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Giovedì, 28 Marzo 2024
Guardia di finanza

Fatture false per coprire doppi lavori e percettori del reddito, tre arresti: "Chiedevano il 10%"

E' il meccanismo emerso dalle indagini della guardia di finanza nell'ambito dell'inchiesta Fiscal service. Oltre ai tre finiti ai domiciliari risultano altri nove indagati: tre dipendenti pubblici e tre persone che incassavano il sussidio statale. Le imprese coinvolte, su disposizione del gip, sono state sequestrate insieme a somme per circa 160 mila euro

Avrebbero utilizzato quattro società per emettere fatture false "a richiesta" per un totale di circa 2 milioni di euro, chiedendo in cambio del servizio reso il 10% dell'importo da fatturare. E’ quanto emerso dalle indagini della guardia di finanza che questa mattina, su disposizione del gip, ha arrestato e messo ai domiciliari tre persone accusate di associazione a delinquere ed emissione di fatture false. Con lo stesso provvedimento sono state sequestrate quattro imprese e somme riconducibili agli indagati per un totale di circa 160 mila euro.

Ai domiciliari sono finiti i palermitani Armando Caggegi, 71 anni, Giovanni Cannistraro, 70 anni, e Pietro Anello, di 68: sono accusati di associazione a delinquere ed emissione di fatture false. Queste le società: "Arca edilizia srl" (con sede in via Tommaso Angelini), "A&G Multiservice sas" (si occupa di lavoro edili, sede in via Giovanni Raffaele), "Anpi Naval srl" (fabbricazione strutture e parti metalliche, sede in via Domenico Scinà), "General Service Società Cooperativa" (lavori costruzione edifici, sede via Domenico Scinà).

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Dall’attività investigativa svolta dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, sotto il coordinamento dalla Procura, sarebbe emerso il meccanismo che gli indagati avrebbero escogitato per fare soldi grazie a fatture oggettivamente e soggettivamente inesistenti emesse in un periodo compreso tra il 2019 e il 2021. In buona sostanza le società finite nel mirino degli investigatori avrebbero fatto da tramite tra chi commissionava un lavoro e chi lo eseguiva. Il tutto a fronte del pagamento di un 10% che, nell’arco di 2 anni, avrebbe fruttato circa 200 mila euro.

Nell’inchiesta denominata "Fiscal service" risultano coinvolte altre nove persone. Tra queste ci sono tre dipendenti pubblici, che avrebbero svolto "in nero" lavori edili e il giardinaggio usufruendo dello schermo garantito dalle società, e tre percettori del reddito di cittadinanza, che avrebbero richiesto fatture per coprire le attività parallele e non perdere il sussidio. La loro situazione è stata segnalata all’istituto previdenziale che applicherà le sanzioni previste per legge.

A uno dei tre arrestati "viene contestato anche il reato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Avrebbe occultato - spiegano dalla guardia di finanza - i redditi di cui sarebbe risultato titolare per ottenere indebitamente l’assegno sociale corrisposto dall’Istituto previdenziale per un importo di 3.300 euro". Mentre "un altro - concludono gli investigatori - risulta percettore del reddito di cittadinanza per un ammontare di 700 euro mensili. Beneficio che, per effetto del provvedimento, verrà immediatamente sospeso".

"La tutela dell’economia legale riveste oggi più che mai un’importanza centrale per la salvaguardia degli imprenditori onesti e per questo l’impegno della guardia di finanza è costantemente rivolto al contrasto della criminalità economica, in grado di inquinare il tessuto sano dell’imprenditoria nazionale e particolarmente difficile da colpire alla luce del tecnicismo delle operazioni contabili e finanziarie illecite" , dice Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria. "L’obiettivo - conclude Angelini - è quello di garantire l’effettivo ristoro delle casse dello Stato di quanto indebitamente sottratto alla collettività dagli evasori fiscali". 

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