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Cronaca

Dopo il sequestro dei beni da 6 milioni di euro scatta la confisca per il "re delle scommesse"

Nel mirino il patrimonio di Benedetto Bacchi. Si tratta di dieci immobili, tra i quali spicca una lussuosa villa in viale Margherita di Savoia, sette società operanti nel settore edile e in quello dei giochi, quattro veicoli, conti correnti e le quote di un'impresa operante a Terni

Tre anni dopo il sequestro dei beni, del valore di 6 milioni di euro, per l'impero del re delle scommesse, Benedetto Baccchi, 50 anni, detto Ninì, scatta la confisca. La polizia ha dato esecuzione al provvedimento emesso dal Tribunale di Palermo-Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del questore.

Nello specifico si tratta di dieci immobili, tra i quali spicca una lussuosa villa in viale Margherita di Savoia, sette società operanti nel settore edile e in quello dei giochi e delle scommesse (alcune delle quali si trovano a Malta), quattro veicoli, sei tra conti correnti e polizze nonché le quota societarie e diritti di credito pari a 300 mila euro di un'impresa operante a Terni.

La figura di Bacchi, imprenditore attivo nel settore dei giochi e delle scommesse online, è emersa nell’ambito delle indagini condotte dalla squadra mobile di Palermo nel corso dell’operazione Game over. "Tale attività investigativa ha confermato - si legge in una nota diffusa dalla questura - l’esistenza di una forte e indissolubile compenetrazione tra l’attività dell’organizzazione mafiosa Cosa nostra e la gestione e distribuzione sul territorio delle sale gioco e scommesse in seno alle quali, quotidianamente, si muove una mole di denaro, spesso sottratta a qualunque forma di controllo legale e fiscale, che rappresenta una delle più cospicue fonti di reddito degli ultimi anni per la stessa associazione criminale".

Le indagini hanno permesso di accertare che Bacchi, avvalendosi del sostegno offerto dalla famiglia mafiosa di Partinico e in particolare di Francesco Nania, oltre che delle famiglie mafiose palermitane di San Lorenzo, Resuttana, Porta Nuova, Noce e Brancaccio, è riuscito in breve tempo ad aggiudicarsi il monopolio del mercato del gioco sul territorio palermitano. Nell’arco di un decennio Bacchi avrebbe sviluppato e consolidato un circuito di scommesse e giochi online in grado di competere con i più importanti marchi nazionali, con la sostanziale differenza, però, che il suo circuito sarebbe stato supportato dall'organizzazione mafiosa che gli ha consentito di limitare drasticamente la concorrenza e, quindi, di ampliare al massimo la diffusione del suo marchio in cambio di una partecipazione ai profitti e all’utilizzo dei canali finanziari del circuito delle scommesse e dei giochi a distanza per riciclare e occultare proventi di attività illegali.

"In altre parole Bacchi - continuano dalla Questura - ha scelto come socio, deliberatamente e programmaticamente, l'organizzazione mafiosa, scendendo a patti con i suoi esponenti così da poter realizzare la propria strategia di espansione dei 'punti gioco', offrendo in cambio la concreta prospettiva di elevati profitti derivanti, tra l'altro, dalla sua illecita attività".

Gli elementi investigativi emersi nell’ambito dell'indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, nel 2018 hanno portato all'arresto del "re delle scommesse" e di altri soggetti indagati, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, riciclaggio e associazione per delinquere finalizzata alla produzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Ad ottobre scorso Bacchi è stato condannato alla pena di anni 18 di reclusione per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso e per i reati, anche questi aggravati dalla predetta circostanza, di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommesse, truffa aggravata, trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Sulla base della pericolosità sociale di Bacchi, qualificata dall’appartenenza dello stesso al sodalizio mafioso, sono state avviate dall’Ufficio misure di prevenzione della questura indagini patrimoniali che hanno permesso di ricostruire l’origine dell’ingente patrimonio, frutto evidente del reimpiego di una cospicua parte dei capitali di illecita provenienza utilizzati dallo stesso nell’acquisto di numerosi beni, alcuni dei quali fittiziamente intestati a diversi soggetti a lui vicino. Beni che nel dicembre 2018 sono stati sequiestrati e per i quali oggi scatta la confisca. "Con lo stesso decreto - concludono infine dalla questura - gli è stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di tre anni".

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