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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Monreale

"Business sulle tombe del cimitero di Monreale", dopo cinque anni chiusa l'inchiesta per 27

Notificato l'avviso di conclusione anche a medici dell'Asp, al gestore del camposanto e ad alcuni titolari di agenzie di pompe funebri. Il caso era emerso nel 2015 dopo una serie di esposti: sarebbero state ricavate nuove sepolture senza autorizzazione

Manca lo spazio, quindi i cimiteri, della città come della provincia, sono in cronica emergenza e, come emerge da diverse inchieste, i defunti diventano un business su cui speculare: tombe che si moltiplicano senza alcuna autorizzazione, ma anche - nei casi più inquietanti, come a San Martino delle Scale - morti che vengono spostati o che addirittura spariscono. Il caso del camposanto di Monreale era già emerso nel 2016 e, dopo anni di indagini, adesso sono stati notificati gli avvisi di conclusione a ben 27 persone.

Nello specifico, il procuratore aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Giorgia Spiri, che coordinano il lavoro dei carabinieri, ipotizzano i reati di falso, truffa aggravata, abuso d'ufficio e corruzione e potrebbero a breve chiedere il processo per gli indagati, tra cui figurano il custode del cimitero, Giuseppe Venturella, ma anche due medici dell'Asp, Ernesto D'Agostino e Giovanni Ruggieri, due necrofori, Luigi Teodosio e Pietro Basile, nonché l'addetto ai Servizi cimiteriali, Salvatore Ganci. Sotto inchiesta anche i rappresentanti di alcune agenzie di pompe funebri, come Salvatore Marchese, e diversi medici, tra cui Salvatore Ciofalo e Francesco Paolo Sutera, che - per la Procura - avrebbero certificato la morte di diverse persone senza neppure averne visto i cadaveri, in cambio di piccoli "regali".

Tutto era nato - ben cinque anni fa - dopo una serie di esposti arrivati in Procura e dai primi accertamenti, già nel 2016, era emerso che il numero delle sepolture previsto nel cimitero di Monreale non combaciava con quello reale e si sarebbero quindi ricavate nuove tombe senza alcun permesso. Già allora erano state revocate dal Comune diverse concessioni e gli inquirenti avevano sequestrato vari documenti. 

Per far funzionare il presunto "affare", ad essere falsificati, secondo l'accusa, sarebbero stati soprattutto i verbali di estumulazione, per trasferire quindi le salme in aree comuni, lasciando spazio a nuovi morti. E, almeno in un caso, il custode del camposanto avrebbe accettato 5 mila euro per "prenotare" un posto ad un defunto in una cappella gentilizia.

C'è poi un capitolo sui gestori di agenzie funebri che, pur non avendo le autorizzazioni, sarebbero comunque riusciti a far seppellire i morti a Monreale, così intascando comunque i soldi per i servizi. Un caso simile è emerso anche in città, precisamente al cimitero dei Rotoli, e coinvolge "L'ultima cena" (non più operativa) di Paolo Rovetto, già sotto processo.

A ricevere l'avviso di conclusione delle indagini per il caso di Monreale sono stati anche: Vincenzo Nicolosi, Mariano Russo, Francesca Lo Piccolo, Antonio Prestidonato, Giuseppe Maniscalco, Antonino La Mantia, Giorgio e Francesco Rincione, Bernardo Marcimino, Francesco Sciortino, Antonino Di Cristofalo, Maurizio Busacca, Rosalia La Parola, Gaetano Lo Monaco, Massimo Alongi, Marco Davì, Maria Pia Cappello e Salvatore Palazzo.
 

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