Dal nuovo Riina al nipote di Michele Greco, boss ballano la techno: spot shock di Klaus Davi
L'audacissimo video - che avrà anche una diffusione televisiva - punta a rileggere in chiave satirica il rito che scandisce l'uscita dei malavitosi dalle questure immediatamente dopo i fermi di polizia. Il massmediologo: "Dobbiamo smetterla di celebrare queste persone"
Ancheggiano, gesticolano e ondeggiano a ritmo di uno scatenato e ipnotico brano techno-rave come non si erano mai visti. Loro sono Settimo Mineo, capo della cupola di Cosa Nostra ed erede di Totò Riina, Francesco Inzerillo (leader della mafia italoamericana) e Leonardo Greco, nipote di Michele Greco detto "il Papa", rampollo dei picciotti palermitani. I tre boss palermitani sono diventati loro malgrado protagonisti di uno spot pubblicitario il cui autore è il massmediologo Klaus Davi, che ha ideato il commercial - in cui interpreta il ruolo del dj che dà il via alle danze - in occasione del lancio del suo nuovo libro, “I Killer della ‘Ndrangheta” , in libreria dal 24 novembre.
Oltre a Mineo, Inzerillo e Greco ci sono anche Vincenzino Zappia, spietato sicario della mala calabrese, Walter Schiavone, figlio di “Sandokan” e figura di primo piano della Camorra napoletana, il numero uno della ‘Ndrangheta di Archi, Franco Benestare, il leader criminale Francesco Pesce, capo indiscusso di Rosarno e il capo assoluto della ‘Ndrangheta, Giovanni Tegano detto ‘uomo di pace’.
Grazie a un’opera di rimontaggio e missaggio delle scene di boss e killer al di fuori dei commissariati di tutta Italia (curata dal giovane film-maker Giacomo Arrigoni), l'audacissimo video punta a rileggere in chiave satirica il rito che scandisce l'uscita dei mammasantissima dalle questure immediatamente dopo i fermi di polizia, per essere poi indirizzati nei rispettivi carceri di destinazione tra gli applausi di familiari e affiliati. Il video, che avrà anche una diffusione televisiva, promuove l'ultima fatica di Davi.
L’opera tratterà i casi di dieci sanguinari killer delle ‘Ndrangheta, con testimonianze che provengono da figure come Tito Raso - 50 omicidi - e Nino Fiume, killer dei De Stefano; e poi Damiano Vallelunga, capo dei “viperai delle Serre”, e Gennaro Pulice, il “killer intellettuale di Lamezia ”; il sanguinario Nino Bellocco di Rosarno, il freddo Antonio Cuzzola poi pentito , “la Belva” Gino Molinetti, il “carabiniere killer” Donato Giordano, il “killer in franchising” Sergio Prezio e l’assassino poi pentito Luigi Bonaventura.
"So che il mio è un messaggio molto forte e diverse persone non gradiranno, ma ormai la mia convinzione è netta. Dobbiamo smetterla di celebrare queste persone, e questo vale anche per lo Stato. Credo più in Andy Warhol che nella spesso vuota e autoreferenziale retorica dei certa antimafia", spiega l’autore del libro, Klaus Davi.
Fonte: Adnkronos