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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Questi morti sono recenti o dell'anno scorso?", il gip: "Dati Covid falsati per il consenso elettorale"

Nell'inchiesta che ha travolto la Sanità siciliana emerge che due settimane fa gli indagati discutevano di caricare persone defunte mesi prima, ma anche il caso di 140 decessi "mai comunicati" e che sarebbe stato necessario inserire "5 al giorno". Il giudice: "Numeri che sembrano estratti a sorte e indifferenza per i lutti"

"Sono recenti o dell'anno scorso?", così chiedeva due settimane fa riferendosi ai deceduti per Covid la dirigente del Dasoe, Letizia Di Liberti, finita ieri agli arresti domiciliari. E' un'intercettazione emblematica dell'inchiesta sulla presunta falsificazione dei dati legati alla pandemia in Sicilia - che ha portato anche alle dimissioni dell'assessore alla Salute, Ruggero Razza - perché rende perfettamente l'idea del modo in cui sarebbero state gestite le statistiche: il 16 marzo si discuteva della possibilità di inserire tra i dati anche persone decedute nel 2020. Non a caso il gip di Trapani, Cristina Brignone, parla di un "quadro sconcertante e sconfortante" e rimarca la "straordinaria gravità dei fatti" contestati, la "leggerezza e sottovalutazione del rischio che lasciano esterrefatti", i numeri che sembrano "estratti a sorte" e stigmatizza: "Lascia sgomenti il modo di fare degli indagati, del tutto dimentichi delle tragedie personali, famigliari e collettive che stanno ovviamente dietro quei numeri".

Il gip: "Dati distorti anche per il consenso elettorale"

Il giudice ritiene poi che gli indagati (oltre a Di Liberti, ai domiciliari sono finiti anche Salvatore Cusimano ed Emilio Madonia) abbiano "operato nell'ambito di un disegno più generale e di natura politica". Nello specifico "si è cercato di dare un'immagine della tenuta e dell'efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell'intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di consenso elettorale per chi amministra". Consenso, quindi, secondo il gip, e mentre si sarebbe cercato di far credere che tutto filava liscio, che la situazione era sotto controllo in realtà non si sarebbe  "consentito a chi di competenza di apprezzare la reale diffusione della pandemia in Sicilia e di adottare le opportune determinazioni" impedendo "ai cittadini di conoscere la reale esposizione al rischio pandemico e di comportarsi di conseguenza".

"Assoluto caos e diffusa disorganizzazione

Dalle intercettazioni viene fuori un "assoluto caos", una "diffusa disorganizzazione", la "lentenzza da parte degli uffici periferici incaricati della raccolta dei dati" ai quali si sarebbe "sommato il dolo di organi amministrativi e politici ai vertici dell'organizzazione regionale", come scrive ancora il giudice, parlando anche di una "dimensione reale che appare sfuggita agli stessi soggetti che alterano i dati". 

In tante conversazioni emerge la lotta quotidiana per cercare di far "quadrare i conti", di "spalmare", "togliere", "aggiungere", "riallineare", con labortatori e ospedali - come il Cannizzaro di Catania, per esempio - che "non mandano dati", oppure la trasmissione di "doppioni", senza parlare del pasticcio tra Enna e Caltanissetta, per cui la prima provincia avrebbe girato i suoi numeri sul Covid alla seconda e quest'ultima non avrebbe comunicato nulla al Dasoe, convinta che lo facesse l'altra.

"Contributo morale del commissario Renato Costa"

Inoltre, il giudice - ma la competenza sull'inchiesta è passata a Palermo - ravvisa anche un "contributo morale decisivo" da parte di Renato Costa, commissario straordinario per l'emergenza Covid, in un'ottica in cui, per il gip, lo "spettro accusatorio" andrebbe in futuro verso un ampliamento piuttosto che un restringimento. I tre arrestati saranno interrogati domani, mentre Razza, che ha ricevuto l'avviso di garanzia ieri ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti ai magistrati di Trapani.

"Volevo arrivare sotto i 900"

"Poi magari li andiamo distribuendo", diceva Di Liberti, raccomandando però sempre che nel caso di aumento del numero di positivi, sarebbe stato necessario anche incrementare il numero dei tamponi, per evitare di far salire l'indice Rt (fondamentale per il sistema a fasce colorate) alle stelle. "Ci sono un sacco di positivi che non hanno mai comunicato questi qua", si arrabbiava ancora la dirigente riferendosi ad alcuni ospedali, e altrove suggeriva: "Toglici un poco su Catania, un poco su Palermo", o "gli metti almeno 500 tamponi" perché "volevo arrivare sotto i 900". Quasi come se fosse stata lei a decidere che direzione dovesse prendere la curva, che volto dovesse avere la pandemia in Sicilia.

