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Cronaca Brancaccio

Disabili umiliati e picchiati, le intercettazioni: "Me ne fotto delle telecamere, sei un porco!"

I retroscena dell'inchiesta in cui sono coinvolti 5 operatori del centro "Ben Haukal", che è partita dalla denuncia del presidente dell'Aias. In sole due settimane documentati decine di episodi di violenza. In un caso un paziente avrebbe sbattuto la testa a terra per autolesionismo fino a ferirsi. Il gip: "Indagati crudeli e indifferenti alle sofferenze altrui"

E' un catalogo degli orrori, dove sembra non esistere nessuna forma di pietà, neppure di fronte a persone particolarmente fragili. In appena due settimane, grazie ad alcune telecamere nascoste nel centro residenziale "Ben Haukal", nell'omonima via di Brancaccio, i carabinieri sono riusciti ad immortare spintoni, calci e schiaffi, ma anche insulti - "sei un porco", "sei un vastaso maleducato" e "cosa inutile, te ne devi andare, pezzo di merda!" - e sberleffi commessi in danno di diversi ospiti della struttura, tutti affetti da gravi forme di disabilità fisica e psichica. Non solo: dai video - ritenuti più eloquenti delle parole dal gip Giuliano Castiglia - viene fuori l'indifferenza con sui gli indagati avrebbero di volta in volta assistito agli episodi di violenza, ma anche a gesti di autolesionismo da parte di alcuni pazienti: non avrebbero mosso un dito, per esempio, di fronte ad un uomo che per diversi minuti avrebbe ripetutamente sbattuta la testa a terra, fino a ferirsi e a perdere sangue.

"Indagati assolutamente indifferenti alle sofferenze altrui"

Il giudice nell'ordinanza dell'inchiesta "Mani a posto" - con cui ha accolto le richieste del procuratore aggiunto Laura Vaccaro, applicando gli arresti domiciliari a Salvatore Omezzoli, Salvatore D'Anna e a Francesco Restivo e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ad Anna Zora e Viviana Lombardo - descrive infatti la personalità degli indagati, operatori nel centro, parlando di "assoluta indifferenza verso le sofferenze fisiche e morali altrui e, connessa ad essa" di "una naturale inclinazione all'offesa della libertà morale delle persone in difficoltà". Una considerazione che sarebbe avvalorata anche dal fatto che gli indagati sarebbero stati consapevoli della presenza di telecamere interne alla struttura e non avrebbero comunque esitato a maltrattare "con crudeltà" gli ospiti: "Te lo giuro - diceva per esempio Omezzoli - me ne fotto della telecamera e ti riempio di botte".

La denuncia del presidente dell'Aias e l'inizio dell'inchiesta

L'inchiesta è partita da un relazione fatta l'8 gennaio da uno piscologo in servizio nella struttura, che aveva riscontrato delle lesioni sul corpo di uno degli ospiti. Il responsabile del centro, Giorgio Nicitra aveva parlato dell'episodio al fratello Salvatore, presidente dell'Aias, che a sua volta aveva deciso di presentare una denuncia. I carabinieri avevano quindi acquisito le immagini riprese dalle telecamere interne e ne avevano piazzate altre.

Schiaffi, calci e sberleffi

Nelle riprese, come documenta la Procura, si vede per esempio Omezzoli prendere a schiaffi e calci un paziente, ma anche vessarlo e deriderlo, arrivando ad appoggiargli sulla testa diverse sedie di platica impilate una sull'altra, mentre è seduto sulla sua sedia a rotelle. Lo stesso ospite sarebbe stato calpestato dall'indagato, che - così come D'Anna e Lombardo - sarebbe rimasto totalmente impassibile mentre il paziente avrebbe iniziato a battere la testa contro il pavimento per auoloesionismo.

