rotate-mobile
Cronaca

Dal sequestro alla confisca dell'impero di Acanto, allo Stato beni per 800 milioni

Così hanno deciso i giudici che hanno imposto al 58enne ragioniere villabatese, ex deputato regionale del Biancofiore, quattro anni di sorveglianza speciale. Dissequestrati beni per 9 milioni riconducibili ad alcuni soggetti considerati inizialmente dei prestanome

A tre anni dal sequestro del suo impero, scatta la confisca da 800 milioni di euro per Giuseppe Acanto. Così hanno deciso i giudici della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presieduta da Raffaele Malizia, a latere Giovanni Francolini e relatore Luigi Petrucci, per l’ex deputato regionale del Biancofiore che gli hanno applicato al 58enne adesso anche quattro anni di sorveglianza speciale. Dissequestrate invece le aziende e le società collegate a due imprenditori inizialmente considerati dei prestanome del ragioniere villabatese.

I sigilli furono apposti nel maggio 2015 dagli agenti della Direzione investigativa antimafia su disposizione dell’allora presidente della Sezione misure di prevenzione, Silvana Saguto. Le indagini economiche e patrimoniali sul conto del ragioniere, che in passato collaborava come raccoglitore di scommesse per il “mago dei soldi” Giovanni Sucato, hanno permesso di accertare i collegamenti tra Acanto e alcune famiglie mafiose. “Nel suo studio commerciale - sottolineava la Dia, sono state rintracciate le scritture contabili di aziende operanti presso il mercato ortofrutticolo palermitano (già sequestrato nel febbraio 2014) e di società riconducibili a indiziati mafiosi della famiglia di Villabate”.

Nella lunga lista dei beni prima sequestrati e ora confiscati risultano società di società che lavorano nel settore dei carburanti e del gas, dodici immobili tra Villabate, Misilmeri, Polizzi Generosa e Madonna di Campiglio, case di cura, negozi e altro. A ciò si aggiungono le quote di Energas, Motorgas, Euro Baden, Diva, Cooperativa di Servizi sociali, Mondo Fruit, Duca di Brolo, Giacomo Callista, La Costruendo e altre ancora. Nonostante i tentativi della difesa di sostenere la natura lecita dei suoi beni, i giudici hanno rilevato la sproporzione tra i redditi da lui dichiarati e il valore dei beni da lui acquisiti dal 1990 in poi.

Le immagini del sequestro | VIDEO

Sono stati invece esclusi dai beni da confiscare, oltre a quelli dissequestrati nel corso degli anni, società e altro per 9 milioni di euro. In questo elenco rientrano le aziende riconducibili ad Antonio Crocco ed Elisa Di Girolamo, difesi dagli avvocati Enrico Sorgi, Nino e Sal Mormino, che torneranno a gestire per quanto di loro competenza Motorgas, Blu Gas, Elgas, Sogeas, Gigas, Gas Service, Lambdagas e quote della Motor Oil.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dal sequestro alla confisca dell'impero di Acanto, allo Stato beni per 800 milioni

PalermoToday è in caricamento