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Cronaca

Virus, la cantautrice rimasta a Milano: "Non mi perdonerei mai di far ammalare qualcuno"

La palermitana Beatrice Visconti si era trasferita da poche settimane quando è scoppiata l'emergenza e aveva pure in tasca un biglietto d'aereo per tornare a Palermo: "Tante persone che conosco sono scappate. Non voglio giudicare nessuno, ma la paura non porta mai cose buone a differenza del coraggio"

Si era trasferita da poche settimane a Milano quando è scoppiata l’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus e avrebbe avuto quindi tutti i buoni motivi – compreso un biglietto aereo già acquistato per tornare Palermo – per rientrare a casa. Invece, Beatrice Visconti, giovane cantautrice palermitana, ha deciso di restarsene lì, al Nord, in mezzo alla tempesta. “Ha prevalso il mio senso civico. Ho pensato che c’era il rischio di far ammalare la mia famiglia, di portare inconsapevolmente il virus nella mia città e di contagiare tante persone: è una cosa che non avrei mai potuto perdonarmi”.

Non vuole fare la maestrina e si guarda bene dal dare lezioni di vita, ma la giovane artista ha visto scappare tanti dei suoi amici e conoscenti: “All’inizio in tanti dicevano che non si sarebbero mai mossi, ma poi sono rientrati tutti. Per paura. E, si sa, la paura non ha mai portato niente di buono, a differenza del coraggio. Non voglio giudicare nessuno, ma penso solo che alla fine ognuno di noi dovrà fare i conti con la propria coscienza e le proprie scelte. E capirà anche dove ha sbagliato”. A spingerla a restare a Milano è anche il fatto che “dalle nostre parti ci sono strutture sanitarie certamente meno attrezzate per curare le persone”.

Ammette che in alcuni casi a spingere verso l’esodo sono state anche delle difficoltà economiche: “Ci sono persone che per esempio vivevano qui facendo i camerieri nei locali ormai chiusi e che si sono ritrovate senza nulla, quindi le capisco. In questi casi servirebbe un aiuto da parte dello Stato. Tuttavia, tra le persone che conosco io non è stata questa la molla e in tanti erano anche consapevoli dei rischi a cui esponevano loro stessi e gli altri”. E aggiunge: “Io ho avuto anche la fortuna di non ritrovarmi completamente sola, vivo con la mia direttrice artistica e alla fine passiamo le giornate a lavorare. Nel nostro palazzo c’è anche un giardino e abbiamo la possibilità di fare qualche esercizio all’aria aperta”.

In una Milano semideserta, si va avanti con la spesa on line e cercando di rispettare tutte le restrizioni. “C’è una cosa molto bella in mezzo a questa tragedia ed è la sensazione che hanno un po’ tutti di essere uniti anche se nella solitudine. Sentire per esempio che si canta l’inno, che sembra esserci un sentimento di condivisione tra le persone, è molto bello. E devo dire che, anche guardando ciò che viene pubblicato sui social, mi piacerebbe essere in mezzo alla confusione che regna in certi quartieri di Palermo, dove addirittura ci sono dj che suonano dalle terrazze”.

Cerca di vedere qualcosa di positivo all’orizzonte: “Sono sicura che potremo uscire migliori da questa situazione drammatica, che ci sarà necessariamente un ricambio generazionale. Occorre rendersi conto però che quasi certamente nulla tornerà come prima, non è vero che ci abbracceremo come prima, dovremo per forza fare attenzione e mantenere delle distanze. E’ importante che la nostra società si attrezzi per fronteggiare emergenze di questo tipo. Io sono un po’ ipocondriaca e quando all’inizio vedevo le immagini che arrivavano dalla Cina ho subito pensato che saremmo stati tutti contagiati. Avrei preferito sbagliarmi, ma se l’ho capito io perché non ci è arrivata per tempo anche la politica?”.

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