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Cronaca

Coronavirus, l'allarme: "Alta tensione nelle carceri siciliane, focolaio perfetto per nuove sommosse"

Il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria, Di Giacomo: "Il pretesto sarà sicuramente la scoperta di casi di Covid-19 tra detenuti". Contagiato anche ex parlamentare siciliano. Il capogruppo Udc all'Ars, Lo Curto: "Anche gli agenti hanno il diritto a essere tutelati"

Cresce la tensione nelle carceri italiane, soprattutto in quelle del Sud. "Particolare attenzione deve andare a quelle siciliane e campane che potrebbero essere di nuovo l’inizio delle rivolte - dichiara il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo -. Le aspettative nate dopo l’ondata di ribellioni non troveranno sicuramente soddisfatte le attese di tutti, soprattutto di quelli che hanno mosso le precedenti sommosse".

“Le aspettative delle menti delle rivolte, che hanno avuto come vittime i detenuti più deboli, non troveranno riscontro almeno nell’imminenza - dice Di Giacomo -. Questo potrebbe portare a nuove sommosse che vedrebbero partecipi tutti i detenuti con pene residue basse che non sono rientrati tra le scarcerazioni per mancanza di requisiti. Lo scenario sarebbe lo stesso delle precedenti rivolte, ma le conseguenze sicuramente peggiori. Forte tensione anche all’esterno tra i famigliari dei detenuti, che allo stesso modo dei loro congiunti ristretti, troveranno delusione per la mancata scarcerazione degli stessi, diventando facile preda delle menti delle rivolte. Senza considerare il possibile appoggio esterno che potrebbe essere dato da gruppi anarchici”.

Continua Di Giacomo: “Le carceri della Sicilia per quello finora detto sembrano poter essere un focolaio perfetto per dare inizio a nuove sommosse. Il pretesto sarà sicuramente la scoperta di casi di Coronavirus tra detenuti all’interno degli istituti penitenziari”.

Così invece in una nota il capogruppo Udc all'Ars Eleonora Lo Curto: "Le carceri non devono essere luoghi di tortura e men che meno luoghi di contagio da Covid-19. In questi giorni stanno emergendo fatti che coinvolgono detenuti affetti da coronavirus per i quali non sono state assunte misure sanitarie di cautela. E' notizia di qualche giorno fa la morte di un boss mafioso palermitano stroncato dalla polmonite causata dal virus e adesso apprendiamo che anche l'ex parlamentare siciliano Paolo Ruggirello, detenuto a Santa Maria Capua Vetere, è affetto da Covid-19. Auspico che l'Amministrazione penitenziaria e il ministero della Giustizia siano nelle condizioni di tutelare la salute dei detenuti, poiché in caso contrario questa ulteriore sofferenza per chi sconta una pena o addirittura è in attesa di giudizio, si trasformerebbe in un supplizio ingiustificabile".

"Mi appello al Garante per i detenuti della Sicilia, Giovanni Fiandaca, affinché non esiti a denunciare fatti di estrema gravità che non possono passare inosservati - aggiunge -. Le case circondariali non sono un mondo a parte, ci sono uomini in carne ed ossa lì dentro che scontano una pena pagando un conto alla giustizia, e ci sono uomini come il personale dell'Amministrazione penitenziaria, a partire degli agenti, che hanno diritto ad essere preservati dal contagio. Voltaire ci ricorda che il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri".

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