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Cronaca

Dati Covid falsati, Di Liberti al gip: "Caos organizzativo, ma ho fatto solo il mio dovere"

I tre arrestati sono stati interrogati dal giudice che entro lunedì dovrà decidere se applicare o meno una misura cautelare, dopo la trasmissione degli atti da Trapani. Si sono difesi, spiegando che laboratori e ospedali non trasmettevano giornalmente i numeri. L'ex dirigente del Dasoe: "Correzioni per renderli attinenti alla realtà"

Amareggiata e dispiaciuta, è così che si è presentata al gip Cristina Lo Bue Letizia Di Liberti, l'ex dirigente del Dasoe finita agli arresti domiciliari con l'accusa di aver falsificato i dati legati all'andamento della pandemia in Sicilia. L'indagata, difesa dall'avvocato Fabrizio Biondo, ha respinto tutte le contestazioni e ha spiegato di aver fatto il suo dovere, lavorando senza sosta per settimane, e di ritrovarsi a dover rispondere di accuse "infamanti". Perché - così ha chiarito - vi sarebbero stati sì dei gravi problemi organizzativi, legati al fatto che molte strutture non avrebbero comunicato giornalmente i dati, ma nessuno intento di falsare la realtà. Men che meno a fini politici o elettorali.

Gli interrogatori

Anche gli altri due arrestati il 30 marzo scorso con il blitz del Nas dei carabinieri, Salvatore Cusimano, dipendente dell'assessorato regionale all'Industria (difeso dall'avvocato Luigi Spinosa), ed Emilio Madonia, dipendente della società privata che si occupa della gestione del flusso dei dati sul Covid (assistito dall'avvocato Enrico Sorgi), sono stati interrogati dal giudice. Come Di Liberti, hanno parlato anche loro del caos organizzativo e della discontinuità con cui laboratori ed ospedali avrebbero comunicato il numero di positivi e tamponi effettuati alla Regione.

L'accusa di falso resta in piedi, ma non è più riferita ai decessi

Il procuratore aggiunto Sergio Demontis ha ricevuto gli atti trasmessi per competenza territoriale dai colleghi di Trapani, dov'era nato il fascicolo, in cui è indagato anche l'ormai ex assessore alla Salute, Ruggero Razza (che si era dimesso proprio per via dell'inchiesta). L'impostazione accusatoria allo stato sembra essere rimasta sostanzialmente in piedi, anche se è stata cambiata una parte della contestazione: il falso che sarebbe stato compiuto dagli indagati, infatti, non fa più riferimento al numero dei decessi. Ossia a quei "morti" che proprio Razza suggeriva di "spalmare" su più giorni. Ai fini penali questo però non rende meno grave l'accusa.

Il caos dei numeri e le "correzioni"

Di Liberti ha spiegato al gip che spesso al Dasoe o non sarebbero arrivati dati giornalieri dai vari laboratori e ospedali dell'Isola o sarebbero invece arrivati "raggruppati", relativi cioè a più giorni. Di fronte all'esigenza di fornire un bollettino quotidiano sull'andamento della pandemia, si sarebbe allora deciso di "correggere" i numeri, per renderli quanto più possibili aderenti alla realtà e comunque in linea con quelli dell'Istituto superiore di sanità.

"Dati settimanali reali"

L'ex dirigente del Dasoe, a conferma delle sue affermazioni, ha spiegato che controllando l'andamento settimanale del Covid in Sicilia, i numeri forniti dalla Regione sarebbero in linea con quelli reali, forniti dall'Iss. Nessuna falsificazione, quindi, dal suo punto di vista. Anche perché, come ha sostenuto la difesa sin dal primo momento, le decisioni del governo nazionale e l'assegnazione dei colori alle varie Regioni non sarebbero comunque avvenute sulla scorta dei dati contenuti nei bollettini giornalieri.

L'atto di Musumeci: "Ho fatto solo il mio dovere"

Di Liberti si è detta "certa di aver fatto il suo dovere" e ha escluso categoricamente di aver perseguito fini politici o legati al consenso, come aveva invece ipotizzato il gip di Trapani. E come prova ha consegnato al giudice un atto di gennaio scorso, firmato dal presidente della Regione Nello Musumeci e da lei, in cui si chiedeva - visto l'andamento poco favorevole dei dati - di far diventare zona rossa la Sicilia.

La decisione del gip entro lunedì

Il giudice valuterà nelle prossime ore gli atti e anche le versioni fornite dagli indagati. Entro lunedì prossimo dovrà decidere se applicare o meno una misura cautelare ai tre, che fino a quel giorno resteranno comunque ai domiciliari come disposto dal gip di Trapani.

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