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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Il cacciatore di latitanti che faceva paura alla mafia: omaggio a Beppe Montana

Il commissario della "Catturandi" è stato ricordato con una cerimonia nel 32esimo anniversario della sua uccisione: fu freddato a Porticello da due killer mentre passeggiava con la fidanzata. Con il suo gruppo investigativo raggiunse diversi successi contro Cosa nostra

Era un cacciatore di latitanti Beppe Montana, commissario della "Catturandi" della Squadra mobile di Palermo, ucciso dalla mafia il 28 luglio 1985. Oggi, nel 32esimo anniversario della sua uccisione, è stato ricordato nella piazzetta a lui dedicata, a Porticello (Santa Flavia), dove è stato deposto un cuscino di fiori.

Una cerimonia sobria quella organizzata dalla polizia di stato di Palermo, guidata dal questore Renato Cortese, per rendere omaggio al giovane investigatore ucciso da un commando nei pressi del porticciolo turistico dove aveva ormeggiato il suo motoscafo. I due killer lo avvicinarono e lo freddarono a colpi di pistola mentre passeggiava con la sua fidanzata.

Collaborò con Rocco Chinnici nelle indagini su Cosa nostra e nelle attività di sensibilizzazione tra i giovani, costituendo, per quest'ultimo scopo, il comitato "Lillo Zucchetto", intitolato a uno dei suoi migliori investigatori, ammazzato nel 1982 da due killer. Una volta spiegò: "I nostri successi non sono solo il frutto di investigazioni, ma anche del progresso culturale".

Pochi giorni dopo l'omicidio Montana, la mafia uccise, il 7 agosto, in via Croce Rossa due suoi amici, il capo della Mobile Ninni Cassarà e l'agente Roberto Antiochia. Insieme a Cassarà e ad altri funzionari di polizia, faceva parte di quel gruppo di giovani investigatori che stava raggiungendo diversi successi contro Cosa nostra con metodi più dinamici, con indagini sul campo, pattugliamento e osservazione nei quartieri considerati feudi storici dei capi mafiosi.

Due anni prima di essere ucciso, nel luglio 1983, in occasione dell'assassinio Chinnici, in un'intervista Montana aveva ricordato come i killer della mafia conoscessero bene chi faceva veramente antimafia e come fosse facile per loro colpirli. Tre giorni prima dell'omicidio, aveva catturato con la sua squadra otto uomini del boss Michele Greco, sfuggito per un soffio all'arresto. La risposta non si fece attendere: il 28 luglio due uomini, armati con pistole calibro 357 e calibro 38, gli si avvicinarono e scaricarono i revolver sul volto del commissario di polizia.

"Beppe Montana - commenta il sindaco Leoluca Orlando - faceva parte di un formidabile gruppo di investigatori coraggiosi e di talento e riuscì ad arrestare numerosi latitanti e a contrastare efficacemente i loschi affari di Cosa nostra, dal traffico di droga a quello delle armi. Fu per questo, ma anche per la sua azione di instancabile divulgatore della cultura della legalità tra i giovani e nelle scuole, che la mafia ne decretò la condanna a morte. Il suo assassinio avvenne in un'epoca barbara e crudele in cui fedeli servitori dello Stato erano costretti a lavorare in un clima ostile anche all'interno delle stesse istituzioni".

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