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Cronaca

Chiusa l'inchiesta sulla bancarotta del Palermo: i Tuttolomondo rischiano il processo

I fratelli che avevano rilevato la società da Zamparini erano stati arrestati il mese scorso dalla guardia di finanza. Per la Procura avrebbero svuotato le casse della società e, al posto di salvarla, l'avevano portato al fallimento. Verso il rinvio a giudizio anche altri 5 indagati

Avrebbero dovuto salvare il Palermo Calcio dopo averlo rilevato da Maurizio Zamparini, ma - con una serie di manovre illecite, per la Procura - lo avrebbero invece portato dritto verso il fallimento a ottobre dell'anno scorso. Adesso il procuratore aggiunto Salvatore De Luca ed i sostituti Andrea Fusco e Dario Scaletta hanno chiuso l'inchiesta che il 4 novembre aveva fatto finire in carcere gli ex patron della società, i fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo, che ora rischiano quindi il processo.

La Procura - che ha coordinato la guardia di finanza nel blitz "Tempi supplementari" - si appresta a chiedere il rinvio a giudizio anche di altri cinque indagati: l'amministratore delegato Roberto Bergamo, il consulente fiscale Fabio Anzellotti, l'amministratore unico Flavio Persichini, il presidente del collegio sindacale Tiziano Gabriele e Antonio Atria. Le accuse sono a vario titolo di bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego di denaro, falso e ostacolo alle funzioni della Covisoc (la Commissione di vigilanza sulle società di calcio della Figc).

Con gli arresti furono anche sequestrati quasi un milione e 400 mila euro. L'inchiesta era partita dalla cessione delle quote della Us Città di Palermo, avvenuta l'anno scorso, per appena 10 euro, alla Sporting Network srl, società controllata dalla Arkus Network srl, riconducibile ai Tuttolomondo. Per i pm, i fratelli - con la complicità di collaboratori e professionisti - avrebbero in realtà svuotato le casse del Palermo. 

Come aveva spiegato la guardia di finanza, gli indagati avrebbero "saldato debiti fiscali con la compensazione di crediti inesistenti per un milione e 400 mila euro, fatto false comunicazioni alla Covisoc sull'assolvimento degli adempimenti legati al pagamento degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle tasse". Inoltre, mentre pendeva la richiesta di concordato preventivo, avrebbero "effettuato pagamenti non autorizzati dal tribunale per oltre 200 mila euro ai professionisti di riferimento e in danno degli altri creditori, ma anche distratto 341.600 euro dal conto corrente della società calcistica a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività, giustificando l'operazione come anticipo del compendo per una consulenza, incarico in realtà simulato".

Per tutto questo, a giugno dell'anno scorso, il Palermo non era riuscito ad iscriversi al campionato di Serie B, in quanto la Lega e la Covisoc "non ritenevano sussistenti i requisiti minimi previsti dalla normativa".

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