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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Gli assalti ai furgoni carichi di sigarette, il capobanda è un dipendente Reset

Gaspare Unniemi, "il parrino", era anche sindacalista Uiltucs: era lui a decidere quando e se entrare in azione. Ogni componente aveva un soprannome: c'erano Sandrino e Pierino, "u malatu" e "u pollo". Quella rapina cercata su PalermoToday: "Può essere mai che ancora non l’hanno pubblicato?"

Erano tredici e ognuno di loro aveva un compito ben preciso in ogni rapina. C’erano Sandrino, Pierino, "u malatu", “Maurizio” che fungeva in qualche modo da talpa, "u pollo" Fabio Alvaro Algeri (28 anni), e poi c'era lui: Cesare Unniemi, il "parrino". Così veniva chiamato quello che per gli inquirenti è il capobanda del commando, dipendente della Reset e sindacalista. Questo quanto emerge dalle pieghe dell’operazione dei carabinieri “Commando” che ieri ha portato all’arresto dei 13 componenti di una banda che assaltava i mezzi che trasportavano sigarette dal Centro distribuzione tabacchi alle singole attività.

Algeri, "u pollo", è colui che pur di non abbandonare il carico ha provato a portarlo nel punto prestabilito ed è stato fermato grazie all’intervento di un elicottero dei carabinieri. "Tu lo sai dove lo prendo nel culo, Pierì?", chiede al fratello durante un colloquio in carcere: "Il fatto che abbiamo sequestrato quell’autista. Aspè io non dovrei essere qua! Se io me ne vado con loro (in auto con i complici, ndr) iu unn’attummuliu, attummula sulu u camion". Prima di finire nei guai era solito anche lui partecipare ai briefing con gli altri complici per pianificare i colpi davanti a un caffè al bar.

Briefing al bar prima degli "assalti militari"

Cesare UnniemiIl capobanda sindacalista

L’ultima parola però spettava al "parrino" Cesare Unniemi. Si tratta del 46enne dipendente della società partecipata del Comune e con un passato come Rsu per la Uiltucs, il quale comunicava al suo braccio destro Alessandro Cannizzaro (39 anni) quando e se entrare in azione. Se sentiva puzza di bruciato o vedeva la scorta "incollata" ai furgoni, faceva una telefonata e annullava tutto: "Che è parrì? Dimmi…vero? Amunì, tutti a casa!". Poi Cannizzaro si avvicinava ai ragazzi che si trovavano pronti sul mezzo, comunicava la decisione e ognuno se ne tornava per la propria strada. Nei mesi dell’attività investigativa, da settembre a dicembre 2016, i carabinieri sono riusciti grazie ad appostamenti, intercettazioni e altro ancora a ricomporre le tante tessere che hanno portato al commando che agiva quasi con "metodi militari", con precisione e con una suddivisione meticolosa degli incarichi. In quei mesi sono state registrate sei tentate rapine e due consumate. Non è dato sapere se e quanti altri colpi abbiano fatto prima di finire nel mirino delle forze dell’ordine.

La Uiltucs: "Iscritto sospeso ed espulso"

Il modus operandi

Numerose conferme, anche sul modus operandi della banda, sono arrivate dopo l’ultimo assalto, avvenuto tre giorni dopo la telefonata di Domenico Di Vita (soprannominato "Maurizio"), la "talpa" che era capace di sapere se il furgone da ripulire fosse "carico o al 30%". Alle 7.58 del 28 dicembre 2016 Unniemi e Cannizzaro si incontrano al bar Splendore di via Amedeo D'Aosta. Li raggiunge a piedi Pietro Sanzo, 37 anni, con il quale si allontanano a bordo di un mezzo. Gli altri, ognuno con il proprio compito, hanno già recuperato una Lancia Y rubata e alcuni scooter con i quali mettersi in assetto "carovana" per bloccare il camion con le sigarette e scortarlo fino a un posto sicuro, in via B.C., nei pressi di via Mesina Montagne. Il resto lo racconta la vittima, uno degli autotrasportatori preso in ostaggio e poi liberato, durante la denuncia: "Un furgone mi sorpassa e si piazza davanti per bloccarmi, poi arriva un’auto e scendono due uomini. Uno blocca il mio collega e lo fa salire sulla Lancia, l’altro sale a bordo e mi dice dove andare: 'Vai dritto e stai tranquillo che non succede niente, ci interessano le sigarette'. Mi fa percorrere delle strade di campagna costeggiando gli agrumeti. Ci fermiamo, arriva l’altro furgone e quindi scaricano 21 colli".

