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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Caso di Coronavirus, chiude sede Comdata: "Paghiamo prezzo del contagio con le nostre ferie"

Dopo il terremoto che ha scosso il call center di via Ugo La Malfa che sabato scorso ha registrato il primo tampone positivo, l’azienda ha messo in ferie forzate i suoi lavoratori che però non ci stanno: "Avremo tutti delle ripercussioni sul salario", dice una dipendente a PalermoToday

“Paghiamo il prezzo del contagio con le nostre ferie”. Dopo il terremoto che ha scosso Comdata, il call center palermitano di via Ugo La Malfa che sabato scorso ha registrato il primo tampone positivo al Coronavirus, l’azienda ha chiuso mettendo in ferie forzate i suoi lavoratori che, però, non accolgono di buon grado questa scelta. "C'è chi ha il token in ufficio e non può andarci perché è chiuso, chi non ha pc e chi non ha internet. Anche se l'azienda ci riconosce in busta paga 30 euro al mese per internet" spiega un dipendente. 

“Ci adegueremo alle disposizioni sanitarie e ci attiveremo prontamente per garantire sempre che non ci sia rischio di contagio tra gli operatori. Procederemo con la sanificazione e igienizzazione di tutte le postazioni di lavoro e delle aree comuni, attendendo le future indicazioni delle autorità” si legge in una lettera inviata da Enrico Martino, direttore Risorse Umane di Comdata Italia.

Fino a quando, dunque, non partirà lo smart working per gli operatori del call center che gestisce il servizio clienti Wind3 si sta a casa conteggiando le ferie. “Molti lavoratori sono in ferie già da un mese - racconta a PalermoToday Marilena Sansone, una dipendente che fa anche parte del direttivo Slc Cgil -. Attingendo dal nostro monte ferie, che andrà in negativo, avremo tutti delle ripercussioni sul salario. La chiusura è fondamentale, ma non può avere ricadute economiche sui lavoratori”.

Da Comdata però fanno sapere che stanno facendo il possibile per avviare il lavoro agile da casa nel più breve tempo possibile. “Ribadiamo il nostro massimo impegno per la salvaguardia della salute di tutti: è questo l’obiettivo primario, anche quando le attività del sito potranno riprendere - prosegue ancora Martino -. In tal senso, ricordiamo che Comdata sta già attuando il protocollo che disciplina le modalità per un corretto svolgimento delle attività lavorative nel periodo di emergenza legato all’epidemia Covid 19, anche con provvedimenti di maggior protezione rispetto a quanto previsto nello stesso”.

Secondo quanto si apprende dalla lettera inviata agli operatori telefonici, però, l’azienda ha fatto partire già da oggi lo smart working, anche se solo per alcuni. “Come sapete l’azienda ha avviato un piano per permettere di lavorare da casa ai lavoratori impegnati sul servizio Wind3, con l’obiettivo di raggiungere il numero massimo possibile in tempi brevi - si legge infatti nel testo della comunicazione ufficiale -. Le prime persone inizieranno a lavorare da casa nella giornata del 23 marzo 2020 (oggi, ndr). Stiamo facendo tutto il possibile per accelerare”. 

Questo non basta per i dipendenti tra cui si registra alta tensione. “Non sappiamo quanti di noi sono stati contagiati - conclude l’operatrice -. Magari ci sono molti asintomatici. Al capitalista dunque è consentito di continuare a lucrare sulla vita stessa dei lavoratori? Noi facciamo chiamate commerciali e di post vendita, non facciamo assistenza tecnica. Una mono commessa come la nostra, che è un colosso delle comunicazioni, riesce a garantire servizi da remoto ai clienti ma non ai suoi lavoratori. Chiediamo lo smart working da un mese. E adesso continuiamo a non ottenerlo e lo paghiamo di tasca nostra”.

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