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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Padova, telefoni e droga in carcere: guardia palermitana riforniva i detenuti

Fece arrivare i cellulari in cella a tre criminali: il magistrato ha chiesto cinque anni e due mesi di reclusione per Francesco Corso, agente di polizia penitenziaria, per concorso in corruzione

Dopo qualche tempo trascorso in carcere i detenuti, o almeno parte di questi, venivano a conoscenza che c’era un agente di polizia penitenziaria, palermitano, che era disposto ad “aiutarli” in modo illecito. Poteva dar loro telefonini e droga, ovviamente pagando il servizio. Lo ha assicurato nella richiesta di condanna il pubblico ministero che ha smascherato il malaffare diffuso all’interno del carcere Due Palazzi di Padova.

L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Sergio Dini, sul rinvenimento di telefoni cellulari in carcere in uso ai detenuti è tornata al centro del dibattimento in tribunale. Come riportano i quotidiani locali, martedì, al termine della sua requisitoria ha chiesto 5 anni e 2 mesi di reclusione per Francesco Corso, 41 anni, indagato per corruzione, mentre per i tre "beneficiari" dei telefonini sono stati chiesti quattro anni per un detenuto serbo, condannato a 30 anni per omicidi, violazioni dei trattati di guerra, saccheggi durante il conflitto nei Balcani e un siciliano in carcere per omicidio. Un anno e 8 mesi è invece stato chiesto per un detenuto ritenuto responsabile di una serie di rapine nel Veronese.

In tre anni sarebbero stati sequestrati ben 130 telefonini, utilizzati, si stima, da almeno 200 detenuti. In merito la legge non ritiene costituisca reato l'introduzione di un telefono cellulare in carcere da parte di un familiare e neppure lo scambio o la cessione di un apparecchio tra detenuti (in questo caso è previsto solo un provvedimento disciplinare); è reato, invece, se ad introdurre i telefonini o a tacere è un poliziotto penitenziario.

"APACHE".
L'indagine sul "carcere colabrodo", iniziata nel 2013, aveva già portato all'arresto di un avvocato e sei agenti nel luglio 2014 accusati di spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione di pubblici ufficiali. 14 le misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Padova Mariella Fino a conclusione dell'indagine denominata "Apache", condotta nell'ambito della realtà carceraria dal sostituto procuratore Sergio Dini ed eseguite dall'alba di martedì dalla polizia di Padova con la collaborazione della polizia penitenziaria. Gli inquirenti avevano così smantellato un sistema di consegne di droga, cellulari ed altre utilità all'interno del carcere: i sei agenti della polizia penitenziaria del Due Palazzi, in concorso con familiari ed ex detenuti, introducevano in carcere droga (eroina, cocaina, hashish, metadone) e materiale tecnologico vietato (telefonini, schede sim, chiavette usb) ai detenuti.

GLI SVILUPPI.
Nel marzo 2015 altre due misure cautelari nei confronti di altrettanti poliziotti penitenziari indagati per corruzione e spaccio di stupefacenti. Quindi l'ultimo episodio nel marzo 2017 che aveva portato all'iscrizione nel registro degli indagati di un agente penitenziario, nel cui alloggio di servizio erano stati rinvenuti e posti sotto sequestro venti cellulari occultati; oltre a questi, altri 6 telefonini sarebbero stati trovati nel corridoio della casa di reclusione. Tutti dotati di schede sim.
 

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