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Cronaca Misilmeri

Confessioni di un usuraio: "Sono pentito e non sapevo fosse un reato, ho agito per necessità"

La storia dell'uomo di Misilmeri finito ai domiciliari ad aprile con l'accusa di aver chiesto la restituzione di prestiti con tassi del 425 per cento almeno a una trentina di persone. "Io ho fatto una cortesia e non ho mai minacciato nessuno. Sono un ambulante, ho tre figli e cercavo di tamponare..."

"Non sapevo che fosse un reato, che fosse grave... Ho tre figli, ho sempre fatto l'ambulante e ho avuto delle difficoltà, cercavo di arrontodare... Sono pentito, ho capito il mio errore e chiedo scusa alle persone, ma non sapevo che questa potesse essere usura. Devo pagare per quello che ho fatto, ma in maniera giusta, perché non sono mai stato in malafede e non ho mai trattato male nessuo". Così ha confessato D. L. P., 39 anni, di Misilmeri, finito ai domiciliari alla fine di aprile con l'accusa di aver prestato soldi con interessi esorbitanti, di circa il 425 per cento.

L'uomo, assistito dall'avvocato Claudia Gasperi, a febbraio aveva deciso di rispondere alle domande del gip di Termini Imerese, Claudio Emanuele Bencivinni, dicendosi "non estraneo ai fatti, ma neanche colpevole" e di aver agito non solo non sapendo che quella fosse usura, ma anche perché spinto dalla necessità. In altri termini, non sarebbe stato messo meglio delle sue circa 30 presunte vittime.

Le indagini

Da un punto di vista giudiziario, la vicenda è abbastanza complessa. A maggio dell'anno scorso, all'indagato erano stati sequestrati circa 6 mila euro, ritenuti dagli inquirenti frutto dell'usura, ma il tribunale del Riesame aveva annullato il provvedimento restituendo la somma: la difesa aveva dimostrato che quei soldi fossero in realtà risparmi fatti nel tempo dai figli dell'uomo. A febbraio era scattato il divieto di dimora in Sicilia che il Riesame aveva poi trasformato in obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Infine a fine aprile per il presunto usuraio erano arrivati gli arresti domiciliari perché, secondo l'accusa, avrebbe contattato alcune delle sue presunte vittime chiedendo di rivedere le accuse nei suoi confronti.

Le accuse, l'interrogatorio e la confisca

Dall'interrogatorio reso il 19 febbraio emerge però che "non è proprio nel mio dna minacciare le persone" e che, come dice ancora D. L. P., "ho fatto una cortesia, senza sapere che la cosa fosse così grave, quando l'ho capito infatti mi sono dato una calmata". In realtà, sempre in base alla versione dell'uomo, più che da usuraio si sarebbe posto come una finanziaria sull'acquisto a rate di elettrodomestici. E poi non avrebbe mai chiesto soldi ad anziani costretti ad impegnare la pensione o, accusa che respinge categoricamente, sui detersivi che da ambulante avrebbe venduto per strada. Ad oggi, peraltro, l'indagato ha subito una confisca per equivalente di appena 1.800 euro: sarebbe questa al momento la somma che, secondo la Procura, dal 2017 alla primavera scorsa, avrebbe incassato applicando tassi usurari.

"Non sono estraneo, ma non sono colpevole"

D. L. P. ha la terza media, ha fatto l'ambulante e da febbraio dell'anno scorso percepisce il Reddito di cittadinanza. Nel 2010 si era pure candidato alle elezioni comunali. "Sono venditore ambulante - dice al gip - mi arrangio. Non sono estraneo, ma non sono colpevole - spiega poi - perché io non capivo la gravità della situazione su queste piccole cifre e quando ho visto usura sono saltato in aria perché per me l'usura pensavo fosse qualcosa di più grave, con cifre esorbitanti, come 100 mila euro, 10 mila euro, che io manco so cosa sono quelle cifre. E poi tutte queste persone, questi clienti, sono tutti miei amici, persone che frequentavo...".

"L'ho fatto in maniera ingenua"

L'indagato racconta poi cosa avrebbe fatto nel concreto: "Io sono venditore ambulante, da quando ho 18 anni ho iniziato a fare le fiere, le bancarelle, vendevo della bigiotteria, mi sono un po' creato una famiglia così, lavorando. Poi il lavoro è iniziato a finire e mi sono immerso nel mondo dei computer, vendevo computer, televisori, elettronica... Compravo su Amazon, caricavo quei 50 euro di guadagno e te la vendevo, dopodiché mi dicevi: 'Guarda, io non te la posso pagare tutta assieme, te la posso pagare ratealmente, quanto ti devo dare?', mettevo qualche cosina in più di guadagno, ma non intendevo essere come interessi. Poi stiamo parlando sempre di persone conoscenti, perché là nei paesi ci conosciamo tutti. Veniva l'amico e mi diceva: 'Mi servono 100 euro, me li puoi prestare?', 'Perché no', che cosa dovevo fare? Poi gli dicevo: 'Fai tu, mi fai un regalo', poi è finita che... non pensavo che le 25, 30 euro fossero un reato, per me questa non è usura... L'ho fatto in maniera ingenua".

