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Cronaca

"Tangenti per accelerare le sepolture ai Rotoli", via al processo per l'ex direttore e altri 10

Fissata per novembre l'udienza preliminare per Cosimo De Roberto, che l'anno scorso finì ai domiciliari, ma anche dipendenti comunali, impresari funebri e persino il figlio di un boss dell'Arenella. Secondo l'accusa, sarebbero state pagate mazzette da 800 euro da diverse persone per evitare che parenti defunti restassero per mesi in deposito

Sarebbe bastato pagare una mazzetta per scavalcare la lunga lista d'attesa ed essere sepolti rapidamente al cimitero dei Rotoli, nonostante le centinaia di bare accatastate nel deposito e da mesi al centro delle polemiche. Era emerso dall'inchiesta dei carabinieri che, a ottobre dell'anno scorso, aveva fatto finire agli arresti domiciliari anche l'ex direttore dei cimiteri, Cosimo De Roberto. Il procuratore aggiunto Sergio Demontis ed il sostituto Francesca Mazzocco hanno infatti chiesto il rinvio a giudizio per De Roberto ed altri dieci imputati, tra cui dipendenti comunali, impresari funebri e anche il figlio di un boss.

Nello specifico, si tratta degli impiegati del Comune in servizio ai Rotoli Aldo Billeci, Maria Grazia Martino e Margherita Maggiore, del dipendente di Palazzo delle Aquile Giovanni Prestigiacomo, del collaboratore amministrativo nel cimitero Rodolfo Zanardi, dei seppellitori Francesco Mazza ed Andrea Senapa, degli impresari funebri Nunzio Trinca e Natale Roberto Catalano (titolare della ditta "San Michele"), nonché del fioraio e figlio dell'affiliato al clan dell'Arenella, Rosolino Lo Cicero.

I militari erano riusciti a ricostruire il passaggio di alcune tangenti da 800 euro l'una che avrebbero permesso a diverse persone di non lasciare i loro cari a marcire nel deposito dei Rotoli. Secondo la Procura, De Roberto - che attraverso i suoi avvocati, Alessandro Campo e Giacomo Armetta, ha sempre respinto le accuse - avrebbe accettato denaro da Trinca per favorire proprio l'attività di quest'ultimo all'interno del cimitero, ma si sarebbe fatto anche consegnare soldi per consentire il ricongiungimento dei resti di una donna nella tomba di famiglia ed altri per estumulare una salma (in questo caso in concorso con Lo Cicero). De Roberto deve rispondere anche di peculato perché avrebbe utilizzato il furgone del Comune, destinato al cimitero dei Rotoli, per il trasloco della figlia.

Prestigiacomo avrebbe invece inviato due mail con dei biglietti aerei per giustificare falsamente la tumulazione anticipata di due persone, mentre Billeci avrebbe violato le norme disponendo la sepoltura di una salma prima di tante altre che erano in attesa. Stessa accusa per le sue colleghe Marino e Maggiore, che si sarebbero mosse in concorco con il seppellitore Mazza. Zanardi, infine, si sarebbe accordato con l'impresario funebre Catalano per dare 100 euro al seppellitore Senapa e tumulare irregolarmente una salma.

L'inchiesta è solo un piccolo spaccato di ciò che sarebbe accaduto all'interno dei Rotoli e una di quelle legate ad un'emergenza infinita che non avrebbe generato solo corruzione, ma anche la distruzione di salme. Gli strascichi sono stati anche politici: De Roberto si era già dimesso quando venne arrestato, ma poi lasciò l'incarico anche l'assessore al Bilancio con delega ai Cimiteri, Roberto D'Agostino.

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