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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Brancaccio

Confessioni di un venditore di "bionde": "Sono senza lavoro, mi davano 200 euro alla settimana..."

Dall'inchiesta che ha portato all'arresto di una presunta banda che avrebbe gestito il contrabbando di tabacchi emergono le dichiarazioni di un uomo a cui era stato assegnato un banchetto in via Messina Marine: "Percepivo anche 5 euro per il pasto e avevo diritto a un pacco di sigarette. Volevo cambiare vita, ma non riuscivo a mangiare..."

"Mi davano 200 euro a settimana, 5 euro per mangiare e un pacco di sigarette", ovviamente di contrabbando. Questo il salario di un uomo incaricato dalla presunta banda, sgominata stamattina dalla guardia di finanza, di gestire uno dei banchetti per la vendita di "bionde" in via Messina Marine. Bloccato dagli investigatori, ha deciso di raccontare quello che sapeva, anche perché spaventato da potenziali ritorsioni violente da parte degli indagati.

Una confessione ma anche una storia di povertà, la sua, come tante ce ne sono purtroppo (non solo) nelle periferie della città: "Ho iniziato a lavorare per loro da circa un mese - ha messo a verbale a gennaio del 2019 - ma la collaborazione era iniziata a maggio del 2018, però ho interrotto a novembre, essendo intenzionato a cambiare vita. Considerato che non riuscivo a trovare lavoro e non riuscivo neanche ad avere di che mangiare, a dicembre sono tornato da Giampiero Mattiolo (arrestato, ndr) ed ho ottenuto di tornare a lavorare per lui".

I nomi delle persone arrestate

Secondo la ricostruzione dei militari, coordinati dalla Dda, guidata dal procuratore aggiunto Paolo Guido, tonnellate di sigarette di contrabbando - per un valore di oltre 2 milioni e mezzo, tali da riempire 52 pagine di capi d'imputazione - sarebbero arrivate in pochi mesi a Palermo da Napoli. Su auto prese a noleggio, ma anche nascoste nelle valigie di alcuni degli indagati che si sarebbero spostati con i pullman. Tutto sarebbe stato organizzato nei minimi dettagli, come ha rivelato l'uomo che ha scelto di palare con gli inquirenti e come riportato nell'ordinanza di custodia cautelare del gip Claudia Rosini.

"Sono stati loro ad assegnarmi il banchetto"

"Fino alla settimana scorsa collaboravo con questo gruppo  - ha raccontato l'uomo - perché mi occupavo di un banchetto per la vendita di sigarette di contrabbando nella zona di via Messina Marine che loro stessi (si riferisce agli arrestati, ndr) mi avevano assegnato per vendere il tabacco, che quotidianamente ritiravo da loro in un deposito che vi ho indicato in via Sciacca".

"Ogni giorno ritiravo 15 stecche e consegnavo l'incasso"

L'uomo ha descritto la sua giornata tipo: "Praticamente io tutti i giorni della settimana ritiravo 15 stecche di mattina, poi andavo al banchetto e procedevo alla vendita. Se esaurivo la fornitura mattutina li contattavo col cellulare che loro stessi mi avevano fornito e contattavo un'utenza preregistrata per chiedere un'integrazione di sigarette. La sera andavo al deposito di via Sciacca e consegnavo il denaro incassato e il tabacco rimasto. Tutto l'incasso quotidiano lo consegnavo a loro, nello specifico al figlio di Giampiero Mattiolo, Giovanni. Per queste mie prestazioni io come altri soggetti che gestiscono i loro banchetti percepivo 200 euro ogni settimana, cui si aggiungevano un pacco di sigarette al giorno e 5 euro per mangiare".

"Ecco chi era il contabile della banda"

Secondo l'uomo, "Giampiero Mattiolo a quanto si dice gestisce tutto il traffico di tabacchi a Brancaccio, Bonagia, Falsomiele e nella zona Messina Marine da circa un anno. Non so perché. Forse ha riempito un vuoto di potere creatosi dopo l'arresto di Cosimo Geloso. Mattiolo gestisce un gruppo composto sicuramente dai due figli, di cui Giovanni che funge da contabile tant'è che la sera io come gli altri che gestiscono i banchetti consegnavamo il denaro incassato a lui e questi prendeva appunti per poi fare la contabilità ogni sera col padre".

"Va a Napoli in aereo con i soldi per comprare la merce"

I conti della banda sarebbero stati custoditi "nel deposito di via Sciacca, nella zona di corso dei Mille, ma quando hanno dubbi su eventuali vostri controlli - ha detto l'uomo alla guardia di finanza - la contabilità e il denaro vengono tenuti in casa di un tale Stefano che abita in una stradina laterale al ponte Giafar. Stefano è quello che contattiamo ogni giorno quando abbiamo bisogno di ulteriore fornitura di sigarette. Ci fa arrivare le stecche con tre ragazzi che si muovono con degli scooter. Mattiolo viene aiutato anche dall'altro figlio e da come mi ha riferito lui stesso le sigarette che fa vendere le compra a Napoli o in Tunisia. Mattiolo periodicamente va a Napoli in aereo e porta con sé il denaro per pagare il tabacco, che arriva tramite strada su un furgone che viene scortato da Napoli a Palermo o tramite le navi che vengono da Napoli".

"Se qualcuno tenta di vendere nella sua zona viene pestato"

Non sarebbe stata ammessa nessuna concorrenza: "Abbiamo notato - ha detto ancora l'uomo agli investigatori - che se un soggetto estraneo all'organizzazione di Mattiolo cerca di vendere il tabacco nei quartieri di sua competenza questi viene immediatamente scacciato con la violenza da un gruppo di persone capeggiato dallo stesso Mattiolo. Una volta mi ha detto che oltre al deposito di via Sciacca ne ha uno molto più grande, che ha indicato come un bunker".

"Parlo perché sono in fuga e ho paura per la mia incolumità"

Infine, l'uomo spiega anche la sua scelta di parlare: "Al momento sono in fuga perché a causa di un sequestro di tabacchi che ho subito dalla polizia Mattiolo ed i suoi uomini mi stanno cercando, perché non hanno creduto al fatto che le sigarette mi sono state sequestrate e quindi temo per la mia incolumità".

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