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Venerdì, 22 Settembre 2023
Cronaca Uditore-Passo di Rigano

Gli "spacciatori del muretto", quasi 700 cessioni in 6 mesi tra pestaggi e minacce a un militare

I retroscena dell'inchiesta "Carthago" che ha portato all'arresto di 12 persone che avrebbero controllato lo smercio di droga a Passo di Rigano. Un cliente aggredito perché avrebbe fatto lo "spione" e il tentativo di "ammorbidire" un carabiniere: "Noi siamo bravi ragazzi, devi lasciarci in pace"

Gli "spacciatori del muretto", è così che si potrebbero soprannominare i 12 arrestati di stamattina a Passo di Rigano, parafrasando il titolo di una storica serie televisiva degli anni Novanta. Perché è proprio lì "vicino al muretto" di via Cartagine, a due passi dalla scuola media Michelangelo, che sarebbero avvenute tantissime cessioni di "erba", "fumo", cocaina e crack (i carabinieri ne hanno ricostruite 692 in 6 mesi, tra ottobre 2018 e aprile 2019).

Dalle intercettazioni dell'operazione "Carthago" emerge che la droga sarebbe stata chiamata spesso "calzettone" ed identificata con diversi colori (blu, verde, nero, bianco) e che i clienti avrebbero usato espressioni molto variegate per ordinarla ("mi porti 5 cornetti belli caldi?", "una bottiglia d'acqua ce l'hai?", "un po' di verdura?", "Maria è con te?"). Uno di loro sarebbe stato pure pestato perché avrebbe fatto lo "sbirro", facendo arrestare Giuseppe Aiello. Gli indagati non avrebbero poi esitato ad avvicinare un carabiniere per chiedergli di essere "più morbido" con "i bravi ragazzi di Passo di Rigano".

Blitz antidroga a Passo di Rigano: i nomi degli arrestati

A ciascuno il suo ruolo

Lo smercio di stupefacenti è stato immortalato grazie a una telecamere puntata sulla piazza di Passo di Rigano. Secondo la Procura ognuno degli indagati avrebbe avuto un ruolo Pietro Pizzurro e Enrico Barone, sarebbero stati i capi della banda, Domenico Pizzurro avrebbe confezionato le dosi, Aiello avrebbe nascosto la droga in casa, Samuele Azzara, Mirko Orefice, Antonino Sileno e Salvatore Pizzuto avrebbero materialamente spacciato e presidiato costantemente la piazza, Alberto Mangia, oltre a cedere le dosi, avrebbe fatto da autista a Pietro Pizzurro quando questi si era ritrovato senza macchina dopo che una donna gli avrebbe spaccato tutti i vetri per ripicca, Davide Di Bella e Vincenzo Spina avrebbero fatto da vedette e Giuseppe Scalisi si sarebbe occupato della preparazione del crack.

Il gip: "Non è un'associazione a delinquere"

Il gip Fabio Pilato, però, ha ritenuto non sussistente il reato di associazione a deliquere: "Gli indagati hanno agito come centri d'interesse distinti e senza alcuna creazione di un coordinamento verticistico ispirato all'affectio societatis e caratterizzato dall'introduzione di un'organizzazione criminale", scrive infatti nell'ordinanza.

Il pestaggio della spia: "Massacralo subito!"

Quando a febbraio del 2019 era stato arrestato Orefice - era stato lui stesso a dare la notizia agli altri dai domiciliari - subito c'era stato il sospetto che fosse stato per colpa di "un figlio di arrusa che gli ha detto dove l'ho preso e che gliel'ho data io", cioè un cliente. Che sarebbe stato poi rintracciato da Barone che, con altri giovani, avrebbe pestato lui e il padre. Barone diceva a Pietro Pizzurro: "E' con suo padre, appena scende dalla macchina massacralo subito". Successivamente raccontava ad un'altra persona: "Oggi abbuscò buono, lo sai? Gli ha fatto la spiata a Mirko (Orefice, ndr), è stato lui! Ti giuro abbuscò lui e suo padre in piazza, a Mirko l'ha fatto arrestare lui, fu lui lo spione".

La testimonianza della vittima

Il giovane accusato di aver provocato l'arresto ha poi riferito agli inquirenti: "Giunti sul posto erano presenti una ventina di ragazzi, con la massima serenità io e mio padre siamo scesi dalla macchina, ribadivo che non avevo fatto alcun nome, un soggetto coi tatuaggi pretendeva 200 euro, non so bene a quale titolo. Arrivava un altro ragazzo, che diceva di essere il fratello dell'arrestato, e mi colpiva con degli schiaffi al volto, non reagivo, cercavo di sfuggire all'aggressione, ma sono caduto, da qui è scaturito un parapiglia, poi si è intromesso anche mio padre per separarci, siamo poi riusciti a risalire in macchina e ad allontanarci".

Il carabiniere da "ammorbidire"

Vista la pressione dei militari, Sileno ad un certo punto avrebbe deciso di avvicinare un carabiniere per cercare di evitare controlli e arresti: "Sta venendo qua a parlare con me, ti giuro a mia miadre - diceva a Barone - glielo dico: 'Tu quando fai servizio a Passo di Rigano, ti do il mio numero e mi devi avvisare". E più tardi lo informava: "Ci ho parlato e l'ho registrato ora appena salgo ti faccio sentire, dice che lui non c'entra niente".

