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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Cinisi

Cinisi, dopo due anni il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato riapre le porte

In occasione del 39esimo anniversario dell'omicidio, il proprietario del bene ha firmato un accordo con l'assessorato regionale dei Beni Culturali. L'edificio rurale è chiuso dal 2015

Dal 4 maggio il casolare dove venne ucciso Peppino Impastato, a Cinisi, sarà aperto al pubblico dalle 9 alle 13. In occasione del 39esimo anniversario dell'omicidio, l'assessore regionale dei Beni Culturali Carlo Vermiglio, il dirigente generale del dipartimento Gaetano Pennino, la proprietaria della struttura Luisa Venuti e il Comune di Cinisi hanno firmato un accordo.

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL 39ESIMO ANNIVERSARIO

All'incontro ha partecipato anche il fratello del militante ucciso Giovanni Impastato: "Già domani - - spiega a PalermoToday - l'azienda foreste del Dipartimento Agricoltura della Regione si è messo a disposizione dell'Assessorato per dare inizio all'intervento di pulizia nell'area antistante l'edificio che resterà aperto almeno fino al 9 maggio. Sono molto soddisfatto dell'accordo raggiunto, un punto di partenza importante per arrivare all'obiettivo che ci prefigiamo da tempo: l'esproprio del casolare". 

Il luogo, dichiarato di interesse culturale, è stato inserito insieme alla Casa Museo Peppino e Felicia Impastato, nei luoghi dell’identità e della memoria come “I Luoghi di  Peppino Impastato”. Ad accogliere i visitatori che si recheranno sul posto per visitarlo, ci sarà un presidio della polizia e dei vigili. Il 9 maggio, giorno della morte del militante, alle 10, proprio nel casolare è previsto un presidio durante il quale la Consulta giovanile di Polizzi Generosa farà un intervento dal  titolo "D come Peppino". Prevista la presenza anche dell’assessore dei Beni culturali e dell’identità siciliana Carlo Vermiglio e il dirigente generale Gaetano Pennino.

Il casolare è chiuso dal 2015. Da allora tantissimi sono stati gli appelli per restituire alla collettività il luogo, di proprietà privata, ma non sono serviti a nulla. Oltre alla famiglia Impastato, si sono mobilitati anche l'ex premier Matteo Renzi e il ministro Orlando. A distanza di due anni qualcosa comunicia a muoversi. 

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