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Cronaca

Ricoverati Covid sempre più giovani, un anestesista: "Tac disastrose, rassicuriamo chi ha paura dei vaccini"

La testimonianza di Giovanni Luca D'Agostino, in servizio all'ospedale di Partinico, che fotografa quanto sta accadendo. L'arrivo di nuovi pazienti è costante. "Il 97% non è vaccinato. Alcuni hanno rimorsi. Sono quella fetta di popolazione su cui dobbiamo puntare: la differenza la possiamo fare soprattutto fugando i dubbi"

"Ci risiamo. Nuovamente le ambulanze tornano ad assieparsi attorno al pronto soccorso (e in generale ai pronto soccorso siciliani) con gli operatori tutti rigorosamente bardati di bianco, in un susseguirsi continuo per tutta la notte. In altri ospedali è perfino peggio. Vengono tirate giù dalle stesse, persone con insufficienze respiratorie di vario grado, tutte con ossigeno. Le tac polmonari sono disastrose: polmoniti di vario stadio, spesso gravi, anche tra persone giovani, tra i 18 e i 60 anni, molte senza patologie importanti". Inizia così il racconto di quanto accade all'ospedale di Partinico fatto da chi, in quelle corsie, lavora. Da chi - con tuta bianca, guanti e mascherina - da mesi lotta contro il Covid e per ridare ossigeno (e una vita normale) a centinaia di pazienti. A parlare è Giovanni Luca D' Agostino, medico anestesista rianimatore, che affida la sua riflessione a un lungo post su Facebook.

"Non vuole essere uno sfogo, sia chiaro. Neppure un messaggio contro i no vax. Ma solo un resoconto di fatti", dice alla redazione di PalermoToday. D'Agostino è stato in prima linea dall'inizio, quando ancora non si sapeva bene contro cosa si lottasse. Quando ancora un vaccino non c'era. Oggi sul fronte medico, della cura e della prevenzione, tanto è cambiato. Eppure si lotta ancora contro l'impennata dei ricoveri. "Chiunque - dice D'Agostino - deve fare la sua parte, anche chi è vaccinato. Perché anche chi è vaccinato ha comunque la possibilità di infettarsi e infettare, anche se in misura minore. E' semmai un invito collettivo alla responsabilità comune".

Covid, Sicilia prima regione per incremento di positivi e ricoveri

E' come se, tramite Facebook, D'Agostino aprisse la porta del nosocomio e facesse vedere a tutti ciò che accade. "Dal pronto soccorso, alla radiologia, alla medicina è un turbinìo di medici, infermieri, operatori socio sanitari. Nessuno ha tempo di fermarsi, di riposare - scrive - . Così come i giovani medici co.co.co, che sono stati anima e linfa vitale del nosocomio.  Quanto entusiasmo oltre la stanchezza. Non si tirano indietro. Mai. Il personale addetto alla pulizia e sanificazione corre da una parte all’altra cercando di garantire la nostra sicurezza dei percorsi. Le guardie giurate tentano di arginare parenti e persone cercando di garantire quella fisica. Le barelle sono piene. L’area grigia di osservazione è piena, e non si fa in tempo a trovare posto ai degenti che ne arrivano altri. La nostra terapia intensiva ogni giorno accoglie pazienti nuovi. Del resto le telefonate e le consulenze si susseguono: 'Questo paziente non mi piace', 'Potete venire? Il signore 'x' è dispnoico', 'Ci date una mano? Nonostante la maschera di Venturi al 50% il signor 'y' satura 85%'".

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Negli ospedali però non c'è solo il Coronavirus. Le altre patologie non sono andate "in pensione". Continuano a fare danni e ci sono pazienti che hanno bisogno di aiuto. L'aiuto di professionisti, l'impiego di macchinari e spazi spesso mobilitati per la pandemia. "Ci sono anche le urgenze ed emergenze no Covid. Solo negli ultimi giorni abbiamo fatto alcuni interventi chirurgici salvavita. I cardiologi sono spesso impegnati con infarti, scompensi cardiaci e angine. Gli ortopedici con lussazioni e fratture.I ginecologi con cesarei d’urgenza e gravidanze. E tutto con posti letto ridottissimi per via della sempre maggiore necessità di far spazio ai degenti Covid", scrive ancora D'Agostino.

giovanni luca d'agostino-3"Vedo - si legge ancora nel post - che la maggior parte di essi non è vaccinato. Il 97%, per essere precisi. Alcuni non potevano. Una buona parte ha scelto di non farlo. Scientemente. Nonostante tutte le statistiche indichino che i vaccini proteggono, che mettono al sicuro da ricoveri e soprattutto dalle forme gravi. Il palestrato quarantenne convinto che la forma fisica lo avrebbe protetto. La signora di quarantacinquenne che era certa che chissà cosa le iniettavano ed era meglio non rischiare. Sono solo esempi di persone con cui abbiamo a che fare tutti i giorni.giovani, ognuno con la propria scusa, pensiero, 'informazione'. Tutti accomunati dalla stessa polmonite, gravissima. Dalla stessa mancanza di aria. Dalla stessa necessità di assistenza rianimatoria. Anzi no: ad alcuni in realtà potrebbe servire il tubo. Ma sarà l’ultima ratio". 

La Sicilia continua ad avere un alto tasso di "no" ai vaccini. Più che in altre aree d'Italia. "Vedo e continuo a vedere post di negazionisti, no vax, complottisti, che hanno scoperto cosa c’è di losco in 'Big Pharma' e nella 'dittatura sanitaria'. Probabilmente scritti mentre stavano seduti su un wc con un cellulare in mano, ascoltando le teorie di dj e soubrette. Che poi peraltro citano. Quasi fossero dei guru - scrive D'Agostino -. Ci sono, poi, racconti agghiaccianti: un palermitano che nonostante tampone positivo cerca di prendere l’aereo. Ragazzi che dovrebbero essere in isolamento Usca e che invece postano storie e foto mentre sono al mare. Altri, appena tornati da Malta, Grecia, Croazia, tutti non vaccinati. Tutti positivi. Tutti che vanno a feste, party, lauree, matrimoni, battesimi. In fondo che ci fa? E' solo un raffreddore, una banale influenza. In ultimo ci sono quelli che hanno paura. Si, paura della puntura, degli effetti collaterali. Sono quelli che mostrano pentimento per non avere fatto il vaccino, che piangono, che hanno rimorsi. Queste persone sono quelle per le quali ognuno di noi dovrebbe fare 'mea culpa': non le abbiamo informate bene. Non siamo stati rassicuranti. E sono quella fetta di popolazione su cui, invece, dobbiamo puntare: la differenza la possiamo fare soprattutto fugando i dubbi, spiegando, rasserenando. Le paure crollano quando la luce della conoscenza scaccia i fantasmi. Intanto il virus perdura, si diffonde, infetta, correndo veloce su questo terreno favorevole. Vedo infine la mia famiglia, forza, sostegno. Sorridono, ma dietro la maschera c’è preoccupazione e paura. La stessa che ho io di portare con me la 'bestia' a casa, tornando dal lavoro. Vorremmo tutti il sole. Ma la notte è ancora lunga".
 

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