Pochi impiegati e ferie in vista: il Comune chiude gli uffici di Boccadifalco e del Cep fino al 30 settembre
Il personale che resta in servizio spostato temporaneamente in altre postazioni decentrate. Beffa per gli utenti: "Le prenotazioni già effettuate non sono valide in altri uffici". Moncada (presidente della Quarta): "Provvedimento sbagliato, così si vuole coprire l’inefficienza della macchina organizzativa comunale"
Da oggi e fino al 30 settembre le postazioni decentrate di Boccadifalco e Cep resteranno chiuse. Così ha deciso l'amministrazione comunale viste le ferie imminenti e il personale ridotto all'osso, scatenando le proteste sia delle circoscrizioni che dei cittadini. Gli impiegati che resteranno in servizio sono stati temporaneamente spostati negli uffici di via Montepellegrino, Resuttana e Borgo Nuovo.
Oggi negli uffici di piazza Pietro Micca, a Boccadifalco, c'era solo un dipendente che distribuiva le carte d'identità già pronte. Per tutti gli altri utenti si è consumata una vera e propria beffa. A spiegare il perché è Antonino Abbonato, ex consigliere e presidente della circoscrizione: "C'erano utenti prenotati da tre mesi e nessuno li ha avvisati che la prenotazione effettuata non è valida in altri uffici. C'è gente disperata che non può partire per le vacanze, perché senza documenti per imbarcarsi su un aereo o una nave. L'assessore al Personale, Fabio Giambrone, intervenga subito quanto meno per concedere una deroga sulle prenotazioni".
Da giorni le circoscrizioni sono in rivolta: l'apice delle proteste si è toccato durante il Consiglio straordinario organizzato dal presidente Silvio Moncada (quarta circoscrizione), che però non è riuscito a convincere il Comune a fare dietrofront. "Si tratta di un provvedimento - insiste Moncada - che è sbagliato sia nel metodo che nel merito: non si può penalizzare l’utenza di un territorio a rischio come Boccadifalco per coprire l’inefficienza della macchina organizzativa comunale oramai al collasso. Il nostro personale ha dimostrato grande professionalità ma soprattutto ha garantito al Comune il 40% dei servizi ad utenti provenienti da tutta la città".
Moncada fa parlare i numeri: 20 mila operazioni fra rilascio di carte d’identità, certificati, cambi residenza, registrazioni nascite e morti, celebrazione matrimoni nei primi cinque mesi del 2021 presso le postazioni decentrate Mezzomonreale, Tricomi e Boccadifalco. "Siamo amareggiati dall’atteggiamento dell’amministrazione - conclude Moncada -. Avremmo voluto un confronto per comprendere le reali motivazioni della scelta ma la Giunta ha disertato l’invito. Comunque non ci fermeremo, siamo pronti alla mobilitazione".
"La scelta del Comune di chiudere le postazioni decentrate dei quartieri Boccadifalco e San Giovanni Apostolo - dice Dario Chinnici, capogruppo di Italia Viva in Consiglio comunale - è la dimostrazione dell'incapacità di gestire il personale e i servizi e finirà col penalizzare i cittadini che hanno bisogno di rinnovare la carta d'identità o chiedere un certificato. Nella sola postazione di Boccadifalco c’erano infatti già 1.600 prenotazioni per le prossime settimane che adesso andranno tutte riprogrammate, per non parlare dei cittadini che si recheranno negli uffici e li troveranno desolatamente chiusi. L’amministrazione si fermi e revochi il provvedimento o sarà il caos".
"La chiusura delle postazioni anagrafiche San Giovanni Apostolo e Boccadifalco a mio avviso, come ho già detto all'assessore Marano e agli uffici preposti, è un errore - dichiara Massimo Giaconia, consigliere comunale del gruppo Avanti Insieme - anche se si tratta di una chiusura provvisoria. In più sedi, avevo proposto prima ai dirigenti e poi all'assessora la sospensione del procedimento e contestualmente un tavolo di confronto con tutte le parti interessate, affinché si potessero individuare delle soluzioni alternative alla totale chiusura. Chiudere le postazioni anagrafiche in quartieri come il Cep e Boccadifalco rappresenta una sconfitta per tutti, poiché al netto delle numerose carte d'identità e certificazioni che le stesse esitano, chiudere le postazioni è come abbassare le saracinesche a dei presidi di legalità, che soprattutto per il quartiere Cep rappresenta un segnale in controtendenza rispetto alle attività di sensibilizzazione alla legalità che si sono svolte nel corso di questo anno in sinergia tra le varie istituzioni e il terzo settore. Torno a chiedere all'assessore Giovanna Marano, un tavolo di confronto volto ad individuare soluzioni alternative alla chiusura delle due postazioni e sino ad allora la sospensione del provvedimento".