"C'è chi mi accusa ingiustamente"

L'uomo davanti al gip ha poi respinto le accuse di diverse vittime. Parlando di una di esse dice: "Con lui è finita che tuttora non mi ha dato i soldi, quindi li ho persi, ma lasciamo perdere questo... Lui ha specificato che io ho dato 300 euro e ne ho voluto 600, ma non è assolutamente vero, perché c'erano 250 euro in cui avevo chiesto 50 euro del conto di prima e poi i 250 euro e gli avevo dato l'altra differenza... quindi sono stati messi uno sopra l'altro, quindi non è vero che su 300 mi sono preso... non esiste completamente... E poi con lui ci conosciamo, quindi non riesco a capire com'è che è stata scritta questa situazione in questa maniera".

"Mai chiesto interessi sui detersivi"

In riferimento ad un'altra vittima, chiarisce: "Lui dice che io qui ho dato i detersivi con gli... non mi sono mai permesso di dare detersivi con interessi. Se io ti vendevo il televisore, visto che me lo pagavi rateizzato, io te lo vendevo di più di quanto dovevo venderlo, poi il discorso degli interessi là possiamo parlare sul prestito di denaro, quella sì, ma sulla vendita del prodotto non mi sono mai permesso di mettere interessi".

"Non sono un usuraio o un estorsore, non ho agito in malafede"

Il giudice a quel punto gli chiede se è consapevole che "si sta sostituendo ad una finanziaria?" e rimarca che non tutti possono svolgere questo tipo di attività e l'indagato risponde: "Poi ho iniziato a capire che ero in torto, però ho detto: 'Smetto, non smetto, smetto, non smetto' però non pensavo che se fossi stato beccato sarebbe stata usura... Questo esercizio che io facevo, lo facevo... io non ho mai avuto un lavoro stabile, mi sono creato la famiglia dal nulla, dalle fiere, dalle bancarelle che facevo. Ho una famiglia con tre bambini, mi sono trovato anche in difficoltà, nel senso che lavoravo con i detersivi, durante l'inverno, cioè il periodo in cui piove ed in mezzo alla strada non ci puoi stare, c'è la giornata d'estate che lavori e racimoli, però per arrontondare, per amore di portare avanti... avevo pensato di fare questa cosa, ma non in malafede, cioè non mi sentivo di essere un estorsore, per me l'usuraio, l'estorsore è tutt'altro, non mi sono mai permesso di andare a minacciare o litigarmi con qualche amico... Non fa parte del mio dna, assolutamente".

"Accettavo anche un torta o della rosticceria per la cortesia che facevo"

D. L. P. ha poi spiegato le modalità con cui sarebbe avvenuta la restituzione dei prestiti, accettando anche una torta o della rosticceria: "'Fai tu', inizialmente, nel senso c'è qualche amico che addirittura gli facevo la cortesia, mi portava, ma non perché la chiedevo io, la torta a casa o tipo lavorava in un bar e a volte veniva da me con della rosticceria e mi regalava la rosticceria ed io accettavo anche quello. Poi magari c'era quello a cui dicevo: 'Guarda, per un mese mi devi dare 35 euro'. C'erano delle tariffe, certo, ma ripeto non andavo oltre, non sapevo che fosse così grave la situazione".

"Ho capito che anche le piccole somme sono reato e mi sono dato una calmata"

L'indagato torna poi sul dicorso dei detersivi: "La vendita avveniva in contanti, io ti do il detersivo, tu mi dai i soldi. Venivano delle persone che dicevano: 'Guarda non me li trovo, te li do...' oppure c'era che mi scrivevo e poi a fine mese, quando è, mi conteggiavano conto. Ma non è mai esistito di mettere tassi di interessi su quello. Cioè io ti sto facendo la cortesia, c'ho un magazzino con della merce, ti vendi la merce, quando al mese me la paghi, punto. C'è quello che dice: 'Ne ha voluto 200 euro per il detersivo' ma non esiste completamente. Sugli elettrodomestici sì, ma non li intendevo come interessi... Io non pensavo fosse una cosa grave quella che stavo commettendo, poi ho visto che anche le piccole somme erano reato e quindi mi sono dato una calmata. E poi a prescindere mi hanno accettato il Reddito, quindi già bene o male sono riuscito a tamponare tutto l'anno".

"Non lavoro dall'inizio della pandemia"

E aggiunge: "Io non lavoro dal periodo della pandemia, anzi già da qualche mesetto prima, perché avevo chiesto il Reddito nell'autunno del 2019, già avevo visto che le cose andavano male e tutti avevano fatto richiesta, quindi il lavoro in mezzo alla strada andava proprio a finire. Mi sono ritirato". E poi: "La mia compagna non lavoro, o tre figli di 7, 12 e 14 anni" e anche problemi di salute.

"Sono pentito e chiedo scusa, ma quelli non erano interessi"

Infine l'indagato afferma: "Io non posso stare lontano dalla famiglia, non pensavo fosse così grave e sono rimasto basito da questa situazione, cioè a me non interessa più fare questo tipo di cose, ho capito l'errore che ho fatto l'anno scorso, basta... Io sono davvero pentito, ma non perché lo voglio dire perché... la pena, quello che è giusto che io debba pagare paghi, però in maniera giusta... Io sono davvero pentito di querllo che ho fatto, assolutamente, ed amareggiato. Voglio chiedere scusa a chi magari si è sentito... perché io dalle persone che ho favorito non sono mai stato... Se lei li chiama uno per uno non gli dice nessuno che li ho trattati male... Poi se ho sbagliato nel guadagno quello è un altro discorso, ma non erano guadagni, profitti, era per arrontondare al mese. Io arrivo al mese e riuscivo a tamponare il mese, tutto qua, non c'è altro".

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