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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Dai supermercati alle ville di lusso: confisca definitiva da 100 milioni per il "re dei detersivi" Ferdico

I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno eseguito un decreto della sezione misure di prevenzione del tribunale, diventato irrevocabile con sentenza della Cassazione. L’ascesa dell’imprenditore fu interrotta nel 2017 con il suo arresto poiché considerato vicino a Cosa nostra

Scatta la confisca dei beni per il “re dei detersivi”, un impero da cento milioni di euro composto da quote societarie di 6 imprese, supermercati, conti correnti, 13 terreni, 16 appartamenti e anche due ville di lusso, una a Tommaso Natale e l'altra a Sferracavallo. I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno eseguito un decreto della sezione misure di prevenzione del tribunale, diventato irrevocabile con sentenza della Cassazione, nei confronti di Giuseppe Ferdico, 66 anni. L’ascesa dell’imprenditore è interrotta nel 2017 con il suo arresto poiché considerato vicino alle famiglie mafiose dell’Acquasanta e di San Lorenzo.

“Il procedimento di prevenzione - si legge in una nota della Finanza - ha tratto origine dalle risultanze delle indagini eseguite tra il 2006 ed il 2008 dagli specialisti del Gico nel cui contesto Ferdico risultava indagato per la sua contiguità a Cosa nostra”. A ciò si sono “aggiunte successivamente le dichiarazioni convergenti di numerosi collaboratori di giustizia e la corrispondenza sequestrata in occasione degli arresti dei boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Assolto nel primo grado di giudizio, Ferdico veniva condannato in appello alla pena di anni nove di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa”. A seguito del ricorso in Cassazione, la Suprema corte ha rinviato gli atti alla Corte d’Appello, che non si è ancora pronunciata.

Sulla scorta di quanto emerso è stato instaurato uno specifico procedimento di prevenzione che è servito a ricostruire la storia economico-finanziaria del gruppo imprenditoriale di Ferdico, leader in provincia di Palermo nel settore della grande distribuzione e dei prodotti per la casa e l’igiene. Secondo quanto ricostruito con le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, Ferdico avrebbe anche utilizzato per le sue imprese risorse finanziarie di Claudio Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore, si sarebbe intestato alcuni immobili ad uso commerciale di proprietà della famiglia di Carini, avrebbe immesso nelle proprie società 400 milioni di lire riconducibili alla famiglia dell’Acquasanta, sarebbe stato fin dagli albori a disposizione di Cosa nostra, garantendo ritorni economici e assunzioni a familiari di uomini d’onore.



“All’atto dell’arresto di Provenzano e dei Lo Piccolo - ricostruiscono ancora dal Comando provinciale - furono trovati dei ‘pizzini’ il cui contenuto avrebbe avvalorato la contiguità tra Ferdico e la mafia, a cui garantiva posti di lavoro e corrispondeva periodicamente ingenti somme di denaro a titolo di ripartizione degli utili. Gli approfondimenti economico-patrimoniali hanno fatto emergere, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, l’immissione di capitali nelle aziende da parte del preposto e dei suoi familiari per valori sproporzionati rispetto alle loro capacità reddituali dichiarate e uno sviluppo imprenditoriale significativo proprio nelle aree territoriali di riferimento delle famiglie mafiose ritenute vicine”.

Nel 2012 il Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione, facendo proprie le ricostruzioni effettuate dai finanzieri, ritenne ricorrenti gli elementi per considerare l’imprenditore soggetto socialmente pericoloso in quanto appartenente, anche se non partecipe, al sodalizio mafioso in ragione delle molteplici e radicate relazioni con esponenti di vertice dell’organizzazione e, per questo, dispose il sequestro dell’intero patrimonio a lui riconducibile.

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