio ecc.)? In questo momento sono attive delle misure di welfare (possibilità di cassa integrazione straordinaria, accessi a contributi pubblici, agevolazioni fiscali) pensate per contribuire alla sostenibilità economica degli esercizi commerciali. Quali certezze abbiamo che queste misure verranno mantenute anche dopo la riapertura 'simbolica'?".

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