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Cronaca Montepellegrino / Via dell'Autonomia Siciliana

Fly Tennis tempo scaduto, campi chiusi dopo 37 anni: "Sfrattati dai preti"

Titoli di coda sulla storica struttura di via Autonomia Siciliana. Contratto scaduto, chi gestisce l'impianto ammette: "E' tutto finito, costretti a licenziare anche un operaio con 6 figli"

Chi ha frequentato quei campi non può non conoscere i due Pisciotta, i fratelli-arbitri e volti simbolo del Fly Tennis. Adesso sulla struttura di via Autonomia Siciliana, a due passi dalla Fiera del Mediterraneo, cala il sipario. Dopo 37 anni stavolta sembra tutto finito. Voci di corridoio parlano di un centro commerciale al posto di quegli 8 campi (4 di tennis e 4 di calcio a 5) sui quali hanno sgambettato intere generazioni di palermitani. Il motivo? Il contratto con i proprietari - i preti ortodossi appartenenti all'eparchia di Piana degli Albanesi, sede della Chiesa cattolica italo-albanese di rito orientale - è scaduto. E di rinnovo non se ne parla. "Le attività finiranno a breve - dice a PalermoToday Alessandra Troja, 55 anni, presidente dell'associazione Fly Tennis, che da sempre, insieme alla sua famiglia, ha gestito i campi di via Autonomia -. Non so se chiuderemo tra un giorno, una settimana o un mese. La certezza è che è finita la nostra avventura".

Il contratto con la chiesa infatti è scaduto a dicembre. "E non hanno voluto rinnovarlo - dicono dal Fly Tennis -. Non sappiamo i motivi, tra l'altro noi abbiamo sempre pagato con puntualità e non avevamo mai avuto problemi con i proprietari. Adesso però siamo stati sfrattati e per noi è stato un colpo durissimo. I preti? Non ci hanno voluto ascoltare. A questo punto aspettiamo solo le disposizioni dell'avvocato, ce ne vorremmo andare in maniera civile". 

Scorrono i titoli di coda su una lunga storia, fatta di sport e aggregazione. Perché il Fly Tennis negli anni era diventato un punto di riferimento nel quartiere. Basti pensare che nel periodo di massimo splendore l'impianto contava su oltre 200 iscritti alla scuola calcio. Ricordi andati in frantumi. "In questi giorni - continua Alessandra Troja - la gente arriva, entra e piange. Io sono distrutta. Facevamo scuola calcio, abbiamo 'cresciuto' intere generazioni ed eravamo diventati una famiglia".

Vanno così in "pensione" otto campi ("che non abbiamo mai potuto ristrutturare non avendo rinnovato il contratto", spiegano dal Fly Tennis), e c'è chi perde il posto di lavoro. "Come l'operaio con 6 figli che ha lavorato qua da sempre e siamo stati costretti a licenziare. Ma con lui siamo finiti tutti in strada", dice Alessandra Troja. Che aggiunge: "Non so cosa c'è dietro, non possiamo saperlo. Questo è uno dei polmoni della città. Il terreno è area verde, e non so che intenzioni hanno i proprietari. Forse vorrebbero cambiare destinazione d'uso ma lì c'è un piano regolatore che parla chiaro".

Si chiude così un pezzo di storia. Là, a due passi da via D'Amelio, all'ombra del Monte Pellegrino, c'era chi rincorreva gol e sogni. E così sembra quasi di sentirlo, l'ultimo fischio dei fratelli Pisciotta, arbitri e non solo. Grossi conoscitori del calcio locale, all'apparenza più serio Gino, più scherzoso e affabile Enzo. Bastava soffermarsi con loro per pochi attimi per essere sommersi da aneddoti e racconti sulle vicende del calcio di casa nostra. Un pallone pane e salame, che oggi non c'è più,  sgonfiato dal tempo che tutto travolge.



 

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