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Il caso

I Cantieri culturali alla Zisa intitolati a Ducrot, ma è polemica: "Era un fascista"

L'assessore Cannella, a capo della commissione Toponomastica del Comune, ha annunciato la modifica del nome. La Torre (Rifondazione comunista): "Spazio dedicato a una figura che fu al servizio di Mussolini"

I Cantieri culturali alla Zisa cambiano nome e vengono intitolati a Vittorio Ducrot, imprenditore che a inizio Novecento ebbe proprio negli spazi di Paolo Gili uno dei poli produttivi più importanti della città. A dare notizia della modifica toponomastica è stato l'assessore alla Cultura Giampiero Cannella. "Sull'intitolazione dei Cantieri a Vittorio Ducrot era stata presentata una mozione in Consiglio comunale. Ritengo che sia un atto doveroso per il recupero della memoria e delle origini di un luogo culturale così importante della città", ha detto Cannella, dopo che la commissione Toponomastica, da lui guidata, ha dato il via libera al nuovo nome. Ma l'omaggio a Ducrot ha suscitato qualche malumore.

"Il nome di Vittorio Ducrot non può rappresentare i Cantieri, essendo egli stesso uno dei tanti simboli di una cultura involutiva e criminale che nulla ha a che fare con tutto ciò che in quei luoghi accade", ha dichiarato Ramon La Torre, segretario cittadino di Rifondazione comunista. "Ai Cantieri culturali - ha spiegato La Torre - si consuma e si sperimenta il cinema, il teatro, la danza, si suona e si balla. Si discute di passato e di futuro, si confligge con lo stato di cose presenti per progettare un altro mondo possibile.  Ai Cantieri si costruiscono e si trasformano contenuti culturali, avvengono cose dal forte valore simbolico nei giorni del Queer Festival, si conservano le sonorità della nostra terra al Tavola Tonda, si discute di clima e rigenerazione allo spazio Mediterraneo, si trova sempre rifugio all'Istituto Gramsci ogni qual volta si vogliano riaffermare ideali di giustizia e libertà.  I Cantieri culturali non sono tali per il contenitore in sé, mura neanche tanto interessanti e che rimasero mute e buie durante l'era Cammarata, ma per il loro contenuto, per le tante facce e sorrisi che si incontrano.

Secondo La Torre "tra la fine dell'800 e i primi del '900 si afferma in tutta Europa un stile nuovo, che attiene a tutte le arti, dall'architettura alle arti grafiche e che viene interpretato in maniera diversa e prende nomi diversi a seconda dei paesi. Non fa eccezione l'Italia, in cui si chiamerà Liberty e verrà interpretato sopratutto in Sicilia in maniera egregia, riuscendo ad affermarsi su tutti gli altri nella fornitura di arredi".

Il segretario di Rifondazione, citando anche atti parlamentari della XXVII legislatura, contesta a Ducrot di essere stato "molto critico verso 'la semplice soppressione, quasi fossero inutili bardature, di elementi decorativi, che per secoli si erano rinnovati nel disegno nella forma, nel rilievo, e ne identificavano l'epoca', giudicandola 'non ammissibile'. Ducrot - continua La Torre - produce mobili in stile e quelli vorrebbe continuare a vendere".

Ma non è tutto, a detta di La Torre. "Vittorio Ducrot è difatti anche il capo della Federazione sindacale fascista degli industriali di Palermo, aimè, ma non ha gli strumenti intellettuali per comprende l'evoluzione del disegno industriale che da lì a due decenni dopo sarà quello di Zanuso, Sotsass, dei Castiglioni, Colombo e tantissimi altri che rappresenteranno il riferimento primo del design a livello mondiale". Infine "tanta era la stima nei confronti di Benito Mussolini - prosegue La Torre - da far affermare al signor Ducrot che 'il nostro capo è il migliore degli italiani e tutta la sua opera lo prova' e rappresentare fieramente il Partito Nazionale Fascista alla camera del Regno durante la XXVII legislatura".

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