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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Il segugio temuto dai boss, quando Ievolella fu freddato da 4 killer

Ricorre oggi il 36esimo anniversario della morte del maresciallo dei carabinieri ucciso in un agguato in via Serradifalco mentre si trovava insieme alla moglie e alla figlia. Oggi una cerimonia con i parenti e i massimi vertici dell'Arma

Oggi ricorre il 36° anniversario dell’omicidio del raresciallo dei carabinieri Vito Ievolella. Alle 10 in piazza Principe di Camporeale è stata deposta una corona d’alloro sulla lapide dedicata al caduto e alle 10,30 è stata celebrata la Santa Messa nella chiesa di Santa Maria Maddalena sita all’interno della Caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa, sede del Comando Legione Carabinieri Sicilia.

Il 10 settembre del 1981 alle 20,30 circa, il Maresciallo Vito Ievolella era in compagnia della moglie Iolanda a bordo della loro Fiat 128 in via Serradifalco, stava aspettando che la figlia 20 enne Lucia Assunta uscisse dalla scuola guida dove frequentava un corso per il conseguimento della patente. All’agguato, parteciparono quattro killer armati di pistole calibro 7,65 e fucili caricati a pallettoni che, giunti a bordo di una Fiat Ritmo, risultata poi rubata, scesero dall’autovettura e fecero fuoco in direzione del Maresciallo Ievolella. Nell'assalto la moglie riportò una leggera ferita in volto. Il mezzo usato dai killer fu dato alle fiamme e quindi abbandonato in via Caruso dove fu ritrovato dai carabinieri.

Ievolella-2La causa della sua morte va ricercata in un’indagine, svolta nel 1980 e finita con un rapporto “esplosivo” dal titolo “Savoca più quarantaquattro”, all’interno del quale erano individuate le gravi responsabilità e i loschi affari di personaggi di spicco della mafia dell’epoca, tra cui la famiglia Spataro. Il Maresciallo Ievolella era molto noto negli ambienti investigativi dell’Arma e tra i magistrati per le sue capacità professionali, per l’impegno investigativo e per la determinazione nel fare luce tanto sul delitto comune quanto su quello mafioso. Il valore e l’impegno nell’attività investigativa gli erano valsi sette encomi solenni e quattordici lettere di apprezzamento del comandante Generale dell’Arma, da parte della stampa aveva ricevuto appellativi come “segugio temuto dai boss” e “specialista in casi difficili”.

Al Maresciallo Ievolella, il Capo dello Stato ha concesso la Medaglia d’Oro al Valore Civile con la seguente motivazione: “Addetto a Nucleo Operativo di Gruppo, pur consapevole dei rischi a cui si esponeva, si impegnava con infaticabile slancio ed assoluta dedizione al dovere in prolungate e difficili indagini – rese ancora più ardue dall’ambiente caratterizzato da tradizionale omertà - che portavano all’arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato tesogli da quattro malfattori, immolava la vita ai più nobili ideali di giustizia e di grande eroismo”.

Oggi alla cerimonia, erano presenti la figlia Lucia Assunta Ievolella, la nipote Alessandra, il Generale di Brigata Riccardo Galletta comandante della Legione Carabinieri Sicilia; il colonnello Marco Guerrini, comandante del Gruppo carabinieri di Palermo, il questore Renato Cortese e alte Autorità cittadine oltre a una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo.

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