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Cronaca Piazza Verdi

Tabaccheria trasloca in una casetta davanti al Massimo, Piampiano: "Viola un'ordinanza"

La rivendita concessionaria del chiosco liberty ha ottenuto l'autorizzazione per trasferirsi. Una soluzione temporanea per consentire i lavori di ristrutturazione necessari dopo le opere abusive realizzate, come stabilito da una sentenza, dagli stessi esercenti

Una casetta in legno davanti al Teatro Massimo per fare spazio, sebbene temporaneamente, a una tabaccheria in attesa dei lavori di ristrutturazione di uno dei due chioschi realizzati da Ernesto Basile. Da qualche giorno i titolari di una delle due rivendite di piazza Verdi hanno iniziato il montaggio di una struttura in legno che occupa circa 25 metri quadrati di suolo pubblico sulla scorta di una determina dirigenziale sulla quale sarebbe anche stato apposto il visto della Sovrintendenza. Dopo le polemiche degli ultimi giorni è intervenuto l’assessore comunale alle Attività produttive Leopoldo Pianpiano: “Viola un'ordinanza. Ho delle perplessità che ho manifestato al capoarea e aspetto una relazione”.

Per chiarire la vicenda bisogna fare un tuffo nel passato, più precisamente alla fine del 2017. La terza sezione penale del tribunale di Palermo ha condannato l’ex concessionaria (la madre dell’attuale) del chiosco liberty per aver eseguito “lavori in difformità o senza permesso e per aver danneggiato un monumento di cui è noto il pregio architettonico, storico e artistico”. Oltre a un’ammenda da 28 mila euro il giudice ha ordinato all’esercente di eliminare le opere considerate abusive. Il sopralluogo della polizia municipale risalente al 2015 aveva evidenziato la “collocazione di una veranda in profilo metallico e vetro, di un compressore per la refrigerazione e alcuni banchi frigo”. Come se non bastasse sono stati praticati alcuni “fori sul marmo di Billiemi per passare le tubature”.

Sembrerebbe che le opere in questione, come emerso al termine degli accertamenti del Nucleo specializzato e della Procura, non fossero mai state autorizzate dalla Sovrintendenza o dall’ufficio tecnico del Comune. Tornando ai giorni nostri, dopo la realizzazione dei progetti per la ristrutturazione interna ed esterna del chiosco, i titolari della rivendita hanno chiesto e ottenuto dall’Amministrazione l’autorizzazione per trasferirsi in un piccolo "chalet" (tipico però dei paesaggi montanari) in attesa che lavori si concludano. Richiesta che ha ricevuto l’ok dal Comune con il placet proprio della Sovrintendenza. Secondo l’assessore Pianpiano però l’installazione della casetta in legno non rispetta un’ordinanza sindacale che vieta qualsiasi concessione di suolo pubblico in piazza Verdi e per la quale non sarebbe stata concessa alcuna deroga.

A scatenare la polemica il consigliere comunale Antonino Sala, capogruppo di "Palermo 2022", che ha definito “una pura follia” il posizionamento della casetta in legno. Nel suo post sui social ha anche aggiunto che avrebbe presentato un’interrogazione per ottenere spiegazioni dal Suap, dalla Sovrintendenza e da chi autorizza l’occupazione di suolo pubblico. Post alla quale ha risposto fra i tanti anche il capoarea nonché architetto Nicola Di Bartolomeo: “Corre l’obbligo di precisare che l’Ufficio centro storico che dirigo non è stato mai investito della problematica, da cui prendo le dovute distanze”. Commento alla quale numerosi cittadini hanno risposto quasi in coro: “Chi se ne frega, intervenite invece di commentare la notizia”.

Sulla vicenda è intervenuta anche il consigliere e architetto Giulia Argiroffi (M5S) che ha parlato di “indecenza”: “Gli abusi sul chiosco Vicari e sul chiosco Ribaudo (monumenti!), nella piazza più centrale della città, davanti al teatro Massimo, sono indecenti: aumento di cubatura, verande in alluminio anodizzato, finestre che diventano porte, marmi asportati, condizionatori su facciate. E poi, oltre ad un degrado inaccettabile, i chioschi storici sono usati come se fossero sgabuzzini, con stracci, secchi e scope in bella vista sulla piazza, senza alcun rispetto, a deriderci tutti (foto allegata). Tutto questo nel silenzio assordante dell’Amministrazione, della polizia e della Soprintendenza nonostante (oltre alla sentenza sul chiosco Vicari) una denuncia che riguarda entrambi i monumenti presentata dal M5S ad aprile del 2018.

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