"A picca facevamu bingo", le intercettazioni | VIDEO

Da quel momento in poi alla guida del furgone con la refurtiva c’era Algeri, fermato qualche ora dopo in zona Misilmeri (GUARDA VIDEO), dove sembrerebbe che il dipendente di una tabaccheria li aiutasse a custodire e poi ricettare la refurtiva. La notizia che "u pollo" viene fermato fa velocemente il giro. Cannizzaro a metà mattinata avvisa la compagna che si è verificato un problemino, anche se non lo riguarda direttamente. "Il peggio di peggio!". Le spiega vagamente l’accaduto e lei gli risponde condividendo la preoccupazione: "Cioè come te? Quando fu…" e gli ricorda di quando nel 2011 era stato arrestato insieme a quattro complici dentro una tabaccheria di viale Strasburgo.

Rapine ai furgoni di sigarette - gli arrestati

Le rapine cercate sul web

Non correvano altrettanto velocemente le notizie, almeno secondo quanto sosteneva uno degli arrestati, su PalermoToday. Uno dei componenti della banda, ovvero il proprietario del furgone utilizzato per i colpi, chiama la moglie per chiederle di accertarsi se il colpo, quel giorno, era stato messo a segno. In caso di risposta positiva sapeva che che avrebbe ricavato 500-600 euro per il suo contributo. Lei si piazza davanti al computer e parte un rapido scambio di battute tra marito e moglie: "…Sono davanti qui nel PalermoToday per vedere se magari esce…ancora non esce (è evidente che ci si riferiscano - scrivono gli investigatori - alla notizia dell'eventuale rapina al furgone di tabacchi). O ancora non l’hanno pubblicato. Può essere mai che ancora non l’hanno pubblicato?! PalermoToday non li pubblicano subito le cose?!", dice lei. "Tu le hai viste le altre volte?". "Quello di tannu l’ho visto (evidentemente - si legge nell'ordinanza - si riferisce a un precedente episodio in cui ha ceduto il suo furgone e la rapina è stata consumata, tant'è che ha visto la notizia su PalermoToday)". Il proprietario del Daily Iveco con cassone, e con tanto di nome stampato a lettere cubitali, era Vincenzo Oliva. Aveva da ridire ad ogni occasione sul compenso che gli veniva accordato, sostenendo che fosse troppo basso: "Io appena vedo che lui maneggia di nuovo soldi, che pensi?", chiedeva alla moglie. "Che non gli dico niente? Bho, che devo fare?". Poi, sfogandosi con la moglie, diceva: "Basta, voglio mille euro più il regalo. Devo pagarci l'assicurazione".

"Una talpa li informava sui carichi", l'intevista | VIDEO

Puntualmente, però, dava le chiavi a Pietro Sanzo (37 anni) e, se non partecipava alla rapina, si faceva trovare in tenuta da notte e con la risposta pronta per gli agenti qualora la polizia fosse risalita a lui grazie alla targa del furgone. Lui già sapeva cosa dire e doveva cercare di farlo con la maggiore spontaneità possibile: "Io? Qua in pigiama sono, me l’hanno rubato!". Nonostante i membri della banda cercassero di pensare a tutti i dettagli senza tralasciare nulla, i carabinieri sono riusciti dopo tempo a incastrare le informazioni e i risultati delle indagini tecniche ricostruendo la potenza della "banda delle bionde". "Spesso desistevano - spiega Andrea Senes, capitano della compagnia di San Lorenzo - se non vedevano le condizioni giuste per entrare in azione. Agivano quando sul furgone c’era un carico di almeno 100mila euro di sigarette. E collaboravano da più zone: Zisa, Zen e Brancaccio, da cui proveniva il ‘gruppo di fuoco’ che materialmente si occupava dell’assalto e teneva sotto sequestro gli autotrasportatori sino al completamento delle operazioni".

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