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Cronaca Malaspina / Viale Lazio, 129

Parla un'anziana picchiata nell'ospizio di viale Lazio: "Quel posto era un inferno"

Grazie alla denuncia della donna sono partiti gli accertamenti della guardia di finanza: "Mi hanno reso la vita impossibile, stare lì è stata un'esperienza terrificante". Alla vittima sarebbe stato persino rotto un polso. Il gip: "La violenza fisica come ordinaria modalità di approccio agli ospiti della struttura"

"Un'esperienza terrificante", una casa di riposo che "era un inferno". A usare queste parole è una delle anziane che sarebbe stata maltrattata nella struttura "I nonnini di Enza" di viale Lazio e che grazie alla sua coraggiosa testimonianza ha fatto arrestare tre badanti, Maria Grazia, Carmelina e Mariano Ingrassia, nonché la titolare, Vincenza Alfano. La donna ha raccontato il suo calvario alla guardia di finanza, spiegando anche che una volta, dopo essere stata picchiata con una bottiglia, era finita al pronto soccorso e le avevano diagnosticato una frattura e diversi traumi. "Mi hanno minacciato - dice riferendosi agli indagati - che se avessi detto la verità mi avrebbero massacrata di botte".

"Una volta mi hanno rotto un polso"

Ecco la denuncia dell'anziana agli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Maria Rosaria Perricone: "Sono stata ospite della casa di riposo per diversi mesi, per me questa è stata un'esperienza terrificante. Durante il mio soggiorno venivo sempre maltrattata sia fisicamente ma soprattutto moralmente. Mi chiamavano continuamente 'puttana', offendendomi gratuitamente. Una badante, Maria Grazia (Ingrassia, ndr) per farmi buttare la sigaretta mi ha picchiato sul braccio sinistro con una bottiglia d'acqua, procurandomi una frattura. Quando sono stata portata al pronto soccorso ho dovuto dire che mi ero fatta male da sola, Carmelina, Maria Grazia e la titolare mi hanno minacciata che se avessi detto la verità una volta tornata a casa mi avrebbero massacrata di botte. Il giorno dopo la proprietaria, Enza, con suo marito, mi hanno portata a Villa Sofia per farmi fare una visita e mi hanno diagnosticato una frattura del polso". E il referto dell'ospedale parla chiaro: "Trauma cranico facciale non commotivo, trauma contusivo polso sinistro e trauma contusivo gamba sinistra".

"Quel posto era un inferno..."

L'anziana ha aggiunto: "La casa di riposo era un inferno, le badanti non facevano altro che picchiare me e gli altri anziani, soprattutto quando mangiavamo... Ho chiamato per farmi mandare un'ambulanza per farmi trasportare in un'altra casa di riposo perché non sopportavo più di essere maltrattata, venivo sempre maltrattata. Mi strattonavano, mi tiravano i capelli, mi picchiavano a calci nelle gambe, tutto per futili motivi. Mi hanno reso la vita impossibile. Una volta mi hanno rinchiusa in una stanza togliendomi il telefono per non farmi fare telefonate alla polizia. Non mi davano i farmaci previsti, non mi hanno mai dato gocce di farmaci per dormire, ma ricordo che quando bevevo l'acqua o altre bibite erano sempre amare e dopo che bevevo mi sentivo stordita".

Il gip: "Violenza fisica come modus operandi"

Per il gip Cristina Lo Bue, che ha disposto i domiciliari per i quattro indagati, nella casa di riposo "è presente un consolidato modus operandi in forza del quale gli anziani ospitati, molti dei quali non autosufficienti, sono abitualmente destinatari di condotte maltrattanti poste in essere dagli odierni indagati". Inoltre, come scrive nell'ordinanza di custodia cautelare, "è preciso convincimento di questo gip che le continue offese, le umiliazioni, le minacce, le percosse, le ingiurie poste in essere dagli indagati nei confronti degli ospiti della struttura assistenziale integrano il delitto di maltrattamenti" e "dalle intercettazioni si ricavano atti di ordinaria vessazione nei confronti degli anziani ospiti che venivano derisi, offesi, umiliati, insultati, minacciati, strattonati, picchiati dagli indagati. Gli atti maltrattanti si spingevano sino a propinare agli anziani cibo scaduto o inadatto alla loro dieta, nonché a somminsitrare frequentemente loro un medicinale per sedarli e renderli in uno stato di torpore, contro la volontà degli ospiti e spesso a loro insaputa".

Per il giudice "il ricorso alla violenza fisica costituiva l'ordinaria modalità di appproccio agli anziani ospiti" e "indubbia valenza maltrattante assume la mancata adozione dei Dpi da parte dei dipendenti, esponendo ad elevato pericolo di contagio da Covid 19 gli anziani".

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