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Cronaca Monreale

"Abusi per ampliare le tombe nel cimitero di Monreale", inchiesta archiviata dopo 6 anni

Il gip ha accolto l'istanza formulata sia dalla Procura che dalla difesa per tre funzionari del Comune e un ingegnere. Erano indagati dal 2015 per falso e omissione di atti d'ufficio. I carabinieri riscontrarono effettivamente delle violazioni urbanistiche dopo aver aperto una serie di loculi

Ci sono voluti sei anni di indagini, ma alla fine il gip - accogliendo le richieste sia della Procura che della difesa - ha deciso di archiviare il fascicolo a carico di tre funzionari del Comune di Monreale e di un ingegnere, finiti sotto inchiesta nel 2015 per falso, omissione di atti d'ufficio e falsità ideologica commessa dal privato, in relazione a presunti abusi edilizi all'interno del cimitero monumentale della cittadina normanna.

Secondo l'accusa iniziale, sarebbero state compiute illecitamente delle modifiche nella parte sotterranea delle tombe gentilizie al fine di ampliarle. Inoltre vi sarebbero state delle irregolarità anche nella vendita delle sepolture, cedute dal Comune a circa 5 mila euro l'una.

"Non si ravvisano agli atti del procedimento penale elementi idonei a sostenere le accuse in giudizio", così ha però sancito adesso il gip, disponendo l'archiviazione del fascicolo a carico dei funzionari del Comune Maurizio Busacca, Salvatore Termini e Salvatore Palazzo, e del professionista Francesco Rincione, che aveva curato il progetto di una tomba gentilizia privata. Sono difesi dagli avvocati Salvino Caputo, Francesca Fucaloro e Giada Caputo. E' stato lo stesso pm, sulla scorta anche dei documenti portati dai legali, a chiedere di chiudere l'inchiesta.

Tutto era partito da una serie di esposti, che risalgono al 2006, con i quali si segnalavano presunti abusi edilizi all'interno del cimitero monumentale di Monreale, in particolare sarebbero state ampliate irregolarmente una serie di sepolure date in concessione dal Comune nel 2015. I carabinieri controllarono circa duecento loculi e riscontrarono violazioni urbanistiche e ampliamenti abusivi delle tombe, rilevando che i lavori sarebbero stati compiuti in modo completamente difforme rispetto ai progetti presentati. Durante le indagini vennero anche aperte delle sepolture per identificare le salme e si fecero pure controlli incrociati tra gli atti cimiteriali e la documentazione anagrafica e urbanistica.

Qualche anno fa, la Procura aveva chiesto la proroga delle indagini, alla quale si erano opposti (senza esito) i difensori, sostenendo che dai documenti non ermergessero i reati di falso, omissione di atti d'ufficio e di falsità ideologica commessa da privati, così come contestati agli indagati. Adesso, dopo sei anni, questa tesi è stata condivisa anche dal pubblico ministero e dal gip.

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