rotate-mobile
Cronaca Brancaccio

Droga, rapine e pizzo: nuovo colpo al mandamento di Brancaccio-Ciaculli con 31 arresti

Sono i business sui quali avrebbero messo le mani i presunti mafiosi indagati, per mantenere i sodali ma anche le famiglie dei detenuti. Ecco alcuni dettagli dell'operazione congiunta polizia-carabinieri condotta dalla Dda

Ci sono il controllo di alcune piazze di spaccio e il pizzo, condito da intimidazioni e rapine, tanto ai grossi commercianti quanto agli ambulanti: pure lo sfincionaro non la faceva franca. Ci sono le attività di intermediazione (la cosiddetta sensaleria) sulla compravendita di immobili o terreni, le estorsioni nei cantieri edili con l'assunzione imposta di operai, ma anche le armi e le scommesse clandestine.

I nomi degli arrestati e delle aziende sequestrate

Le 31 persone arrestate questa mattina nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Direzione di distrettuale antimafia ed eseguita da polizia e carabinieri, in pratica, avevano messo le mani su tutti i business che si svolgevano a cavallo tra Brancaccio, Ciaculli-Croceverde, Roccella e Sperone. In ventinove, su decisione del gip, vanno in carcere, mentre altre due ai domiciliari. Sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale e estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Di recente sono state chiuse le indagini dell'inchiesta originaria e in sedici rischiano di andare a processo. Sono 46 gli episodi estorsivi già ricostruiti. In molti casi commercianti hanno negato di aver pagato il pizzo ed è stato aperto un fascicolo parallelo con una quarantina di indagati per favoreggiamento.

"La guerra non è finita", l'intervista | video

Gli agenti della squadra mobile e del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della hanno eseguito l’ordinanza nelle città di Palermo, Reggio Calabria, Alessandria e Genova. Si tratta di un seguito della doppia operazione congiunta Stirpe-Tentacoli e molti dei risultati investigativi sembrano sovrapporsi fra le due ordinanze. Il provvedimento restrittivo scaturisce da una complessa attività di indagine avviata nel 2019 e supportata da presidi tecnici, che "ha consentito di acquisire gravi indizi - si legge in una nota - sull’attuale organigramma delle famiglie mafiose attive nell’ampio contesto criminale del mandamento di Brancaccio che comprende le famiglie mafiose di Brancaccio, Corso dei Mille e Roccella.

Il pizzo allo sfincionaro: "Metti più condimento e paga..."

Le indagini, avviate successivamente agli ultimi arresti operati nel mese di novembre 2019 e mirate ad individuare i protagonisti della riorganizzazione delle famiglie mafiose, hanno consentito di ricostruire gli assetti delle famiglie mafiose di Brancaccio, identificando i probabili vertici, gregari e soldati, che il giudice ha ritenuto gravemente indiziati di numerosi reati tipi dell’associazione mafiosa, dalle estorsioni e il pizzo, alla gestione delle numerose piazze di spaccio sparse sul territorio di Brancaccio. Tutti reati che sarebbero serviti per i sodali liberi e ma anche per le famiglie di quelli detenuti.

2 operazione mafia carabinieri polizia 17 maggio 2022-2

Cinquanta almeno gli episodi estorsivi registrati ai danni di titolari di esercizi commerciali o di imprenditori che sarebbero arrivati a chiedere l’autorizzazione prima di avviare i lavori o di assumere dipendenti dettati dal gruppo criminale. “Le pretese estorsive non hanno risparmiato nemmeno uno sfincionaro il quale, dopo aver subito il danneggiamento della saracinesca del laboratorio mediante apposizione di attack si era rivolto ad uno degli odierni indagati per mettersi a posto”, ricostruiscono dalla questura. “Ancora da segnalare - aggiungono - la pervicacia dimostrata dagli estortori di Brancaccio che non avrebbero esitato ad effettuare il sopralluogo presso un cantiere edile sorto nelle immediate vicinanze del commissariato e finalizzato alla successiva eventuale richiesta estorsiva”.

Le intercettazioni: "Ti stiamo lasciando libero, poi un pensierino a Pasqua..."

Per quanto riguarda le armi, “è di tutta evidenza, dunque, come tutti gli associati abbiano piena consapevolezza di questa disponibilità e siano ben consci anche della loro possibilità di ottenere il concreto possesso di armi di cui siano in un dato momento sprovvisti rivolgendosi ad altri sodali, financo a quelli eventualmente inseriti in altre articolazioni territoriali dell’organizzazione criminale”. Anche il traffico di stupefacenti rappresenta una importante voce di arricchimento illecito; dal complesso delle attività, infatti, è stato possibile quantificare gli introiti derivanti dalle sei piazze di spaccio dello Sperone, tutte direttamente gestite o comunque controllate dai sodali, con un ricavo presunto di circa 80 mila euro settimanali, nonché accertare la provenienza di parte dello stupefacente ad opera di due calabresi oggi finiti in manette. In tale ambito sono stati eseguiti 16 arresti in flagranza per detenzione di sostanza stupefacente e sequestrati circa 80 chili di droga tra cocaina, purissima ancora da tagliare, hashish e marijuana.

