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Cronaca

Il business delle sigarette di contrabbando tra Napoli e Palermo: 15 condanne e 3 assoluzioni

Gli imputati, tutti coinvolti nell'inchiesta "Duty Free" messa a segno dalla guardia di finanza a fine aprile, sono stati processati con l'abbreviato e le pene sono inferiori a quelle richieste dalla Procura. Le "bionde" sarebbero state portate in città con delle auto, ma poi - per aggirare il primo lockdown - sarebbero stati utilizzati dei corrieri

La rotta tra Napoli e Palermo è storicamente ben collaudata, soprattutto per lo smercio di droga, ma - come aveva scoperto la guardia di finanza lo scorso aprile - lungo lo stesso asse sarebbero passati anche centinaia di chili di sigarette di contrabbando. Le "bionde" sarebbero state portate in Sicilia in auto e, quando era scoppiata la pandemia ed era scattato il primo lockdown, la presunta banda sarebbe ricorsa ai corrieri, pur di non bloccare il business fiorentissimo. Il gup Marco Gaeta adesso adesso ha inflitto 15 condanne ad altrettanti imputati coinvolti nell'inchiesta "Duty Free", ma ha anche sancito 3 assoluzioni. Il processo si è svolto con l'abbreviato e la sentenza è stata emessa venerdì nell'aula bunker di Pagliarelli.

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Il blitz, scattato il 26 aprile scorso, aveva portato a 10 arresti ed era stato coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dal sostituto Giorgia Spiri. Le pene inflitte agli imputati (difesi tra gli altri dagli avvocati Giuliana Marchese, Giuseppe Avarello, Michelangelo Zito e Nino Giallombardo) sono state inferiori rispetto alle richieste dell'accusa. Secondo i pm, le sigarette sarebbero arrivate dalla Campania e poi in città sarebbero state smerciate soprattutto allo Zen e nella zona di corso dei Mille.

Il giudice ha scagionato però proprio Giovanni Di Stefano, che secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un banchetto per la vendita in via Testasecca, e un altro presunto rivenditore, dello Zen, Matteo Biondo. Scagionato anche Gaetano Lombardo.

Le condanne sono invece arrivate per il presunto capo della banda, Pietro Corrao, al quale sono stati inflitti 4 anni e 8 mesi. Stessa pena per Giacomo Bilello. Carmine Argentino, invece, ha avuto la pena più alta, 6 anni (per lui la richiesta era di 10 anni di reclusione). Le condanne degli altri imputati sono tutte più basse: 3 anni e 8 mesi al napoletano Pasquale Vecchione, 2 anni 9 mesi e 10 giorni a Giovanni Freschi, 2 anni e 8 mesi a testa a Michele Di Piedi e Antonio Argentino, 2 anni 4 mesi e 20 giorni a Giovanni Guadagna, 2 anni (pena sospesa) a Giuseppe Di Grazia, impiegato alla Gls (l'azienda è estranea ai fatti), un anno e 10 mesi (pena sospesa) sia ad Angelo Giordano che a Mario Bottari, un anno e 8 mesi (pena sospesa) ciascuno a Mario Barretta e ad Adalgisa Corrao, un anno e mezzo (pena sospesa) a Gabriele Casella e infine un anno e 4 mesi (pena sospesa) per Tania Piampiano.

Durante le indagini erano stati sequestrati 700 chili di sigarette di contrabbando e, secondo l'accusa, il gruppo avrebbe avuto un giro d'affari di quasi 2 milioni e mezzo di euro. A Napoli, infatti, una stecca sarebbe stata venduta 22 euro (cioè la metà del prezzo normale) e, una volta arrivata a Palermo, il costo sarebbe salito a 27 euro all'ingrosso e a 35 euro al dettaglio.

Per gli inquirenti, Antonio Bilello, così come Barretta e Casella, si sarebbero occupati di stoccare le sigarette a Napoli e di caricare le auto da far arrivare in Sicilia. In una seconda fase, cioè durante il lockdown, si sarebbero invece serviti di corrieri, e Di Grazia li avrebbe aiutati nella consegna, essendo a conoscenza dei codici identificativi. Per la Procura, l'imputato avrebbe consegnato sia sigarette che poi anche i soldi coi quali la merce sarebbe stata pagata. Freschi e Guadagna sarebbero stati due dei corrieri per le trasferte napoletane. Di Piedi avrebbe venduto le "bionde" al dettaglio allo Zen, mentre Vecchione sarebbe stato l'intermediario tra Giordano e Carmine Argentino, inviando a Napoli attraverso carte prepagate le somme riscosse a Palermo dagli acquirenti.
 

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