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Cronaca

Compra un'auto e scopre che è rubata: sì al risarcimento dopo 23 anni, ma nel frattempo è morto

Il processo civile è durato così tanto che è deceduto anche il venditore. La macchina era stata acquistata nel 1997 e dopo tre mesi era stata sequestrata dalla polizia. Gli eredi del commerciante dovranno versare circa diecimila euro

Quella Lancia Thema era riuscito ad utilizzarla per poco più di tre mesi dopo averla comprata perché poi gli era stata sequestrata dalla polizia stradale: era infatti saltato fuori che il telaio era contraffatto e che era stata precedentemente rubata. Per ottenere giustizia, cioè avere diritto al rimborso della somma spesa per l'acquisto del mezzo, ci sono voluti però - non è uno scherzo - ben 23 anni. La Cassazione civile, infatti, si è pronunciata in questi giorni mettendo fine a un processo avviato addirittura nel 1998. E, visti i tempi biblici, nel frattempo non solo non c'è più la macchina al centro della contesa, ma sono morti anche i protagonisti, sia l'acquirente che il venditore: figli e nipoti hanno in sostanza ereditato la causa. E proprio gli eredi del commerciante adesso sono stati condannati a sborsare circa diecimila euro, ai quali bisognerà sommare gli interessi maturati negli anni.

Quella al centro del processo è in realtà una storia estremamente semplice, di quelle che dovrebbero risolversi nell'arco di pochi mesi e non certo di quasi un quarto di secolo. Il 30 giugno del 1997 un palermitano compra la Lancia Thema da una donna, sposata con un ex dipendente della concessionaria Fiat cittadina. Paga e inizia ad utilizzarla. Pochi mesi dopo, però, il 10 ottobre, la macchina finisce sotto sequestro perché si scopre che in realtà è stata rubata. L'uomo si ritrova così senza mezzo, costretto a pagare pure le spese per trasferirlo al deposito giudiziario e non riesce neppure a recuperare i soldi da chi glielo ha venduto.

L'anno dopo, nel 1998, l'uomo decide così di citare in giudizio la coppia di venditori davanti al tribunale civile: chiede che il contratto di compravendita venga ritenuto nullo e che gli vengano restituite tutte le somme spese, nonché il pagamento dei danni. Arriva però la prima grana che rallenta il processo, ovvero il decesso del venditore. La causa viene quindi riavviata nei confronti dei suoi eredi. Ma ecco che arriva una seconda grana: si decide di sospendere il processo civile, in attesa che si concluda quello penale per truffa a carico della donna che aveva materialmente venduto la Lancia, che verrà poi assolta. Di grana in grana passa così più di un decennio.

Nel 2009, quindi ben dodici anni dopo i fatti, il tribunale di Palermo finalmente si pronuncia e dà torto all'uomo che aveva comprato la macchina, ritenendo non dimostrate le cattive intenzioni da parte della coppia dalla quale l'aveva acquistata. La vittima fa quindi ricorso alla Corte d'Appello, che ribalta la sentenza di primo grado, ma ci impiega sei anni ed emette il verdetto a novembre del 2015. I giudici avevano deciso di condannare gli eredi del venditore a pagare 7.230,40 euro (oltre agli interessi legali) a titolo di restituzione del prezzo di vendita della Lancia, 466,31 euro (oltre agli interessi legali) come rimborso delle spese sostenute per il trasferimento della macchina finita sotto sequestro, nonché a sostenere le spese di entrambi i gradi di giudizio.

Gli eredi del venditore hanno però deciso di ricorrere in Cassazione, dove la loro controparte è stata a sua volta l'unica erede della coppia che aveva comprato la macchina. Un ricorso che ora i giudici hanno deciso di rigettare. Così dopo 23 anni, la sentenza è diventata definitiva, ma gli eredi della coppia dovranno anche sborsare 2.200 euro di spese proprio per il giudizio davanti alla Suprema Corte.

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