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Cronaca

Sbagliarono a misurare l'altezza e risultò "troppo grassa": donna riammessa al concorso per carabinieri

Una palermitana di origini tunisine fu esclusa da un concorso perché la sua altezza risultò di 170 centimetri anziché 171,5, con delle ripercussioni sul calcolo del suo indice di massa corporea. Sia il Tar che il Consiglio di Stato le hanno dato ragione. Il ministero ha sostenuto invece che l'altezza può variare "grazie ad esercizi di allungamento"

Un errore nella misurazione della sua altezza di appena un centimetro e mezzo aveva però comportato la sua esclusione da un concorso bandito dall'Arma nei carabinieri nel 2018 per il reclutamento di 2 mila militari (poi passati a 2.300). Adesso però, una palermitana di origini tunisine, che oggi ha 32 anni, ha vinto la causa che aveva intentato contro il ministero della Difesa: dopo il Tar del Lazio nel 2019, le ha dato ragione anche il Consiglio di Stato. E' già stata assunta e lavora in città.

Durante il concorso la candidata era stata misurata e si era stabilito che la sua altezza fosse di un metro e 70 e non di un metro e 71,5 centimetri (come accertato nel primo giudizio). Questo aveva comportato tutta una serie di ripercussioni sia sul calcolo del suo indice di massa corporea (Imc) che della sua massa grassa, portando alla sua esclusione. Nonostante i giudici avessero già accolto il ricorso della giovane (e prima ancora della sentenza avevano disposto che fosse ammessa con riserva alle prove, che aveva superato, e poi anche al corso di formazione, che aveva concluso) e nonostante l'altezza di una persona dovrebbe essere un parametro tra i più oggettivi, il ministero aveva comunque deciso di impugnare la sentenza del Tar.

E l'Amministrazione, davanti alla seconda sezione del Consiglio di Stato (presidente Gianpiero Paolo Cirillo, estensore Giancarlo Carmelo Pezzuto), ha argomentato il suo ricorso in modo piuttosto originale, sostenendo che la statura è un "parametro asseritamente suscettibile di lievi variazioni nel tempo soprattutto nei giovani in fase di crescita ed anche grazie ad appositi esercizi di 'allungamento'" e che comunque la candidata era stata misurata con uno strumento tarato con un margine di errore di 1,5 centimetri.

avvocati  Simona Fell e Francesco Leone

I giudici hanno invece accolto le tesi della candidata, difesa dagli avvocati Francesco Leone, Simona Fell e Raimonda Riolo, confermando pienamente la decisione già emessa dal Tar Lazio che aveva sottolineato la "accertata inattentibilità del giudizio medico legale sull'indice di massa corporea e sulla composizione corporea, tenuto conto, in particolare della non corretta misurazione dell'altezza". Per i giudici l'appello del ministero " è infondato" perché "assume decisivo rilievo il dato oggettivo dell'errata misurazione della candidata effettuata in sede concorsuale".

E non "può ritenersi condivisibile l'assunto di parte appellante secondo il quale l'altezza è suscettibile di variazione nelle persone in giovane età, dal momento che all'atto della prova concorsuale in questione l'interessata era già adulta", aveva infatti 28 anni. "L'altezza costituisce un parametro che - in età adulta - deve ritenersi non soggetto a repentini cambiamenti e come tale sottoponibile a verifica anche in sede giudiziaria", scrive ancora il Consiglio di Stato. Che boccia integralmente la tesi della variazione dell'altezza con "esercizi di allungamento": "Appare poi generica e non adeguatamente documentata l'affermazione secondo la quale la statura può subire variazioni in virtù di appositi esercizi di 'allungamento'".

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