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Cronaca

"Non abusò di un ragazzino", quarantenne assolto dall'accusa di violenza sessuale

Ridotta a 3 anni e mezzo la pena a Santo Lo Galbo, condannato solo per detenzione e spaccio di droga. In appello non ha retto il racconto del quindicenne considerato, dopo una perizia calligrafica, l'autore di una lettera che scagionava l'imputato

Condannato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti ma assolto dall’accusa di violenza sessuale su un ragazzino bengalese. Questa la decisione presa dalla Corte d’appello per il quarantenne Santo Lo Galbo al quale è stata ridotta la pena da 10 a 3 anni e mezzo. Nonostante quanto raccontato dal giovane, le prove non avrebbero retto l’accusa in secondo grado.

Tutto ha inizio nel 2016, quando l’imputato viene arrestato perché ritenuto responsabile di avere adescato un quindicenne tra i vicoli di Ballarò e della Vucciria per poi abusare carnalmente di lui, forse anche grazie all’utilizzo di marijuana e non solo. "Io lo facevo, cioè andavo con lui e mi drogavo, perché mi sentivo più grande e lo dicevo ai miei amici per vantarmi…", raccontava la presunta vittima.

Il processo di primo grado si è concluso a novembre dello scorso anno con una condanna a 10 anni contro la quale gli avvocati si sono appellati sollevando alcuni dubbi sulla deposizione del giovane bengalese. La Corte d’appello, nel corso dell’esame del minore, si è concentrata su un foglio scritto a mano in cui la presunta vittima escludeva di aver compiuto atti sessuali con l’imputato.

Il bengalese sosteneva che fosse stato il precedente legale difensore di Lo Galbo a scrivere quella lettera, ma secondo la perizia calligrafica disposta dai giudici l’autore era proprio lui. Questa circostanza, insieme ad altri elementi non riscontrati né verificabili, ha fatto crollare l’accusa più pesante che sarebbe potuta costare 10 anni di carcere al quarantenne (a fronte dei 15 chiesti dai pm). Esclusa quindi anche l’aggravante di aver ceduto la droga al ragazzino per poterne abusare.

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