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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Buoni fruttiferi postali clonati, truffa da 3 milioni di euro: otto arresti

Tre in carcere, gli altri ai domiciliari: sono accusati di associazione a delinquere e truffa aggravata. A rendere possibile il raggiro qualche impiegato delle Poste e qualche "testa di legno" che incassava il denaro utilizzando documenti falsi

Buoni fruttiferi postali clonati e liquidati con la complicità di qualche impiegato delle Poste. Ammonterebbe a circa 3 milioni di euro la truffa messa in piedi da otto uomini nei confronti dei quali i carabinieri hanno eseguito stamattina un’ordinanza di applicazione di misure cautelare personali. Vanno in carcere: Luigi Allotta (38 anni), Filippo Allotta (36) e Gabriele Allotta (31), tutti di Belmonte Mezzagno. Ai domiciliari Adelfio De Luca (44enne di Lentini, Siracusa), Roberto Cellura (51enne di Palermo), Gianfranco Morena (44enne di Palermo). "Sospensione dall’attività di raccolta del risparmio postale" invece per Maurizio La Venia (54enne di Palermo). Uno di loro risulta ancora ricercato. Sono accusati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere allo scopo di commettere più delitti contro il patrimonio procurandosi un ingiusto profitto ai danni delle Poste, truffa aggravata e continuata in concorso ai danni del citato ente. Ad altre otto persone sottoposte ad indagini è stata notificata una informazione di garanzia.

Truffa alle Poste, le foto degli arrestati

Le indagini, condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica, sotto la direzione dei magistrati del dipartimento reati contro la pubblica amministrazione, hanno fatto emergere una truffa diffusa in tutto il territorio nazionale, a partire dal 2010 fino al mese di luglio 2017, consistente nella clonazione e successiva liquidazione di buoni fruttiferi postali. “Tutto con la complicità di dipendenti infedeli delle Poste”, spiegano dal Comando provinciale. I primi indizi di reato sono emersi nel corso delle investigazioni per una serie di truffe ai danni dell’Inps (indagine “Carambola” del 2012, conclusasi nel 2014 con l’esecuzione di dodici misure cautelari) in cui erano coinvolti due degli odierni arrestati, già condannati in primo grado.

Le ipotesi investigative hanno trovato un primo riscontro negli accertamenti condotti dagli ispettori dell’Ufficio antifrode delle Poste sulla falsità materiale dei titoli e sul possibile coinvolgimento di “impiegati infedeli”. Le conferme sono arrivate grazie alle attività osservazione e intercettazione telefonica e ambientale, nonché grazie agli esiti di talune perquisizioni. “La programmazione e il monitoraggio dell’attività criminosa all’interno dell’associazione - proseguono dal Comando provinciale - avveniva sempre attraverso comunicazioni telefoniche con l’utilizzo di un ‘circuito chiuso’ mediante schede telefoniche ‘dedicate’ e pochissimi incontri diretti. 

Attraverso le attività di osservazione, controllo e pedinamento, nonché con l’attento esame di tabulati di traffico telefonico e delle localizzazioni Gps di decine di schede telefoniche fittiziamente intestate, si è potuto procedere alle intercettazioni delle comunicazioni tra i sodali, il cui linguaggio criptico è stato decodificato. È’ stato quindi accertato che il sodalizio criminale operava secondo il seguente schema. La prima mossa da fare era quella di reperire i moduli dei buoni postali in bianco, ovvero elaborare modelli da adattare; reperire i dati relativi a buoni effettivamente emessi in favore di ignari risparmiatori; confezionare il titolo (fraudolento) con inserimento di quei dati; presentare quest’ultimo per il rimborso, utilizzando “teste di legno” che si sostituivano all’effettivo titolare munite di documenti falsi; ottenere la liquidazione del buono mediante accredito su conto intestato allo stesso titolare effettivo ma gestito dal suo sostituto, per poi dirottare il profitto su altri conti oppure investendo in altri titoli di credito postale.

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