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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Compravendita di voti per le elezioni del 2012, patteggiano 5 indagati

Tra questi un boss, un finanziere e un allora candidato alla circoscrizione: pene da 2 mesi a un anno. Per altri 22 imputati è già stato fissato il processo. L'inchiesta nasce da un'indagine sugli assetti mafiosi di Tommaso Natale

Erano tutti finiti nell’inchiesta che aveva coinvolto quattro politici, Nino Dina, Franco Mineo, Roberto Clemente e Giuseppe Bevilacqua per una presunta compravendita di voti (anche da alcuni mafiosi) in vista delle elezioni amministrative e regionali del 2012. Oggi cinque imputati hanno deciso di patteggiare la pena: si tratta del boss Calogero Di Stefano (un anno), del finanziere Leonardo Gambino (6 mesi), dell’allora candidato alla Circoscrizione Giuseppe Monteleone (10 mesi), di Michele Scannaliato (6 mesi) e di Angelo Guercio (2 mesi e 20 giorni).

Le richieste avanzate dagli imputati e concordate con la Procura sono state accolte dal gup Fabrizio Molinari, davanti al quale si sta svolgendo il processo. Altre quattro pesone – Clemente, l’ex dipendente del Banco delle opere di carità, Marcello Macchiano, Salvatore Ingrassia (fratello di Ignazio, boss di Ciaculli, condannato nel primo Maxiprocesso e catturato nel 2007 nel New Jersey) e Antonino Fiorentino – hanno scelto l’abbreviato e per loro la sentenza potrebbe arrivare a giugno.

Per altri 22 imputati, invece, è già stato fissato il processo che inizierà davanti al tribunale il 20. Oltre a Bevilacqua, Dina e Mineo, si tratta della sorella di Bevilacqua, Teresa, dei boss Giuseppe Antonio Enea e Natale Giuseppe Gambino, di Agostino Melodia, della compagna di Bevilacqua, Anna Brigida Ragusa, di Salvatore Zagone, Vincenzo Di Trapani, Carmelo Carramusa, Salvatore Cavallaro, Pietro Cosenza, Onofrio Donzelli, Enzo Fantauzzo, Salvatore Machì, Ferdinando Vitale, Pietra Romano, Giusto Chiaracane, Giuseppa Genna, Domenico Noto e Salvatore Ragusa.

La guardia di finanza, nel 2011, indagando sugli assetti mafiosi di Tommaso Natale, incappò in una strana conversazione in cui alcuni boss parlavano di Bevilacqua e della sua capacità di raccogliere voti nella campagna del 2007, quando aspirava a diventare un consigliere di circoscrizione proprio in quella zona. Da qui, l’inchiesta coordinata da Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Francesco Del Bene consentì di ricostruire un presunto mercato di voti durante le elezioni amministrative e regionale del 2012: ci sarebbe stato chi avrebbe accordato la sua preferenza per pochi euro, chi per somme più consistenti e molti – tra cui anche parenti di mafiosi - in cambio della promessa di un posto di lavoro. Emerse anche come Bevilacqua e la compagna avrebbero rivenduto cibo destinato in realtà ai poveri e distribuito dal Banco delle opere di carità. In un capannone di Bagheria sarebbe stato allestito un mercato nero dei prodotti. Nel procedimento il Comune di Palermo, l’ex Provincia e il Banco delle opere di carità si sono costituiti parte civile.  
 

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