Razza: "Stringiamo na picca..."

In un altro caso, Di Liberti diceva riferendosi al numero dei tamponi "fai 8.100, abbiamo il 10 per cento, cerchiamo di non andare troppo sopra il 10" oppure si lamentava: "Catania e Messina sono assai, rinviane 50 e 50 i tamponi li lasci così come sono... perché il problema è la percentuale". Avrebbe poi seguito rigorosamente le indicazioni dell'ex assessore Razza, che in una circostanza le diceva, in relazione ai dati: "Vediamo stringiamo na picca, vediamo va...".

"Abbiamo trovato 140 morti mai comunicati"

"Ci sono troppi ricoveri - ragionava ancora Di Liberti - perché non ci sono dimessi, assolutamente. Ora dice l'assessore vedete di sistemarli voi i numeri perché qual è il problema? Che se oggi usciamo con 40 ricoveri in più e con tutti quei positivi, hai visto che i positivi sono più del 12, 13 per cento?". In un altro caso: "Abbiamo trovato 140 morti mai comunicati" spiegava Di Liberti al portavoce dell'assessore, Francesco Lamiani, che rispondeva: "Va comunicato" e l'indagata subito ribatteva: "Ma no 140, 5 al giorno" e lui conveniva: "Certo, giusto".

"Così rischiamo di sballare"

Salvatore Cusimano si sarebbe reso conto a un certo punto che il modo di procedere non sarebbe stato dei migliori: "Perché questa operazione - affermava infatti -rischia di farci sballare, capito perché non sono dell'idea di mettere e togliere? Ci fanno impazzire... Quindi che faccio, te li tolgo tutti? Se tu mi dici che ce li devo togliere, io al volo li cancello tutti" e Di Liberti: "Dipende, se sono 3 giorni poi che fa ne abbiamo 200 da caricare?", "Ma non sappiamo se saranno anche di più, quello è il problema...".

"All'assessore devo dare i dati giusti"

Il 10 gennaio scorso la dirigente del Dasoe era risoluta: "Ah io domani che viene l'assessore o dopodomani, gli devo dare i dati giusti, e gli dico: 'Guarda che da recuperare abbiamo questi, questi, questi', però io su Palermo non sono convinta...". E ancora: "Mi sono rimasti 100 a Palermo e l'assessore mi ha detto di finirli tutti oggi, così non abbiamo più niente da recuperare" oppure "li dobbiamo alzare almeno a 10 mila perché altrimenti l'incidenza aumenta, quindi ce ne metti 3 mila e fai 10 mila, 10.300 (tamponi, ndr). In un'altra circostanza, il 16 marzo, spiegava a Lamiani: "Eh abbiamo fatto una modifica perché me lo ha chiesto Ruggero, meno 20 su Palermo". 

Costa: "Gioia mia, io più di darti i dati..."

Il giorno prima, il 15 marzo, Di Liberti parlava invece con Costa, preoccupata per i dati in crescita a Palermo: "Diventa un problema serio... Eh ma lo capisci che oggi abbiamo 500 casi e 355 sono solo a Palermo?" e il commissario straordinario rispondeva: "Eh, ma gioia mia io più di darti i dati", "Io non so che fare, che dobbiamo fare?", "Io ho chiesto alla prefettura di fare esattamente quello che avrebbero dovuto fare, cioè di mettere lo Zen sotto osservazione, loro l'unica cosa che sono riusciti a fare, tra sindaco, questore e prefetto fu quello che non fanno fare i mercatini rionali! Ora questo aumento così è dovuto al fatto che tra ieri e l'altro ieri noi abbiamo 'contact tracing' di tutti questi soggetti positivi per cui abbiamo riversato una tonnellata di tamponi al laboraratorio Cqrc".

"Li vuoi dividere, dividili!"

Ipotizzava quindi Di Liberti: "E' quindi c'è un incremento, cioè ma quando è così una delle cose che si può fare è diluirli in due giorni, perché tutti in una sola giornata, 355 sono un numero esageratissimo", Costa replicava: "Te lo posso dire che sono i laboratori, secondo me, non sono tutti di una giornata" e lei insisteva: "Ho capito, ma io oggi che ho questi dati, che cosa faccio?", "Li vuoi dividere? Dividili", "Noooo, no ce ne puoi togliere 60", "E manteniamoci sui valori di sempre, ora te li do per provincia perché vedi che abbiamo Caltavuturo che c'è l'inferno... io lascerei questi". Da queste parole, il gip ha ravvisato un "contributo morale decisivo" di Costa nella presunta falsificazione dei dati suggerita da Di Liberti.

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