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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca Brancaccio

Non solo Vespa, la banda di Brancaccio rubò persino un pappagallo: nel deposito anche armi

I retroscena dell'inchiesta dei carabinieri che ha portato a 7 arresti. Il gruppo avrebbe sottratto anche attrezzi agricoli e taniche di olio d'oliva. Alcuni indagati si erano affezionati all'animale: "E' la mia mascotte, gli do la pasta al forno". Il furto di 26 paia di occhiali griffati dal valore di 14 mila euro e quello della cassaforte con 100 mila euro

Non solo Vespa e motorini, la presunta banda di ladri sgominata stamattina dai carabinieri davvero non avrebbe lesinato nulla e sarebbe arrivata a rubare puree taniche di olio d'oliva, attrezzi agricoli, macchine e persino un pappagallo. Un aspetto grottesco dell'inchiesta coordinata dalla Procura di Termini Imerese, anche perché gli indagati si sarebbero poi affezionati all'animale e lo avrebbero nutrito con della pasta al forno. Dalle intercettazioni emerge anche che in diversi casi sarebbero stati commessi errori clamorosi durante i colpi, come quello ad un'ottica di Bolognetta, in cui per poco non erano stati rubati occhiali di marca per un valore di 14 mila euro, o come quello in cui era stato portato all'interno del garage di Brancaccio usato come deposito per la refurtiva un motorino con un impianto satellitare, cosa che aveva fatto accorrere i carabinieri. Nel garage, peraltro, sarebbero state custodite anche delle armi.

Il furto del pappagallo

Nella notte tra il 25 e il 26 gennaio del 2019, la banda avrebbe preso di mira tre garage a Misilmeri. Nel primo era stata portata via una tanica con 60 litri d'olio di oliva e una motosega, nel secondo una macchina agricola, un decespugliatore, una sega elettrica e due taniche d'olio di 50 e 80 litri, mentre nel terzo, oltre ad un decespugliatore, il gruppo si sarebbe appropriato anche di una gabbia con dentro un pappagallo e di una macchina. Per i carabinieri, tra i responsabili ci sarebbe Giuseppe Corrao, finito ai domiciliari.

"Questo uccello è la mia mascotte, gli do la pasta al forno"

Il 6 marzo un minorenne parla con Vincenza Procopio (arrestata anche lei) e fa riferimento proprio al pappagallo, di cui si occupa ormai la donna: "Sangue mio, la mattina lo metto fuori quando c'è bel tempo e mi canta, vedi che lui è la mia mascotte, io me lo metto in testa e cammino con lui la mattina". Il 26 febbraio sempre lei diceva: "Maria, come fa questo uccello, abbiamo lasciato l'uccello libero? Nelle feste, libero! Mi si appoggia in testa nella spalla... Come vedi che tu di questi uccelli non ne hai mai visti, gli uccelli giocano pure a pallone, vedi... tu non ne hai visti mai però addestrati così, vedi che mi canta, accendo lo stereo e lui canta appresso allo stereo... Già vedi che sta mangiando, la pasta al forno". Il ragazzo chiedeva poi notizie dell'animale il 19 marzo: "Ancora vivo il pappagallo è?" e l'indagata: "Certo, ma perché non la finisci di dire che il pappagallo se è vivo? Si mette in testa il mio pappagallo, perché ora è il mio... Sono diventata sua madre, mi bacia tutta appena mi vede". Durante un sopralluogo nell'abitazione della donna, in Passaggio Nicola Barbato, i carabinieri avevano effettivamente trovato un pappagallo, identico e preciso a quello rubato a Misilmeri.

