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Cronaca Zen

I cani, il ring e il sangue: combattimenti tra pitbull allo Zen 2, tre condannati

La Lav, una delle più importanti associazioni animaliste italiane, è parte civile nel processo. I fatti risalgono al 12 novembre del 2013 quando i carabinieri in un terreno scoprirono un terreno dove gli animali duellavano

Sono stati condannati tre dei sei imputati nel processo per l'organizzazione di combattimenti tra cani allo Zen 2. I fatti risalgono al 2013, quando i carabinieri eseguirono diverse misure cautelari nell’ambito di un’indagine sui combattimenti tra cani. Le indagini scaturirono da un controllo stradale nell’ambito del quale i militari sorpresero, a bordo di una Bmw in via Leonardo da Vinci, quattro persone intente a visionare un video su una fotocamera digitale. Uno di loro aveva anche abiti sporchi di sangue.

IL VIDEO DEI COMBATTIMENTI

Da un’attenta visione dei filmati, i carabinieri riuscirono ad identificare cinque degli individui ritratti nelle immagini sequestrate. A seguito di ulteriori indagini, la notte dell’11 giugno 2013, i militari individuarono su un terreno incolto allo Zen 2, un’area recintata con reti di materassi e bancali, dove era stato attrezzato un ring, simile a quello filmato nei video sequestrati. Nel corso dell’operazione, diversi soggetti, alla vista dei militari, scapparono, ma i carabinieri riuscirono a bloccare tre di loro, tra cui un minorenne. Furono trovati e sequestrati sei cani, di cui uno ancora presente all’interno del ring, visibilmente sanguinante e con diverse ferite alla testa, al collo e alle orecchie. L’attività di monitoraggio dei militari si sviluppò anche dall’alto, con l’ausilio degli elicotteri del nono Nec, su cui sono installate strumentazioni di ultima generazione che hanno permesso di perlustrare le aree interessate alle indagini anche in orario notturno.

Adesso le condanne. I tre condannati avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Per gli altri tre imputati è pendente il rito ordinario. In particolare M.N. è stato condannato a un anno di reclusione e a 50 mila euro di multa. G.G. e M.G., invece, hanno subito la condanna a un anno, un mese e dieci giorni di reclusione e al pagamento di 52 mila euro di multa. Tutti gli imputati sono stati condannati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, (Lav, Lida e Ugda) più il pagamento delle spese processuali.
 
I REATI CONTESTATI - Il reato contestato a tutti, inclusi gli imputati per i quali il processo è ancora in corso, è il concorso nel delitto previsto dall’art. 544-quinquies del Codice Penale: “perché in concorso tra loro, materiale e morale, promuovevano o comunque organizzavano un combattimento di cani di razza pitbull che poteva metterne in pericolo l’integrità fisica, utilizzando videoriproduzioni contenenti scene e immagini dei combattimenti e delle competizioni e curandone la registrazione delle immagini attraverso una macchina digitale”. A due imputati è stato contestato anche il reato di maltrattamento di animali perché in concorso tra loro, nel corso dei combattimenti, provocarono lesioni a un pit bull, successivamente morto.
 
LAV PARTE CIVILE - “Queste condanne, tra le prime a Palermo, sono particolarmente importanti perché è stata riconosciuta la pericolosità sociale di un fenomeno criminale complesso e articolato che, purtroppo, negli ultimi tempi è in preoccupante aumento - dice Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della Lav -. A indicare l’aggravarsi del fenomeno sono l’aumento delle segnalazioni, il numero di persone denunciate, i molti ritrovamenti di cani feriti o morti a seguito delle lotte e lo spopolare nel web di pagine che esaltano i combattimenti. Sono aumentati - prosegue Troiano - anche i furti e i rapimenti di cani di razze abitualmente usate nei combattimenti”. 
 

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