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Cronaca

"Giornalista intransigente nel raccontare i fatti di mafia": Orlando ricorda Beppe Alfano

Il corrispondente del quotidiano "La Sicilia" fu ucciso l'8 gennaio del 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto: fu raggiunto da tre proiettili calibro 22, mentre era alla guida della sua Renault 9 amaranto. Per il sindaco è un esempio da seguire. L'Unci: "Restituire verità e giustizia al suo omicidio ricostruendone le ragioni tuttora formalmente ignote"

"Giornalista intransigente nel raccontare i fatti di mafia della sua terra". Con queste parole il sindaco Leoluca Orlando ricorda Beppe Alfano, corrispondente da Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) del quotidiano "La Sicilia", ucciso l'8 gennaio 1993 a pochi metri dalla sua abitazione. Alfano fu raggiunto da tre proiettili calibro 22, mentre era alla guida della sua Renault 9 amaranto, in via Guglielmo Marconi.

"Ricordarlo, a distanza di tanti anni - afferma il primo cittadino - è un atto di doveroso di omaggio alla sua libertà e alla sua professionalità. È un modo per omaggiare il giornalismo di inchiesta tanto utile per raccontare e svelare intrecci e interessi politico-mafiosi e per indicare un esempio da seguire". A Beppe Alfano lo scorso 5 marzo è stata intitolata la sala stampa della Regione siciliana. Per onorare il suo sacrificio l'Unione nazionale cronisti italiani, nel 2013, ha consegnato ai familiari di Beppe Alfano la tessera di cronista onorario alla memoria.

"Alfano - sottolinea il Gruppo cronisti siciliani dell'Unci - è stato il simbolo di un giornalismo investigativo coraggioso, condotto senza alcuna copertura professionale e animato unicamente dalla passione civile per la verità e per il riscatto di un territorio segnato da profonde collusioni tra il malaffare mafioso e spezzoni deviati delle istituzioni. Restituire verità e giustizia al suo omicidio, ricostruendone le ragioni tuttora formalmente ignote, significa iniziare ad illuminare un periodo ancora oscuro della nostra storia recente".

“Il mese di gennaio è uno dei più drammatici per il giornalismo siciliano. Pochi giorni fa abbiamo ricordato la morte di Pippo Fava, ucciso a Catania dalla mafia il 4 gennaio 1984. Oggi ricordiamo Beppe Alfano, assassinato a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio del 1993. A fine mese ci inchineremo alla memoria di Mario Francese, colpito a morte sotto la sua abitazione di viale Campania il 26 gennaio 1979”. Lo afferma in una nota la segreteria dell’Associazione Siciliana della Stampa ricordando insieme con la Federazione nazionale della Stampa il giorno del ventottesimo anniversario della uccisione di Beppe Alfano, corrispondente de La Sicilia, sulla cui morte ancora sono ancora aperte le indagini. “La speranza è che i giudici riescano a fare chiarezza sull’omicidio di un giornalista che ha fatto il suo mestiere, è che per questo è stato assassinato dai sicari mafiosi”, conclude la nota di Assostampa Sicilia.

Che poi aggiunge: “Ogni giorni decine e decine di cronisti sono impegnati a fare il loro lavoro in modo sempre più difficile e incerto. Per questo ribadiamo il nostro appello alle istituzioni per interventi concreti per fronteggiare l’emergenza informazione che diventa sempre più emergenza democratica”. Lo scorso dicembre il Gip di Messina, Valeria Curatolo, ha prorogato di sei mesi le indagini sull'omicidio, confermando il mandato alla Dda l'individuazione "di possibili ulteriori mandanti dell'omicidio, rispetto a Beppe Gullotti". Con lo stesso procedimento il Gip, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto l'archiviazione delle posizioni di Stefano Genovese e Basilio Condipodero, indagati in qualità di esecutori materiali del delitto, ritenendo "non adeguatamente riscontrate le propalazioni" del pentito Carmelo D'Amico che li accusava.

"L’impegno per la legalità e l’indipendenza - afferma il governatore Musumeci - sono due principi che hanno contraddistinto non solo l’attività professionale, ma l’intera esistenza di Beppe Alfano. Ecco perché a lui, giornalista coraggioso, uomo appassionato della verità e mio amico, nello scorso marzo abbiamo voluto dedicare la sala stampa di Palazzo Orléans: un modo per ricordare che la lotta alla mafia deve partire innanzitutto dalle istituzioni. Ancora oggi sulla sua morte non si è fatta completa chiarezza e, per questo, bisogna andare avanti nella ricerca della giustizia".
 

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