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Cronaca

Sant'Orsola, loculi acquistati anni fa ma ora il cimitero pretende l'Iva su 5 mila sepolture

Il disguido nasce perché l'Agenzia delle entrate ha obbligato la fondazione Santo Spirito a versare l'imposta inizialmente non dovuta. E così il camposanto privato ha deciso di rivalersi sui concessionari che hanno comprato le tombe tra il 2014 e il 2019. Ma c'è chi si oppone e annuncia battaglia legale

La fondazione Santo Spirito reclama l'Iva su circa 5 mila sepolture già acquistate (e pagate) nel periodo compreso tra il 2014 al 2019 presso il cimitero di Sant'Orsola.

Il motivo? L'Agenzia delle Entrate ha stabilito che la fondazione che gestisce il più grande cimitero privato della città "non è esente da Iva sulle tariffe di concessione", obbligandola a versare l'imposta al 10%. E' così l'ente gestore del camposanto diffida e mette in mora i parenti dei defunti e i clienti che hanno acquistato una sepoltura per recuperare le somme da versare all'Erario, malgrado contratti già chiusi. C'è però chi si oppone alla richiesta ed è deciso a portare la questione in tribunale, forte di contratti e fatture in cui viene messo nero su bianco l'avvenuto versamento della somma "Iva inclusa".

E' il caso del signor Santo Traina, che nelle scorse settimane si è visto recapitare più di una lettere in cui si chiede il pagamento retroattivo della somma. Analoghe missive sono state inviate ad altre 5 mila persone nella stessa situazione. Tutto nasce perché il soggetto gestore del cimitero ha mutato la sua natura giuridica: da Ipab a fondazione. Così spiega Isidoro Mistretta, responsabile del settore economico finanziario della fondazione Santo Spirito, che aggiunge: "Prima eravamo esentati dall'Iva sull'importo del loculo e facevamo pagare l'Iva al 22% sui servizi, tumulazione e pratiche ad esempio. L'Agenzia delle Entrate dal 2020 ci obbliga ad applicare l'Iva al 10% sull'importo del loculo e in base alla normativa vigente - articolo 60 comma 7 della legge 633/72 - abbiamo facoltà di recuperare queste somme richieste dall'Erario dai clienti. Sanzioni e interessi ce li stiamo accollando noi". 

Questo perché "l'esperto tributarista della fondazione ci ha consigliato di aderire all'accertamento dell'Agenzia delle Entrate" dice Mistretta, riferendo inoltre che "più del 60% dei concessionari dei loculi al cimitero di Sant'Orsola sta pagando". Il singor Traina invece non intende sborsare l'Iva sui 3.859,42 già pagati per la concessione trentennale del loculo nel quale riposa sua madre (ossia 358 euro). E, attraverso lo studio dell'avvocato Giuseppe Abbagnato, ha fatto partire una lettera di risposta alla fondazione Santo Spirito. Nella missiva si sottolinea che la "richiesta è infondata" e "nulla rilevano le vicende fiscali di codesta fondazione", tanto che l'avvocato Abbagnato - "preannunciando giudizio" - invita la Santo Spirito "a desistere ad agire nei confronti del mio cliente".

Siamo insomma sul punto di una battaglia legale "per contestare il pagamento dell'integrazione al prezzo del loculo già determinato e accettato da ambo le parti". A dirlo è il vicepresidente della Prima circoscrizione, Antonio Nicolao, che sostiene il signor Traina in questo braccio di ferro con la fondazione Santo Spirito. Nicolao afferma di aver "ricevuto altre segnalazioni" e parla di "situazione anomala, al limite dell'inverosimile". "La povera defunta si sta rivoltando nella tomba" prosegue Nicolao, secondo cui "l’atto di diffida ricevuto dal  figlio Santo dopo 4 anni dal decesso della madre suona come un’offesa anche per i figli. La signora aveva pensato a tutto prima di morire, mettendo da parte i suoi risparmi per utilizzarli per pagare l’intera fattura del funerale. E' inspiegabile la richiesta della fondazione e sentirsela raccontare con tristezza dal figlio suscita la voglia di fare chiarezza".

"Assieme all’avvocato Abbagnato - conclude Nicolao - abbiamo deciso di andare avanti sulla vicenda anche presso i tribunali, qualora il camposanto continuasse a reiterare la costituzione in mora verso una persona che non ha lasciato nessun debito".

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