Il crac dei bar Alba di piazza Don Bosco e Valdesi, in 7 finiscono a processo
Per la presunta bancarotta fraudolenta il giudice ha rinviato a giudizio tra gli altri anche Giuseppe Caronia, padre della deputata regionale Marianna. Stralciate le posizioni di un altro ex gestore, Giuseppe Tarantino, e della moglie: vorrebbero patteggiare la pena
In sette rinviati a giudizio per la presunta bancarotta fraudolenta delle società che gestivano gli storici bar Alba di piazza Don Bosco e di Valdesi (che finirono sotto sequestro a luglio del 2018). Lo ha deciso il gup che ha accolto le richieste del procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Andrea Fusco, che aveva coordinato l'indagine della guardia di finanza. La posizione di altri due imputati è stata stralciata perché vorrebbero patteggiare la pena.
Il processo inizierà il 15 marzo davanti alla quinta sezione del tribunale per Giuseppe Caronia, ex gestore dei locali e un tempo potente sindacalista della Uil nel settore dei marittimi, nonché padre della deputata regionale Marianna Caronia, per la moglie Susanna Castania, l'avvocato Marcello Madonia, il commercialista Ermelindo Provenzani, il consigliere dell'Ordine dei commercialisti Ermelinda Salvia, ex liquidatrice delle due società che si occupavano dei bar prima del fallimento (avvenuto nel 2017), nonché Epifanio e Filippo Arcara, che hanno ricoperto un ruolo nella compagine societaria (il primo è anche lui un commercialista ed è stato componente del collegio dei revisori dei conti della fondazione "Manifesta 12").
Le posizioni stralciate sono quelle di Giuseppe Tarantino, ex gestore dei locali, e della moglie, Giovanna Porcelli. L'indagine aveva messo in luce una serie di presunte irregolarità nelle fasi che avevano prima portato al fallimento della società "N. pasticceria Alba", riconducibile a Tarantino, dopo aver acquisito nel 2009 l'azienda dagli originari proprietari, e dei suoi rami d'azienda "Bar Alba srl" e alla "Pasticceria Alba srl", e poi all'acquisizione da parte della "Apr srl", gestita da alcuni degli altri indagati.
Il 19 luglio di due anni fa, su disposizione del gip Roberto Riggio, erano finiti agli arresti domiciliari Tarantino e Caronia, mentre a Madonia, Provenzani e Porcelli era stata applicata la misura interdittiva dell'esercizio di uffici direttivi di imprese o società, nonché della libera professione per sei mesi.