La relazione di servizio del militare

L'episodio è stato messo nero su bianco dal militare che, nella sua relazione di servizio, scrive che sarebbe stato avvicinato da Sileno sotto casa sua: "Dopo avermi chiesto se fossi il carabiniere soprannominato 'Spada', provava a chiedermi i motivi del mio astio nei suoi confronti dei ragazzi di Passo di Rigano, tenendo a precisare che tale Enrico è un bravo ragazzo e non fa nulla di illecito. Aggiungeva che aveva preso l'iniziativa in via amichevole e che si era permesso in quanto lui è originario della mia stessa borgata, dove suo padre risiede ancora e che il suo fine non era altro che quello di spiegarmi che loro sono dei bravi ragazzi in maniera tale che io potessi 'ammorbidirmi' nei loro confronti, magari anche chiamandolo ed avvisandolo quando in servizio avrei dovuto lavorare nella sua zona. Interrompevo immediatamente la conversazione precisando che il suo comportamento poteva ravvisare anche dei reati e che non avrebbe mai più dovuto permettersi di avvicinarmi, aggiungendo che io avrei continuato a svolgere il mio lavoro come ho sempre fatto e che avrei immediatamente avvisato chi di competenza dell'accaduto".

Gli arresti e l'assistenza: "Ti posso dare 20 euro"

Gli arresti avrebbero creato molti problemi, anche per l'esigenza di dare un minimo di assistenza a chi di volta in volta finiva in carcere o ai domiciliari. Dopo l'arresto di Aiello, Barone chiamava sua madre e le suggeriva il nome di un avvocato. Poi però era la donna a chiedere un aiuto: "Ti dissi che devo andare da Giuseppe io!" e Barone: "Io 20 euro ti posso dare e glieli metti nella libretta, perché qua non si fa più niente". La donna rispondeva perplessa: "Venti euro? E che devo fare io con 20 euro? Con 20 euro io non ho dove andare, non è che me li mangio io, le cose a lui le compro, lo sai che non collaborano gli altri". L'indagato si giustificava: "Lo so, non è che posso andare a rubare, ci metto i soldi a tutti e tre, li ho là dentro, non c'è solo Giuseppe... Lo so, anzi io con tuo figlio non eravamo rimasti nel patto che se lo prendevano glieli davo 100 euro a settimana, quelli che acchiappo gli posso dare".

"Mi devo fermare per forza"

In un'altra telefonata, Barone spiegava alla madre di Orefice: "Per forza mi devo fermare per un poco, un mese, un mese e mezzo, il tempo che loro si devono calmare, perché se io attacco domani, di nuovo mi arrestano, sono obbligato a fermarmi, tu non mi puoi mettere con la pistola in testa... Il tempo che i cornutazzi si calmano e uno ci va di nuovo piano piano con i piedi di piombo... I soldi non me li sono fatti con tuo figlio, perché tuo figlio me l'ha tenuto solo per tre mesi il coso a me, non è che me l'ha tenuto per anni, io sono tanti anni che lavoro...".

"Mettici i calzettoni arancioni"

La droga sarebbe stata chiamata in vari modi nelle brevi telefonate: "Me lo puoi uscire un calzettone blu, quello che ti ho dato stasera" o "lasciami un calzettone, uno, uno e uno", "non me ne hai messi calzettoni arancioni stamattina", "mettici il calzettone arancione" o "e mi esci pure un coso bianco, quello che hai nella macchina", "mi prendi un calzettone bianco e me lo porti" e l'altro rispondeva: "Qual è quello bianco... perché c'è arancione, quello bianco o blu o verde, qual è ora?" o ancora "quale ti serviva? Quella liquida? Quella in polvere?".

"Portami 5 cornetti belli caldi"

Variegate sarebbero state poi le formule utilizzate dai clienti per chiedere hashish, marijuana, cocaina e crack: "Mi serve il fumare, hai capito?", "giocami una bolletta da due", "me la riempi una bottiglia d'acqua che sto salendo", "gli puoi dare un piatto di ricci", "portami un cuddaru e 10 noccioline". Una ragazza chiedeva invece: "Mi passi a prendere come ieri... Magari un poco meglio?" e "mi passi a prendere? Sono a piedi" e ancora "vatti  a fare una doccia, ti prendi un caffè e poi mi passi a prendere, portami cinque cornetti, belli caldi" e Barone rispondeva: "Ma Maria pure la vuoi portata?".

"Maria è con te?"

Un altro acquirente domandava poi ripetutamente: "Maria è con te?". Ci sarebbe stato chi avrebbe voluto "un pezzo da 20", "un tocco", "due copertoni per la bicicletta" ma anche "chiavi... portami le chiavi", "un poco di verdura", un'altra ragazza chiedeva: "Hai la possibilità di portarli in un'unica busta 50 panini o li hai fatti in tanti pacchettini", ma si diceva anche che "ricci non ne ha più, ha solo gamberoni", si desiderava "mezza bottiglia di benzina" o "passare 40 minuti da casa mia", "non ne hai carta stagnola?", "20 minuti devi fare... e 5 minuti lo puoi portare?".

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