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Cronaca Tribunali-Castellammare / Via Maqueda

Aggressioni con bottiglie e mazze in centro, sgominata baby gang: "Così volevano controllare il territorio"

Con l'operazione "Arab zone" sono stati arrestati sei ragazzi (5 vanno in carcere e uno ai domiciliari), accusati di aver creato il caos, soprattutto durante i weekend, in via Roma e via Maqueda. Numerosi gli episodi contestati al gruppo di giovanissimi che aveva anche aperto alcuni canali su Instagram, Tik Tok e YouTube in cui pubblicare foto e video

Tra gennaio e giugno si sarebbero resi protagonisti di numerose aggressioni, a volte utilizzando anche bottiglie di vetro rotte e bastoni per picchiare coetanei e in un caso anche un disabile, creando scompiglio lungo via Roma e via Maqueda e generando il terrore tra i frequentatori della movida. La squadra mobile ha arrestato sei giovani - cinque vanno in carcere e uno ai domiciliari - ed eseguito altre cinque misure nei confronti di minorenni - due vanno all'istituto minorile Malaspina e tre in comunità -  accusati a vario titolo di lesioni aggravate, percosse, minacce, resistenza a pubblico ufficiale a anche di una rapina. Per mostrare il proprio predominio gli indagati avrebbero anche utilizzato dei canali su Instagram, Tik Tok e YouTube - sotto il nome “Arab zone 90133” - per pubblicare video e foto.

L'elenco degli indagati

Vanno carcere Aziz Rabeh (19 anni), Ayoub Latrach (19), Bablo Ali (20), Imanalah Hamraoui (20), Yassine Attia (19) e Yassine Drief (19). Ai domiciliari Khalid Ndong. Anche per cinque minorenni scattano provvedimenti cautelari.

Tra gli episodi contestati ai giovani - arrestati questa mattina fra le lacrime di madri e sorelle - anche quello risalente a venti giorni fa quando un poliziotto libero dal servizio che si trovava al Capo, preso a calci e pugni da una baby gang, si era trovato costretto ad esplodere alcuni colpi di pistola in aria per far disperdere il “branco”. Dopo le prime aggressioni gli agenti della squadra mobile, sotto il coordinamento dei magistrati Vittorio Coppola e Paoletta Caltabellotta (quest’ultima della procura per i minorenni), hanno avviato le indagini raccogliendo dettagli tramite le denunce delle vittime e l’analisi delle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza del centro.

Uno dei video pubblicati su Tik Tok

Dai primi accertamenti è emerso un modus operandi riconducibile sempre allo stesso gruppo di giovani e "compatibile con le tipiche ostentazioni criminali del ‘branco’, che infondeva a tutto il gruppo - si legge in una nota della questura - maggiore sicurezza nel compiere le azioni delittuose manifestando la propria energica autorevolezza sul territorio mediante una violenza inaudita". Le identificazioni effettuate anche grazie alle vittime hanno trovato riscontro nelle immagini pubblicate sui social nei canali "arabzone90133" dove gli indagati avrebbero manifestato "la propria appartenenza a un sodalizio di origini magrebine e affermando il propio dominio sul territorio"

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“Qua rispetti chi temi mica chi ti tratta bene” oppure “Certi personaggi che ci portiamo dietro sono più terribili di quelli che abbiamo dentro”. Con queste frasi a commento delle bravate criminali postate sui social il gruppo di giovani, solo alcuni dei alcuni maggiorenni, esaltava azioni criminali come rapine, furti, aggressioni immotivate e perpetrate ai danno di altri giovani, anche disabili. Pretendevano con la violenza di controllare il territorio. Il loro profilo social annovera più di 1.400 follower. “Si tratta di sottocultura - afferma il questore, Leopoldo Laricchia - alimentata probabilmente da film e serie che esaltano gesta criminali, rabbia sociale, emarginazione, uso di stupefacenti. Probabilmente questo è il mix che sta facendo scivolare nel crimine le fasce più giovani ed emarginate delle nostre città”.
 

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