La banda in azione | video

La macchina per sfondare la vetrina e il colpo fallito all'ottica

La banda avrebbe messo a segno anche un furto in un'ottica di Bolognetta. In particolare al colpo avrebbero preso parte Giuseppe Lucchese (ora in carcere), V. L. (sottoposto solo all'obbligo di dimora a Palermo e di poresentazione alla polizia giudiziaria), oltre a un minorenne che era stato arrestata in flagranza proprio in questa circostanza. In questo caso gli indagati avrebbero utilizzato una macchina per sfondare la vetrina del negozio e avrebbero messo le mani su 26 paia di occhiali, marchiati Chanel, Cartier e Givenchy, dal valore complessivo di 14 mila euro. L'episodio risale al 6 febbraio 2019 e si era concluso nel peggior dei modi per il minorenne: durante la fuga, infatti, i tre avevano avuto un incidente. I carabinieri erano riusciti a rintracciare solo il ragazzo (e a recuperare e restituire la refurtiva), mentre gli altri due erano riusciti a scappare.

La cassaforte con 100 mila euro e il sensore non disattivato

Un altro colpo finito male è quello legato al furto di una cassaforte, tentato tra il 5 e il 6 aprile del 2019, secondo l'accusa da Lucchese e Giovanni Alfano (finito ai domiciliari). La vicenda emerge dal racconto della madre di Lucchese, Margherita Scarpisi (arrestata anche lei): "Non ho dormito, è da ieri che non dormo perché mio figlio, parlando con te, se ci andava bene aveva 100 mila euro stanotte... Sangue mio, gli è finita bene che non l'hanno ammazzato e sono scappati tutti, perché è suonato l'allarme e sono venuti tutti gli sbirri... Già la cassaforte era quasi dentro la macchina, hanno lasciato tutte cose, a lavoro fatto hanno lasciato tutte cose e se ne sono andanti... E' suonato il sensore... Tutti i sensori hanno staccato e se ne sono dimenticati uno... ed è collegato ai carabinieri... Se non ci andava nessuno in quel posto... Centomila euro, doveva mangiare pure quello... Diviso tre...".

"Ci tenta mio figlio, va dove ci sono cose buone"

La donna si vantava quasi dell'azione di suo figlio: "Mio figlio era felice, dice: 'Mamma, ora ti faccio vedere io', sangue mio....Ci tenta mio figlio, il cornuto se ne va dove ci sono le cose buone, ma ci ha tentato". La sua interlocutrice replicava: "E' finita ormai nera, non ti puoi muovere più, completamente, disgraziati, uno non può campare più!".

"Ha tutti i satelliti in garage, è pieno pieno di sbirri!"

In un'altra circostanza poi Lucchese avrebbe combinato un pasticcio rubando un mezzo con un impianto satellitare che avrebbe infilato nel garage in cui sarebbe stata custodita pure altra refurtiva, facendo accorrere "gli sbirri". E' sua madre, Scarpisi, a chiedere aiuto per telefono: "Fammi la cortesia, devi rintracciarmi a mio figlio perché ha rubato, ha tutti i satelliti dove ci sono tutte le cose rubate dentro il mio garage è pieno di sbirri... Devi buttare sangue, stanno chiamando le altre volanti, che devo fare? E' andato a rubare, ha infilato un motore dentro il garage e avevano i satelliti, è pieno pieno di sbirri!". E ancora: "Già quelli appena mi vedono a me gli sbirri mi conoscono, conoscono i miei figli...", poi ipotizzava di addossare la colpa a uno straniero, dicendo che "è venuto uno di colore e l'ha voluto affittare ma non so chi è".

"Dobbiamo levare i revolver, portatevi tutte queste pistole"

Infine, secondo la Procura, in quel garage di Brancaccio sarebbero state custodite anche armi. E. S., sottoposta al divieto di dimora, riceveva una chiamata dal commissariato Brancaccio in cui le veniva preannunciato un sopralluogo proprio nel garage. Il controllo sarebbe stato finalizzato a verificare l'idoneità dell'abitazione per la detenzione domiciliare del compagno. La donna si preoccupava quindi delle conseguenze e affermava: "Minchia mi devo levare le cose da dentro... Non ho le pistole dentro io, revolver... Gli dico: 'Margherita (Scarpisi, ndr) dobbiamo levare i revolver". E ancora: "Vabbè più tardi gli dico: 'Portatevi tutte queste pisole'".

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