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Cronaca Bagheria

Aggredì senza motivo un camionista e lo uccise con un pugno alla testa: condanna definitiva

Il ricorso di Francesco Mineo è stato respinto dalla Cassazione: dovrà scontare 9 anni e 4 mesi per l'omicidio preterintenzionale di Roberto Impellizzeri di 60 anni. La lite avvenne ad aprile del 2017 vicino a un bar di Bagheria e la vittima morì in ospedale dopo 50 giorni di agonia

Un pugno violentissimo al volto, all'improvviso, dopo una banalissima discussione. E' questo che aveva ucciso - dopo cinquanta giorni di agonia - una camionista bagherese di 60 anni, Roberto Impellizzeri, definito da tutti come una persona buona e tranquilla. Per quel delitto - un omicidio preterintenzionale - è diventata definitiva la condanna inflitta con il rito abbreviato a Francesco Mineo, 50 anni, bagherese anche lui: dovrà scontare 9 anni e 4 mesi.

La quinta sezione della Cassazione ha infatti rigettato il ricorso dell'imputato, confermando quindi la sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'Appello il 30 gennaio dell'anno scorso. I giudici avevano ridotto lievemente la pena di 12 anni inflitta il 21 dicembre del 2018 dal gup di Termini Imerese. La famiglia della vittima - che lasciò anche due figli - era parte civile nel processo con l'assistenza degli avvocati Filippo Gallina e Cinzia Di Vita.

L'aggressione era avvenuta l'8 aprile del 2017, in via Ignazio Lanza di Trabia, a Bagheria, a pochi metri dal bar Garden. Impellizzeri era stato colpito violentemente al volto e poi era caduto a terra. Era stato trasportato in ospedale, dove poi a settimane di distanza era spirato. Mineo era stato invece rintracciato dai carabinieri, non solo grazie ad alcune testimonianze, ma anche perché la scena era stata ripresa da una telecamera di sorveglianza. Come emerge da quelle immagini, l'imputato non aveva mosso un dito per soccorrere la vittima. Per Mineo inizialmente la contestazione era stata di lesioni, ma con il decesso di Impellizzeri si era aggravata.

Già il gup aveva rimarcato che "Mineo aveva avuto un atteggiamento arrogante, tendente a minimizzare la gravità della sua condotta, di cui non era stato in grado di fornire alcuna giustificazione" e anche come dal filmato "si evince che l'imputato aveva rivolto per primo la parola alla persona offesa, che passava per strada, in ciò emergendo il contrasto palese con la versione difensiva secondo cui Mineo sarebbe stato provocato dalla vittima; inoltre l'imputato aveva avuto un atteggiamento arrogante anche nei confronti di un testimone che aveva assistito all'episodio".

I giudici d'appello avevano evidenziato che "la vittima era stata colpita all'improvviso, con un solo violento colpo, ed era subito caduta a terra sicché non può in alcun modo rilevare l'unicità del colpo. Mineo inoltre era rimasto sul posto senza soccorrere in alcun modo la persona offesa, come emerge chiaramente dalle immagini del filmato, il che ha indotto a dubitare, del tutto ragionevolmente - scrive la Cassazione - anche del pentimento manifestato da Mineo nel corso dell'interrogatorio di garanzia".

La Suprema Corte ha respinto il ricorso di Mineo e lo ha condannato a versare 4 mila euro alla Cassa delle ammende e altri 4 mila per le spese di giudizio.

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