“Non ci si può infine esimere - afferma il giudice - dal rimarcare che costituisce plastica dimostrazione di come la scelta di vita degli indagati sia fondata, già in termini culturali e “ideali”, proprio su un principio di contrapposizione ai fondamenti della libertà democratica e al rispetto delle regole, il reiterato utilizzo delle parole “sbirro” o carabiniere” quali vere e proprie offese che si ritrova in più conversazioni intercettate”. In tale contesto si richiama il servizio di captazione a carico degli indagati che nel maggio del 2019, durante i preparativi per il ricordo della strage di Capaci e via D’Amelio, veniva prospettata l’intenzione di un parente di un coindagato di far partecipare la figlia alle relative iniziative scolastiche poi definite “vergogne”.

“Si colloca nel medesimo solco, ed è per la verità ancora più sconcertante, il fatto che - continua il giudice - la 'formazione' mafiosa non abbia risparmiato nemmeno una bambina in tenera età che, dopo lunga preparazione, si accingeva a partecipare a una iniziativa scolastica in memoria dei rimpianti giudici Borsellino e Falcone”. Anche in piena emergenza epidemiologica sono stati acquisiti gravi indizi in merito al rastrellamento di denaro dalle pochissime attività rimaste aperte e con volumi di affari certamente ridotti ma in un caso un indagato si è impossessato di venti cartoni di mascherine Fp3 contenenti 16.000 mascherine, sottraendole ad un ospedale dove svolgeva attività lavorativa perché appartenente all’area “Emergenza Palermo” per rivenderle a scopo di lucro.

Le indagini sviluppate dai carabinieri del Nucleo investigativo colpiscono un gruppo di soggetti direttamente legati a Giuseppe Greco e Ignazio Ingrassia che, forti dei loro storici legami con Cosa nostra, sarebbero stati in grado di aiutare i due vertici nella gestione del mandamento mafioso e nella condurre delle attività illecite che alimentavano le casse della famiglia mafiosa di Ciaculli. “L’agguerrita compagine criminale, per il tramite dei suoi collaboratori, si sarebbe dunque occupata dell’imposizione delle cosiddette sensalerie - si legge ancora - sulle compravendite di immobili ricadenti sotto l’area di influenza, commettendo vere e proprie condotte estorsive in danno di quei cittadini che, per concludere affari immobiliari, si sono visti costretti ad accettate l’opera di mediazione degli indagati”. Altro settore illecito è quello della coltivazione di piantagioni di cannabis-sativa, da cui veniva ricavato lo stupefacente destinato alle piazze di spaccio del capoluogo. 

Le acquisizioni dei militari del Nucleo investigativo hanno, altresì, evidenziato che la compagine criminale avrebbe tratto parte del suo sostentamento anche dalla gestione dell’acqua per l’irrigazione, impropriamente sottratte alla conduttura San Leonardo, di proprietà del Consorzio di Bonifica Palermo 2. Gli affiliati alla famiglia mafiosa di Ciaculli sarebbero, infatti, intervenuti direttamente sulle condotte del consorzio, forzandole e incanalando l’acqua in vasche di loro proprietà, per poi ridistribuirla ai contadini operanti nell’agro Ciaculli-Croceverde Giardini e Villabate. Tale circostanza, oltre a costituire un guadagno illecito per l’organizzazione mafiosa, avrebbe permesso alla famiglia mafiosa di accreditarsi verso numerosi produttori agricoli, ergendosi a punto di riferimento per la gestione di uno dei beni essenziali per eccellenza: l’acqua.

Un ulteriore “affare” sul quale gli uomini di Ciaculli avrebbero imposto il controllo, è stato rintracciato nella gestione delle piattaforme di gioco per le scommesse online illegali. Questo delicato settore, che risulta una costante nella moderna economia che costituisce gli affari delle famiglie mafiose siciliane, avrebbe assicurato cospicui introiti nella cassa della consorteria di Ciaculli e di quel mandamento mafioso, che avrebbe imposto sul territorio l’utilizzo di piattaforme di gioco che non avrebbero rispettato la normativa sulla prevenzione patrimoniale imposta alle attività ludiche dalle leggi italiane. Il compenso, tuttavia, sarebbe stato versato dagli esercenti, in proporzione ai guadagni ricavati, nelle casse del mandamento mafioso. I proventi delle attività illecite sarebbero stati poi reinvestiti in alcune attività commerciali.

3 operazione mafia carabinieri polizia 17 maggio 2022-2

Dalle indagini è anche emerso che la compagine mafiosa avrebbe avuto anche a disposizione un vero e proprio arsenale di armi. L’intervento dei carabinieri ha, infatti, consentito nell’ottobre 2020 di arrestare in flagranza di reato Emanuele Prestifilippo e di rinvenire nella sua disponibilità un fucile da caccia (doppietta) marca Beretta calibro 12 e otto munizioni celate all’interno di alcune balle di fieno accatastate nel maneggio di sua proprietà nella zona di Croceverd (fatti per i quali vi è procedimento penale in corso). Le acquisizioni in possesso dei militari dell’Arma avrebbero tuttavia consentito di presupporre che la potenza di fuoco della famiglia mafiosa potesse contare anche su numerose armi semiautomatiche gestite dai sodali e nascoste nell’agro di Ciaculli, sinora non rinvenute.

Contestualmente la polizia giudiziaria operante ha dato esecuzione al sequestro preventivo del capitale sociale, dei beni aziendali e dei locali della impresa, per un presunto valore complessivo di circa 350 mila euro in quanto frutto di intestazione fittizia, nei confronti di imprese ed esercizi commerciali, tra i quali una rivendita di prodotti ittici, due rivendite di caffè e tre agenzie di scommesse.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Droga, rapine e pizzo: nuovo colpo al mandamento di Brancaccio-Ciaculli con 31 arresti

PalermoToday è in caricamento