"Lavoratori sfruttati nei bar del tribunale: fu caporalato", due imprenditori verso il processo
La Procura ha chiuso l'inchiesta e ha pure disposto il sequestro di circa 400 mila euro per i fratelli Luisa e Vincenzo Torregrossa, che gestivano le due attività nel palazzo di giustizia. Furono denunciati da due dipendenti. Per il pm gli impiegati sarebbero stati pagati solo 4 ore a fronte di 9 svolte e anche costretti a restituire parte dei compensi
Sarebbero stati sfruttati, pagati per 4 ore quando avrebbero lavorato anche più del doppio, costretti a restituire parte dello stipendio dichiarato nella busta paga e pure costantemente richiamati quando avrebbero avuto bisogno di un giorno di permesso, anche per questioni di salute o legate all'accudimento dei figli, nonché impiegati in ambienti sporchi (anche con la presenza di ratti) e in cui non sarebbero state rispettate le misure di sicurezza. Il tutto in due bar che paradossalmente si trovavano all'interno della cittadella giudiziaria. La Procura contesta il reato di caporalato ai titolari della Solemare srl ed ha appena notificato loro un avviso di conclusione delle indagini. Qualche giorno fa era stato invece eseguito un sequestro da circa 400 mila euro, somma che equivarrebbe a quanto dovuto ai dipendenti.
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Rischiano quindi il processo i fratelli Luisa e Vincenzo Torregrossa, amministratori della società, che dal 2016 all'anno scorso, quando i due bar erano stati chiusi, avrebbero commesso - secondo i sostituti procutatori Eugenio Faletra e Sergio Mistritta - tutta una serie di gravi irregolarità a danno di 11 loro dipendenti.
Ipotesi che gli indagati respingono attraverso i loro avvocati, Stefano Giordano e Gabriele Vancheri: "Eventuali violazioni imputabili alla Solemare srl sono di natura giuslavoristica e non hanno nulla a che vedere con asseriti illeciti penali né tantomeno con la grave ipotesi di caporalato, fattispecie destinata a prevenire situazioni di ben altro calibro e gravità. Attenderemo i successivi step processuali per provare per tabulas l'assoluta estraneità dei nostri assistiti alla fattispecie contestata".
L'inchiesta era partita l'anno scorso, dopo la denuncia televisiva fatta da due delle lavoratrici (assistite dagli avvocati Claudio Gallina Montana e Valeria Minà), che si erano inizialmente rivolte al programma "Le Iene". Una vicenda che aveva suscitato molto scalpore proprio perché i diritti dei lavoratori sarebbero stati calpestati all'interno del "tempio" della giustizia, cioè tra il nuovo e il vecchio palazzo di giustizia dove si trovavano i due bar.
Per la Procura, i Torregrossa avrebbero pagato i dipendenti in modo "palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali", con compensi "di gran lunga inferiori rispetto a quelli rispondenti alle ore di lavoro", in alcuni casi solo 4 ore a fronte di 9 effettivamente svolte, ma avrebbero anche imposto la restituzione di una parte delle somme dovute sulla base delle buste paga, facendo firmare periodicamente verbali di conciliazione in cui i dipendenti avrebbero rinunciato a far valere i loro diritti per lo straordinario.
Gli inquirenti contestano anche la violazione delle norme in relazione ai periodi di riposo: ai lavoratori sarebbero state concesse pause pranzo di pochi minuti, soltanto 15 giorni di ferie retribuite all'anno, e sarebbero stati pure continuamente richiamati quando avrebbero avuto bisogno di assentarsi. Inoltre, i dipendenti non sarebbero stati adeguatamente formati per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro e sarebbero stati anche messi in pericolo perché in alcuni ambienti le uscite di sicurezza sarebbero state bloccate, nonché costretti a lavorare in ambienti insalubri, con sporcizia e persino ratti.