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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Brancaccio

Sedicenne trovato in fin di vita, il marito della madre tra gli arrestati del blitz a Brancaccio

Il giovane è stato trovato sotto il ponte di via Giafar con lividi e fratture in tutto il corpo. Secondo la madre si è trattato solo di una caduta. In un video su Facebook lui rassicura: "Presto tornerò a casa". Gli investigatori indagano su un presunto collegamento con le "attività" del patrigno

Tra gli arrestati di ieri a Brancaccio, accusati di aver fatto parte o aver agevolato il mandamento mafioso, c’è anche il patrigno del giovane trovato in fin di vita, qualche settimana fa, sotto il ponte di via Giafar. Mentre la omicidi della Squadra Mobile stava continuando a indagare sulla storia che ha coinvolto il sedicenne - ricoverato d’urgenza con un occhio pesto, diverse fratture, lesioni interne e segni che hanno fatto pensare a un pestaggio in piena regola - il marito della madre è finito in manette con l'accusa di associazione mafiosa. Secondo l'accusa si sarebbe occupato - tra le altre cose - di estorsioni e intimidazioni, controllando alcune attività e occupandosi di fare avere dei soldi ogni mese alle famiglie dei carcerati. Adesso gli investigatori vogliono capire se tra il pestaggio e l'attività dell'uomo ci possa essere un "collegamento". Anche se al momento dalla Squadra Mobile non trapela nulla. 

Su Facebook i saluti dall'ospedale

La madre, che qualche giorno dopo l'episodio di via Giafar ha pubblicato sui social un video girato direttamente sul letto dell’ospedale dove si trovava il figlio, sostiene che quanto accaduto sia riconducibile a un attacco epilettico, puntando il dito contro le malelingue. Ma a stabilirlo saranno una perizia del medico legale e le altre risultanze investigative. Nelle immagini si vede il ragazzo che sembra strizzare l’occhio (il sinistro, perché l’altro è ancora iniettato di sangue per i traumi riportati) e poi si rivolge al suo pubblico: “Presto tornerò a casa. Alle persone che non mi hanno visto in questi giorni, gli chiedo di avere un po’ di supporto perché ci rivedremo. Alle persone che mi hanno visto gli chiedo di aspettare ancora più forte che ci rivedremo”. Prima di congedarsi, davanti a un panino con la milza, conclude: “Per me gli amici sono certamente amici, quindi non butterò mai nessuno, né buoni né cattivi”.

Il pizzo alle bancarelle per le feste rionali

Gli inquirenti hanno ricondotto all'uomo arrestato, conosciuto nella zona come “U tistuni”, alcuni fogli manoscritti con riportavano che vanno dai 500 ai 1.000 euro con relativi cognomi. Era anche lui a decidere, dopo essersi consultato con i suoi “superiori”, chi avrebbe potuto piazzare le bancarelle alle feste rionali per vendere la birra, incassando 2 euro su ogni cassetta e impedendo la concorrenza esterna. “Il ricavato di queste cose - diceva non sapendo di essere intercettato - devono andare alla festa, perché sono in difficoltà e stanno facendo loro, quindi non entra nessuno. Di fuori! Poi, la spesa se si deve fare arrivare si fa arrivare”.

Mafia, gli arresti a Brancaccio - le foto

A lui si era rivolto un giovane nipote, che porta lo stesso cognome, dopo aver avuto un problema sulla vendita di sigarette di contrabbando in una strada al confine tra le famiglie mafiose di Roccella e Brancaccio. E a lui si rivolgevano gli altri soldati per ricevere indicazioni o riferire l’esito delle richieste estorsive, che si trattasse di ristoranti nella zona di via Messina Marine, di un macellaio alla stazione centrale o ancora di rosticcerie e bar. Di lui ha parlato anche il pentito Salvatore Sollima, rivelando la caratura del personaggio e come venisse considerato uno dei punti di riferimento per la famiglia di Brancaccio. Uno di quelli che aveva il peso “necessario” per andare dal titolare di un’azienda e consigliargli come investire i suoi soldi per la sicurezza: “Non c’è bisogno che mettete i metronotte, cosa….eventualmente fate un regalo…eventualmente…”

Le intercettazioni in carcere

L'uomo, pluripregiudicato per reati contro il patrimonio e violazione delle misure di prevenzione, è stato anche “al fresco”. Durante un colloquio in carcere la moglie, madre del ragazzo trovato in una pozza di sangue sotto al ponte, ha cercato di fargli capire che avrebbe dovuto prendere in considerazione la possibilità di cambiare vita. Ma lui appariva abbastanza sicuro del percorso fatto sino a ora: “Lavorare, cosa facevo prima, faccio ora, prima non lavoravo? Scusa non è che posso perdere il posto”. Poi la invita a rinviare la discussione a quando uscirà, ma lei scuote la testa: “Non può essere”. Poi sentenzia: “A te ti piace, è la tua vita”. Ma lui le spiega come funziona: “Ormai ahhh, è la mia vita. Purtroppo sono cose che...c'è gente che ti stima., gente che ha avuto fiducia. Basta! Non parlo più. Purtroppo avessi fatto u tinto, allora non sarei servito più... capisci? Invece ehhhh”.

La rissa tra famiglie

La sua sembrava essere proprio una scelta di vita. E ne erano consapevoli le persone a lui vicine, tra cui il suo factotum, il quale lo contattò d’urgenza tramite la moglie chiedendo un suo intervento urgente per dirimere una rissa fra due famiglie ormai da tempo ai ferri corti. Uno scontro - che risale al 2015 - tra calci, pugni e colpi di mestoli branditi come armi. Tra i partecipanti c’era anche il sedicenne - come ricostruiscono gli inquirenti - che sarebbe giunto sul posto "minacciando di morte una delle ragazzine" coinvolte. Il ragazzino, all’epoca dei fatti quattordicenne, oggi risulta avere la fedina penale “pulita”, salvo un episodio di furto che risale proprio a pochi giorni prima del presunto pestaggio e per il quale sarebbe stato denunciato.

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