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Cronaca

Cade in un reparto e chiede i danni al Civico, ma i giudici la condannano a pagare l'ospedale

Diversi anni fa la donna era scivolata a suo dire su "una chiazza unta e oleosa" che si sarebbe trovata sul pavimento. Per la Cassazione però il racconto presenta "diverse anomalie" e non si può escludere che la caduta sia stata provocata da un malore o da una distrazione. Dovrà pagare più di 3.200 di spese di giudizio

Era scivolata e caduta mentre si trovava nel reparto di Chirurgia plastica del Civico, dove aveva accompagnato il marito, e per le lesioni riportate chiedeva i danni proprio all'ospedale. Invece, come hanno stabilito i giudici, non solo non le spetta nulla, ma sarà lei a dover pagare l'azienda ospedaliera. La sesta sezione civile della Cassazione, presieduta da Francesco Maria Cirillo, ha infatti rigettato il ricorso della donna e l'ha condannata a pagare le spese di giudizio al Civico e all'assicurazione, liquidandole in oltre 3.200 euro.

La vicenda risale ormai a diversi anni fa. C. N. si trovava insieme alla figlia ed aveva accompagnato il marito ad una visita medica nel reparto di Chirurgia plastica dell'ospedale. Ad un certo punto, come ha sempre sostenuto, sarebbe scivolata su "una chiazza unta e viscida", di "colore beige", presente sul pavimento, era caduta e si era fatta male. Una ricostruzione che il Civico ha sempre contestato e che né il tribunale nel 2016, né la Corte d'Appello a giugno dell'anno scorso hanno ritenuto plausibile.

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Unica testimone della caduta era proprio la figlia di C. N., che aveva anche riferito di aver lanciato l'allarme chiamando un portiere che poi aveva allertato un infermiere. Per i giudici, però - come rimarca anche la Cassazione nell'ultima sentenza - il racconto della testimone "presentava notevoli anomalie", sottolineando come la donna avrebbe potuto "avvedersi della chiazza sul pavimento e quindi agevolmente evitarla" e come questo fosse "idoneo ad interrompere il nesso eziologico tra la causa del danno patito e il danno stesso, escludendo la responsabilità" dell'azienda sanitaria.

Anche la Suprema Corte ha deciso di rigettare la richiesta di C. N. mettendo in evidenza che "la teste non aveva riferito come ebbe a rendersi conto della natura 'unta ed oleosa' della chiazza presente sul pavimento, ciò che ha indotto - scrive la Cassazione - il giudice di appello a ritenere che la caduta 'possa essere stata cagionata da cause estranee allo stato dei luoghi e non addebitabili all'azienda sanitaria (malore improvviso con perdita di equilibrio, deambulazione scorretta o altro)'". Da qui il no al risarcimento e la condanna di C. N. al pagamento delle spese di giudizio all'Arnas Civico e alla sua assicurazione.
 

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