Il calcio per svegliare il disabile che dorme

Omezzoli, come si legge nei capi d'imputazione, avrebbe anche afferrato un altro disabile per la maglia e lo avrebbe tirato fino a farlo cadere a terra. Stesso trattamento che avrebbe riservato anche ad un'altra ospite. In un altro caso, una paziente sarebbe stata strattonata, spinta contro un muro e poi spintonata a terra. In un'altra circostanza ancora, Omezzoli, per svegliare un disabile che era ancora addormentato nel suo letto, gli avrebbe tirato con violenza le coperte e poi gli avrebbe dato un calcio. Avrebbe poi fatto rialzare da terra un altro disabile tirandolo addirittura per un orecchio.

"Me ne fotto delle telecamere!": il tentativo di soffocare un ospite

Per il giudice è proprio Omezzoli "il protagonista, sia per la frequenza delle sue azioni (e omissioni) sia per l'intensità lesiva delle stesse" e si sofferma su uno degli episodi più violenti che gli vengono contestati, al quale avrebbe preso parte anche D'Anna. Il 29 gennaio, alle 22.30 "mentre Omezzoli e D'Anna stanno sollevando di peso un paziente che ha le mani appese alla barra laterale di un letto, il primo gli afferra con una mano la testa e, spingengolo violentemente, comprime il collo dell'uomo, a mo' di tentativo di soffocamento, contro la più alta delle barre laterali del letto. Poi - scrive ancora il gip - aiutandosi per dare maggiore forza alla spinta anche con l'altra mano, prosegue per qualche attimo nell'azione di compressione, mentre D'Anna continua a sostenere il paziente, agevolando l'azione gravemente violenta dell'altro. Subito dopo i due lasciano ricadere la vittima a terra". Ed è proprio in questa circostanza che Omezzoli avrebbe detto di "fottersene delle telecamere".

Tavoli e sedie lanciati contro i pazienti

Lombardo, invece, avrebbe dato un calcio ad un paziente che, per le sue difficoltà motorie, non sarebbe riuscito a vestirsi da solo, ma avrebbe anche spintonato e picchiato un altro degli ospiti. Restivo, oltre a schiaffi e calci, avrebbe anche svegliato bruscamente un disabile, trascinandolo dal letto e facendolo cadere. Non avrebbe esitato poi, secondo l'accusa, anche a lanciare oggetti contro gli osptite: in un caso avrebbe usato una sedia a rotelle, colpendo un paziente alle gambe, e in un altro un tavolino di plastica, col quale avrebbe colpito un disabile al basso ventre, mentre con la mano destra lo avrebbe afferrato per il collo e spinto a terra.

L'uomo colpito con un mazzo di chiavi: "Sei una cosa inutile!"

Secondo la Procura, inoltre, Restivo avrebbe anche picchiato con un mazzo di chiavi un altro disabile, gridandogli: "Cosa inutile, te ne devi andare perché le chiavi qua ti tiro. Oh vattene! Lo sai che te li do qua, stai attento pezzo di merda che sei, qua sono i maglioni lo vedi dove sono, cosa inutile, minchia cosa inutile! Così devi stare!". L'altra indagata, Zora, con una paziente che avrebbe tardato ad alzarsi dal letto avrebbe usato anche lei metodi violenti: in particolare le avrebbe dato un colpo alla nuca e poi l'avrebbe spinta con la testa fino a farle toccare il pavimento.

Il gip: "Minacce, offese e umiliazioni crudeli e sistematiche"

Per il giudice "il pubblico ministero descrive un quadro di gravissime violenze, di minacce e offese sistematiche", che "ha comportato l'instaurazione di un generale clima vessatorio di sofferenza e umiliazione, come tale esteso a tutti gli ospiti della struttura". Inoltre, sottolinea come "l'aspetto più grave, certamente implicante profili di vera e popria crudeltà della condotta, è quello omissivo, come l'assistere senza intervenire, da parte degli indagati, all'azione autolesionistica del paziente, che sbatte per diversi minuti la testa al pavimento". E ravvisa, come sostiene l'accusa, un "ricorso continuo e sistematico alla vessazione e sopraffazione degli ospiti del centro, ospiti in danno dei quali risulta instaurato un regime di vita abitualmente doloroso e avvilente, regime di vita che le persone offese subiscono impotenti".

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