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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca

Coca per la Palermo bene, pusher muti davanti ai pm: spunta anche un giudice

I cinque presunti spacciatori si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ben 580 in tutto i clienti "censiti", ma si parla di circa 700 persone in totale: tra loro anche un giudice. Fermato dalla polizia durante un incontro con il pusher, avrebbe tirato fuori il tesserino

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i cinque presunti pusher arrestati due giorni fa dalla polizia nell'ambito dell'operazione H24. Secondo l'accusa Antonino Di Betta, Stefano Macaluso, Giovanni Fiorellino, Danilo Biancucci e Alessandro La Dolcetta - rifornivano professionisti e personaggi della cosiddetta Palermo bene. Oggi i cinque hanno fatto scena muta davanti al gup Guglielmo Nicastro. I loro avvocati - come spiega l'Ansa - non hanno fatto richieste sulla misura cautelare e quindi rimarranno in carcere.

VIDEO: L'USCITA DEGLI ARRESTATI DALLA QUESTURA

Tra i clienti dei pusher c'era anche un magistrato in servizio ad Agrigento. Ben 580 in tutto i clienti "censiti", ma si parla di circa 700 persone in totale. Fermato dalla polizia il giudice prima avrebbe cercato di difendersi, utilizzando anche la sua posizione, poi avrebbe ammesso (non gli vengono comunque contestati reati). Gli atti sono stati mandati alla Procura generale per eventuali procedimenti disciplinari. 

COCAINA A TUTTE LE ORE: I RETROSCENA

L'intercettazione è quella del 3 febbraio scorso. A squillare, a mezzanotte, fu il cellulare di Antonio Di Betta, 26 anni. I poliziotti seguivano Di Betta per assistere alla cessione della cocaina. E quando gli agenti sono intervenuti - nelle vicinanze di un pub a pochi passi da via Libertà - e hanno bloccato Di Betta, nelle tasche del giovane sarebbero saltate fuori 25 dosi di "coca". Il presunto cliente, invece, non aveva niente addosso. Dalla tasca avrebbe però tirato fuori un tesserino: "Sono un giudice...". 

Spaccio di coca, cinque arresti

Il giudice non rischia nulla. Nemmeno - non essendo stato trovato in possesso di droga - una segnalazione amministrativa in Prefettura. Il suo nominativo è, però, finito nell'elenco dei tanti clienti della "Palermo bene" dei pusher: avvocati, ristoratori, psicologi, assistenti di volo, ed un carabiniere. Elenco che - stando a quanto emerge dall'inchiesta - è in mano alla sezione Narcotici della Squadra Mobile di Palermo.

Due gruppi distinti dediti allo smercio di cocaina. Da quello che è emerso il telefono intercettato dalla polizia era oggetto di una vera e propria turnazione da parte dei pusher, come dimostra il caso di Macaluso e Di Betta, che si erano organizzati stabilmente su due fasce orarie. Macaluso "operava" dalle 8 alle 20, Di Betta fino alle 8 della mattina seguente. Un ciclo perpetuo capace di assicurare ai clienti copertura totale, 24 ore su 24. Prova ne è una delle tante telefonate intercettate in cui un giovane avvocato che svolgeva tirocinio nello studio legale della madre, nell'avanzare una richiesta di fornitura, si era sentito rispondere da Macaluso: "Fra una ventina di minuti monta Tony, e chiami a Tony, va bene?". Sono le 20.11 dello scorso 17 ottobre. Ventidue minuti dopo il cliente telefona di nuovo e si mette d'accordo con il pusher. Fasce orarie stabili e programmate. E quel telefono, sempre "caldissimo". Non meno di 300 telefonate al giorno, 3000 circa a settimana, con numeri raddoppiati nel weekend.

  

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