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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"Torturato al Pagliarelli", Apprendi: "140 isolamenti in un anno, qualcosa non va..."

Il deputato del Pd e rappresentante di Antigone interviene sul caso Cucè: "Bisogna accertare i fatti, ma non mi sta bene che il ragazzo venga bollato come fuori di testa. Incontrerò detenuto, direttrice e guardie". Intanto il sindacato si schiera a favore di tutti i poliziotti penitenziari

Protestano come possono. C'è chi scrive una lettera e la affida al padre. Chi invece batte le mani sulle sbarre. Carte e suoni che evocano qualcosa di sinistro, e fanno affiorare terrori nascosti nel fondo oscuro delle coscienze. Niente riscaldamento, docce a "giorni alterni", pochi contatti con l'esterno. E ancora scarsissima presenza di psicologi, pochissime ore mensili a disposizione per centinaia di detenuti. E il sospetto, terribile, di torture tra le sbarre. Esplode l'emergenza al Pagliarelli. Il caso Aldo Cucè, detenuto di 27 anni, che ha denunciato continue aggressioni sia fisiche che psicologiche nei suoi confronti, fa rumore. Del caso se ne sta occupando anche il deputato del Pd all'Assemblea regionale siciliana, Pino Apprendi: "Non so come stiano le cose, bisogna accertare i fatti ma non mi sta bene che il ragazzo venga bollato come fuori di testa".

Le accuse di Cucè sono rivolte alle guardie dell'istituto penitenziario palermitano. "Qua dentro vengo trattato come un animale, se le cose non cambiano mi ammazzo". Il padre - Mauro Cucè - ha raccolto il lunghissimo sfogo del figlio: una busta con 23 pagine scritte a stampatello. I fatti sono stati denunciati ai carabinieri, alla Procura della Repubblica e al Dap di Roma.

E Apprendi, dell'associazione Antigone che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale, vuole vederci chiaro. Proprio negli scorsi giorni il deputato aveva incontrato una delegazione di detenuti in rappresentanza dei 350 in sciopero della fame. Gli ospiti del carcere chiedono, fra le altre cose, di potere fare la doccia con regolarità, incontrare i familiari in un ambiente riscaldato e avere la possibilità di un contatto telefonico con i figli con meno di dieci anni. Sciopero che è stato appena sospeso. 

Pino Aprrendi, deputato Pd"Il caso Cucè? Dal Pagliarelli non è la prima volta che arrivano segnalazioni di torture e aggressioni, anche se mai così violente - dice Apprendi (foto a destra) a PalermoToday -. In questi giorni parlerò con il detenuto, con la direttice e le guardie". Apprendi punta i riflettori sulla questione delle celle di isolamento. Spazi in cui non c'è nulla. "Ho visitato da poco un carcere del Nord e in un anno ho appurato che nell'arco di un anno non è stato disposto nessun isolamento - attacca il rappresentante di Antigone -. All'Ucciardone ce ne sono stati 5. Nello stesso lasso di tempo al Pagliarelli ce ne sono stati 140".

Un carcere impossibile - denunciano i detenuti - quello che non è rieducazione, ma può trasformarsi in tortura. Detenuti che "per motivi precauzionali (tendenze al suicidio) sarebbero stati tenuti nudi, in isolamento e senza coperte", come aveva riferito Apprendi in una delle sue precedenti visite. "Il numero degli isolamenti al Pagliarelli è troppo alto. E' evidente che c'è un problema e il dato è allarmante. Negli scorsi giorni un detenuto che aveva ricevuto un provvedimenti disciplinare risalente a 5 mesi prima si stava impiccando in isolamento. Non ce l'ho con nessuno - spiega Apprendi - ma il sistema va rivisto e corretto. Ho chiesto un'ispezione al ministero della Giustizia. Confido in un intervento. Intanto adesso incontrerò i detenuti del Pagliarelli che mi spiegheranno cosa hanno ottenuto dopo avere interrotto lo sciopero della fame e parlerò con la direttrice, Francesca Vazzana, per affrontare tutti questi temi".

Contattata dalla redazione di PalermoToday la direttrice del Pagliarelli, Francesca Vazzana, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Intanto il Sinappe, il sindacato nazionale autonomo del polizia penitenziaria, si schiera "a sostegno di tutti i poliziotti penitenziari in servizio al Pagliarelli, che attualmente vivono un momento di grave disagio". "Invitiamo gli organi superiori e la cittadinanza ad analizzare dettagliatamente la situazione - spiegano dal Sinappe - al fine di non demonizzare l’operato delle guardie prima che la giustizia faccia luce su quanto emerso. Il polverone alzato dai media relativamente al caso Cucè, offusca la professionalità e la correttezza del personale di polizia penitenziaria che rischia la propria incolumità fisica e psicologica per garantire la sicurezza all’interno del carcere come dimostrano le ripetute aggressioni che quotidianamente si registrano".

Dal sindacato continuano: "Si tratta di persone che giornalmente sono in contatto con detenuti di diverse estrazioni sociali, culturali, religiose, sanitarie e nonostante le difficoltà riescono a far si che la vita nel carcere proceda regolarmente. Persone che, al contrario di quanto detto, lasciano le proprie preoccupazioni al di fuori dell’ambiente lavorativo e con spirito di sacrificio, si sobbarcano eccessivi carichi di lavoro e di stress. Le condizioni di lavoro in cui operano i poliziotti penitenziari sono assolutamente inaccettabili e non più sopportabili. Il tutto è ancora più intollerabile se, nonostante la buona volontà espressa, si viene ingiustamente e senza prova alcuna, accusati di pestaggio. Pertanto, certi che le indagini condurranno all’accertamento della verità dei fatti, questa organizzazione sindacale esprime estrema vicinanza nei confronti del personale coinvolto in questa assurda vicenda".

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